Capitolo 13

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Ci fermiamo in un'area della Radura vicino al Casolare, dove un gruppo di ragazzi lavora piegato su delle assi di legno, dando colpi di martello a dei chiodi, impilando pezzi di metallo.
Un Raduraio ci sta chiaramente aspettando, un po' fuori dal resto del gruppo.
È alto, dalla corporatura rozza, con i capelli castani tagliati corti, un'espressione arcigna sul viso.
- Newt - dice in segno di saluto non troppo amichevole.
- Gally, ti presento il Fagio - ribatte l'altro.
- Mi chiamo Giulia - aggiungo io lanciando un'occhiataccia a Newt, che sogghigna leggermente.
- Ti passo a prendere prima di pranzo - dice questo - Divertiti - dice sarcastico.
Faccio roteare gli occhi.
Poi si volta, e si allontana in fretta.
- Bene così, Fagio. Io sono l'Intendente dei Costruttori. - dice Gally guardandomi storto. - Vediamo cosa sai fare. -
E inizio a lavorare.

Mi è subito chiaro di essere una frana anche in questo.
Mi sarò data il martello sulle mani più di una ventina di volte, per non parlare di tutte le assi che mi sono fatta cadere sui piedi.
Ho provato a fare del mio meglio, ma del resto con tutti gli sguardi quasi famelici che mi lanciavano gli altri ragazzi era alquanto impossibile.
- No, non così! - sbotta Gally esasperato dietro di me, per quella che sarà la duemilionesima volta.
- E come, allora?! - ribatto acida, lasciando cadere a terra l'asse su cui stavo piantando il chiodo.
- Aaah! - grugnisce l'altro - Fatti aiutare da qualcun'altro. Mi stai già sul caspio, Fagio del cacchio. - sbotta.
Poi si allontana, andando a lavorare a qualcos'altro da solo.
Sbuffo irritata.
- Forse posso aiutarti io - dice una voce alle mie spalle.
Volto leggermente la testa.
C'è un ragazzo proprio dietro di me.
Ha i capelli bruni, gli occhi grigi e un viso abbastanza amichevole.
Scrollo le spalle.
- Fa' come vuoi - borbotto.
Il ragazzo raccoglie l'asse che avevo fatto cadere, e la appoggia sul ripiano di fronte a me.
Poi mi si posiziona dietro, circondandomi con le braccia, appoggiando la sua mano sulla mia che stringe il martello.
Mi irrigidisco a questo contatto.
- Vedi, così... - dice guidando la mia mano a martellare il chiodo.
Lo sento avvicinarmisi sempre di più.
- Ehm... - borbotto - Potresti... un po' più... - inizio.
- Un po' più vicino? - mi sussurra all'orecchio - Va bene... -
Preme di più il suo corpo contro il mio.
A questo punto cerco di scrollarmelo di dosso.
Questo però mi stringe di più, impedendomi di liberarmi.
- Spostati! - sbotto - Lasciami stare! -
Quello ride.
Sento anche gli altri ragazzi ridere.
Mi guardo intorno: ci hanno tutti circondati, e stanno ridendo come imbecilli di fronte a questa scena ovviamente premeditata.
- Ma come, principessa? Avevi detto tu di fare come volevo... - sussurra.
Vorrei solo strozzarlo.
Chiedo solo una cosa, ma non posso farla perché la sua mano è ancora stretta attorno alla mia.
- Allontanati da me! - gli urlo contro.
- Ma avevi detto che mi volevi più vicino... - ribatte lui sghignazzando.
Sento le sue labbra avvicinarsi al mio collo, mentre una sua mano scivola giù, verso il mio sedere.
Ora mi saltano i nervi.
In uno scatto d'ira, scalcio all'indietro, centrandogli le palle.
Il ragazzo indietreggia con un gemito, lasciando la presa.
Quasi sorrido tra me e me per questa piccola vittoria.
Mentre mi allontano in fretta da lui, vedo gli altri ragazzi avvicinarmisi, ancora ridendo e facendo commenti stupidi.
E poi, sento un peso nella tasca anteriore dei pantaloni, quasi che si facesse sentire ora nel momento del bisogno.
E ricordo.
Sfilo prontamente il coltello dalla tasca, puntandolo contro di loro.
I ragazzi smettono lentamente di ridere mentre si rendono conto di quello che gli sta di fronte.
- Vuoi ancora starmi tanto vicino? - sibilo con tono di sfida guardando il ragazzo di prima con uno sguardo carico d'odio.
Gally si fa avanti.
- Eh dai, ci stavamo solo divertendo... - inizia.
Io sbuffo.
- Non mi interessa. Lasciatemi in pace. Ho un coltello, e non mi faccio problemi ad usarlo. - ribatto gelida.
- Che caspio sta succedendo qui? - chiede una voce confusa dietro di me.
Newt appare nel mio campo visivo alla mia destra.
- Fagio, ma che cacchio...? - chiede sbalordito, passando lo sguardo da me al coltello più di una volta.
- Fattelo spiegare da loro. Vediamo quanto alleggeriscono la storia - grugnisco, senza abbassare il coltello.
Newt si volta a guardare gli altri ragazzi con uno sguardo duro.
- Newt, senti, stavamo solo scherzando... - inizia Gally.
- ... si infatti... - borbotta un'altro.
- ... abbiamo fatto amicizia con la Fagiolina, non stavamo facendo niente di grave.... - aggiunge un'altro.
Quello a cui ho tirato un calcio rimane zitto, tenendosi ancora le mani a coprire le parti basse con fare dolorante.
Piccola vittoria per me.
Newt torna a guardarmi.
- Qui non si conclude un caspio di niente. Chi ha fatto cosa? - mi chiede.
Indico il ragazzo silenzioso con un gesto del coltello.
- Mi si è avvicinato e mi ha stretto e... - inizio, sentendo la mia voce incrinarsi alla fine - ...mi ha toccata... - ormai sto quasi balbettando.
Mi accorgo solo ora di quanto in realtà sia sconvolta da quello che è successo. Tra tutto quello che ho passato, non so perché è questo che mi scombussola più di tutto.
- Si, si ho capito - dice Newt lanciandomi una breve occhiata che potrebbe sembrare quasi preoccupata.
Poi torna a guardare il ragazzo, gli occhi due blocchi di ghiaccio.
- Con te farò i conti più tardi - sibila a denti stretti. - Andatevene a lavorare da qualche altra parte. Non voglio vedervi in giro. -
I ragazzi sciamano in tutte le direzioni a testa bassa, alcuni anche correndo via.
Io e Newt rimaniamo in silenzio.
- Fagio, ora puoi mettere via quel coltello - mi dice.
Io osservo l'arma, tesa ancora davanti a me, il cui manico sto stringendo fino a farmi venire le nocche bianche.
- Non... non ce la faccio - balbetto come una perfetta idiota.
Lui si avvicina lentamente, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
- Dallo a me - dice con voce calma e controllata, allungando una mano aperta.
La mia mano stretta attorno al coltello sta tremando.
- Ehy - dice piano - Va tutto bene? - chiede.
Annuisco debolmente.
- Sì. Sto... sto bene - rispondo cercando di controllare il tremore alla voce.
Newt ormai è a mezzo metro da me.
Appoggia la sua mano sulla mia, iniziando a staccare le dita dal manico.
Sento le sue dita ruvide e calde al tatto, così stranamente rilassanti, che si muovono con gesti lenti e misurati.
Quando finalmente riesce a tirarmelo via di mano, mi sembra di crollare, ma anche di esser stata liberata di un peso terribile.
Lascio cadere il braccio lungo il corpo.
Newt infila il coltello nella tasca dei suoi pantaloni.
Prendo un profondo respiro, cercando di ricompormi.
Mi schiarisco la gola, raddrizzando la schiena.
Lancio uno sguardo a Newt, che mi sta guardando con un'espressione che ora sembra sul serio preoccupata.
- Non dirlo a nessuno, ok? - chiedo, lasciando in sottinteso l'oggetto della frase.
Va bene che tutti sappiano quello che è successo con il ragazzo.
Ma nessuno deve sapere di come sono crollata, mostrandomi debole dopo una tale sciocchezza.
Un angolo della sua bocca si solleva lievemente.
- Naturalmente - risponde, e sono certa che dietro a quella parola ci sia tutta una sorta di comprensione della mia situazione, che da lui non mi sarei aspettata.
- Andiamo a pranzo? - chiede come se nulla fosse.
Dopo qualche breve secondo di stupore, annuisco leggermente.
Poi lo seguo, dirigendoci verso le Cucine.

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