Capitolo 53

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Ora sto volando molto più basso. Riesco a vedere chiaramente gli spaccati che ancora si stanno dirigendo verso la città. Ce n'è un grande gruppo compatto, lontano alcuni chilometri, che però ora si è fermato a frugare in mezzo a un ammasso di bidoni della spazzatura e auto distrutte. La scena è piuttosto triste, ma non posso fermarmi a impietosirmi. Sono sul punto di oltrepassarli, quando avvicinandomi, vedo qualcosa di strano.
Uno di loro, è in disparte, parecchi metri di distanza dagli altri.
C'è un furgone perfettamente funzionante, accanto a lui. La cosa mi stupisce parecchio.
Vedo qualcuno scendere dal mezzo, e andare in direzione dello spaccato. 
Ma che caspio?
Mi avvicino ancora di più, ma non troppo. Finché non riconosco quei capelli biondi.
Cacchio, come ho fatto a non accorgermene prima?!
Inizio ad accelerare, ma al contempo a scendere sempre di più. 
L'altro ragazzo sembra che stia parlando, cercando di instaurare una conversazione con la figura immobile che ora gli si staglia davanti.
È moro, non troppo alto, di corporatura molto più mingherlina rispetto al ragazzo che gli sta di fronte.
Poi, Newt gli salta addosso, letteralmente. 
L'altro crolla a terra, mentre iniziano ad azzuffarsi furiosamente. Sgrano gli occhi, per quella che sarà l'ennesima volta in questa giornata.
Inizio a scendere più in fretta, mantenendomi a parecchi metri dai due.
Manca poco ad arrivare a terra.
Cerco nervosamente il tasto del carrello, lo premo. Sento i macchinari della Berga mettersi in moto, si accende una spia che mi annuncia che il carrello è abbassato.
Mi abbasso sempre di più. 
200 metri.
Continuo a scendere, cerco di rallentare nel frattempo.
100 metri.
Sono quasi arrivata, mantengo la calma in qualche modo. Ci sono così tanti pensieri che mi vorticano nella testa. La paura dell'atterraggio si mescola con quella del mio imminente incontro con Newt.
50 metri.
Il carrello impatta con il suolo, la Berga trema violentemente, vengo sbalzata un po' in avanti.
Sono a terra.
Ma soprattutto, non sono morta.
Senza nemmeno prendere fiato, mi stacco la cintura, ed esco in fretta dalla cabina di pilotaggio.
Apro la rampa d'uscita, e mi tuffo all'esterno.
Vedo in lontananza i due ragazzi, il biondo ora è sopra all'altro. 
Inizio a correre.
Corro forte, nonostante mi brucino tutti i muscoli.
Newt sta urlando.
Lo sento meglio, man mano che mi avvicino.
- UCCIDIMI! - gli sbraita contro - UCCIDIMI BRUTTO RINCASPIATO DEL CACCHIO! -
La sua voce è più simile a un ringhio animale, ormai.
- No! Newt! - esclamo, o almeno vorrei farlo, ma non ho abbastanza fiato per farmi sentire. Quello che esce non è nemmeno la mia voce, è un rantolo confuso.
Allora corro più veloce, devo raggiungerli.
Non posso permetterlo. Non posso.
Non sento la risposta del tizio, ma Newt sembra ancora più incazzato. 
- TI HO CHIESTO UNA SOLA CACCHIO DI COSA, TOMMY, E NON PUOI FARE NEMMENO QUELLA PER ME?! - urla ferocemente - FALLO! - 
Non può succedere sul serio.
Non lo posso accettare.
Non riesco nemmeno più a pensare razionalmente.
Ormai li ho quasi raggiunti. Ora posso vedere meglio la scena.
Vedo i due, Newt sta sopra all'altro e lo sovrasta.
Il ragazzo, si chiama Thomas immagino, ha in mano una pistola. Newt tiene le sue mani strette attorno a quelle di Thomas, tenendosi la canna premuta contro la fronte.
Non posso credere che stia accadendo davvero. No, cacchio, no. È tutto così fottutamente sbagliato.
Poi, la voce di Newt si addolcisce, e così la sua espressione disperata diventa meno feroce.
- Per favore, Tommy. Per favore. - mormora.
Vedo chiaramente Thomas spostare il dito sul grilletto.
Mi fermo.
- NO! - urlo, con tutto il fiato che mi è rimasto in corpo.
Riapro gli occhi, non mi ero nemmeno accorta di averli chiusi, e guardo verso i due. Si sono voltati entrambi nella mia direzione, senza però cambiare posizione.
Thomas è confuso, Newt mi guarda con gli occhi sgranati.
Lui è conciato male: i lunghi capelli biondi sono sudici e in alcuni punti strappati, i vestiti stracciati e sporchi di sangue, forse suo, e in questo caso proveniente dal grosso taglio sanguinante sullo zigomo.
Mi avvicino ai due, lentamente, fino a circa quattro metri da loro.
- Ascoltami. Non premere il grilletto. Non farlo. - dico, cercando di mantenere la voce ferma, guardando negli occhi il ragazzo bruno.
Cercando di non guardare la pistola che stringe tra le mani, puntata verso l'unica persona che io abbia mai amato più di qualunque altra cosa. 
Il ragazzo non dice nulla, mi guarda confuso.
- Che cazzo ci fai TU, qui?! - grugnisce Newt - Sei venuta a rovinarmi anche il suicidio?! -
Il suo tono è pieno di disprezzo.
Mi volto verso di lui, ma per qualche secondo sono incapace di proferire parola. Il suo sguardo mi trafigge come tante piccole lame.
- Aspetta, aspetta tu la conosci? - balbetta Thomas, ricevendo solo un'occhiataccia di Newt come risposta.
- Tu non morirai, non te lo lascerò fare. Non ti lascerò fare una cosa così stupida. - mi costringo a replicare, ma sento la voce tremolare leggermente verso la fine.
Lui mi lancia un'occhiata carica d'odio. 
- Sarebbe stupida, secondo te?! - sibila - Mi hai almeno ascoltato, quando ci siamo parlati, eh?! Non ho intenzione di diventare uno di quei fottuti mostri! - mi urla contro.
- Tu non diventerai un mostro! - replico, sento l'aria mancarmi nei polmoni - Tu non sei uno Spaccato! - 
Lui sputa a terra.
- Smettetela di mentirmi, brutti bastardi!  Tutti e due! - grida - Io lo so come stanno le cose, lo sappiamo tutti... - inizia.
- È questo il problema, Newt, tu non sai un caspio di niente. - ribatto, pensando che forse se mantengo un tono abbastanza calmo potrei riuscire a influenzare anche lui.
Dopo questa mia affermazione, sembra essersi ammutolito. Mi osserva in silenzio, il che mi consente di prendere un respiro profondo, prima di continuare.
- Ti hanno mentito. Non sei malato, è tutta una messa in scena... sei Immune anche tu, caspio. - dico - Credimi, ti prego. - 
Ora i miei occhi sono irrimediabilmente puntati sulla pistola, i capelli biondi di Newt che ricadono sul metallo scintillante della canna.
Ma lui non sembra nemmeno ascoltarmi.
- Perché caspio dovrei... - inizia a dire.
- Posso dimostrartelo - lo interrompo. 
La sua espressione cambia per alcuni secondi.
Io infilo cautamente una mano nella tasca interna della giacca. Tiro fuori il fascicolo, e glielo mostro.
- Qui dentro ho le prove - dico, lentamente, poi mostro la pagina frontale. La mano che stringe il foglio sta visibilmente tremando. - È un fascicolo della C.A.T.T.I.V.O., lo vedi il logo? - chiedo, indicandolo col dito.
Lui non dice nulla, il suo sguardo è sempre così tanto duro e freddo.
Mi avvicino di qualche passo.
- Vuoi leggerlo? - chiedo, col tono di qualcuno che parla con un animale rabbioso.
Lui osserva il fascicolo con le sopracciglia aggrottate e gli occhi ridotti a due fessure, diffidente.
Infine, annuisce.
Lo appoggio a terra, e lo faccio scivolare verso di loro.
C'è una strana immobilità in questa terribile scena. Sento il cuore martellarmi nel petto.
Newt afferra con una mano il fascicolo, e lo apre. Legge la prima pagina, vedo i suoi occhi scorrere lentamente verso il basso. Ha le sopracciglia aggrottate, nello sforzo di comprendere le frasi complessamente strutturate per spiegare anche le cose più semplici. Scienziati, non li capirò mai. Poi prende il secondo foglio, e fa lo stesso.
Io, per i pochi minuti che seguono, trattengo il fiato.
Nonostante la sua espressione cambi man mano che continua a leggere, rimane comunque indecifrabile.
Poi abbassa gli occhi su Thomas.
- È... è tutto vero. - dice piano.
Sul viso dell'altro ragazzo si forma un'espressione sollevata, mentre rilassa le spalle.
Eppure sembra ancora un po' confuso.
La stretta di Newt sulla pistola si allenta.
Poi sposta il fascicolo, lasciandolo in mano a Thomas, che inizia a leggerlo.
Newt sposta gli occhi su di me.
Io sostengo il suo sguardo, respirando a fatica.
- Dove lo hai preso? - chiede lentamente.
Deglutisco, e prendo un profondo respiro.
- L'ho rubato all'Archivio della C.A.T.T.I.V.O. - mormoro, mi schiarisco la gola nel tentativo di darmi un contegno, ma ormai le mie forse sono realmente allo stremo - Ho... ho steso le guardie, ho rubato un cacchio di furgone e sono scappata... sono arrivata a Denver e... e ho preso la vostra Berga. - spiego facendo una notevole sintesi. Ormai la voce mi trema sensibilmente.
Lui mi guarda, non riesco a capire se mi crede o meno.
Ma non m'importa.
Guarda il ragazzo.
- Cosa cazzo stavo facendo? - gli chiede.
Thomas non sembra essere in grado di rispondere.
Newt lascia andare lentamente la pistola, che Thomas lascia immediatamente cadere a terra, come se scottasse. Sembra essere in stato di shock.
Poi Newt si sposta dal ragazzo, rotolando sul suolo accanto a lui.
Poi rimane disteso a pancia all'aria.
- Cazzo - borbotta tra sé e sé, premendosi le mani sul viso. 
E io?
Io crollo. In tutti i sensi.
Sento le gambe cedermi, mentre crollo a terra in ginocchio.
E inizio a piangere. Piango a dirotto, non riesco più a fermarmi.
È un pianto isterico, di cui mi servo per scaricare tutta la rabbia, la frustrazione, la paura, accumulata in questo ultimo mese.
Non ho mai pianto così tanto in vita mia. Ma forse, in definitiva, il mio è anche un pianto di gioia.
Ce l'ho fatta. Ora non m'importa più nient'altro.
Voglio solo piangere, piangere fino a consumare tutte le lacrime trattenute per troppo tempo.
Forse sono penosa, in questo momento. Si, lo sono. Non m'importa
Non ho nemmeno più la percezione di cosa accada attorno a me.
Ci sono solo io, sola come al solito da ormai molto tempo.
Poi, sento qualcosa.
Qualcosa che oltrepassa quel muro di lacrime e solitudine che mi ero creata attorno.
Due braccia forti che mi avvolgono, proprio come facevano una volta.
Già, me ne rendo conti dopo qualche secondo, sono le stesse braccia.
Newt mi stringe a sé, con dei movimenti stranamente incerti.
Io affondo il viso nella sua maglietta, e non mi interessa se è sporco di fango, terra, sudore e sangue suo e non.
Non mi interessa, perché è lui, e questo mi basta. È solamente lui, ed è tutto quello che voglio.
- Mi...mi dispiace Newt, mi dispiace... mi dispiace tanto Newt... mi dispiace co...così tanto... - balbetto a ripetizione, tra un singhiozzo e l'altro. 
Ormai gli sto inzuppando la maglietta.
- Shh - sussurra piano, il tono notevolmente addolcito, stringendomi di più, ma senza dire nient'altro. 
Per qualche minuto restiamo così, io piango e lui mi stringe, non diciamo una parola.
Io cerco di calmarmi, ma è difficile, è fottutamente difficile. Sto tremando violentemente. 
Le lacrime continuano a scendere, il mio corpo non segue i miei ordini.
Sento il suo cuore battere forte.
Mi rilassa un po'.
Singhiozzo ancora per qualche secondo, poi inizio a respirare normalmente.
Non so quanto tempo sia passato.
Lui si allontana leggermente, mi appoggia le mani sulle spalle.
- Ti sei calmata? - chiede lentamente.
Sento la lieve pressione delle sue mani sulle mie spalle, il loro lieve calore dove alcune dita mi sfiorano la pelle.
Deglutisco, guardando nei suoi profondi occhi marroni. Sono così fottutamente belli. Ma il suo sguardo non mostra alcuna emozione.
Annuisco leggermente.
- Bene così. - dice, mantenendo i suoi occhi nei miei ancora per alcuni secondi.
Poi si alza in piedi, e mi porge una mano verso il basso. La guardo per qualche secondo, come in trance.
Poi la prendo, la mia è tremante.
La sua è così familiare, anche dopo tanto tempo, così sicura, la mia così piccola nella sua.
Lui mi tira in piedi, poi la lascia andare.
Si volta verso Thomas, che si è rialzato e ora sembra essersi almeno in parte riscosso. Continuo a guardarlo come se perdendolo di vista potrebbe sparire, e tutto questo rivelarsi solo un sogno.
- Spacchiamo il culo a quei bastardi. - dice, serio come non mai.
Thomas sembra rianimarsi a questa frase. Annuisce.
- Allora... andiamo. - dice, dopo essersi schiarito la gola - C'è... c'è abbastanza posto per tutti e tre. - dice.
Newt mi lancia una breve occhiata con la coda dell'occhio, poi segue Thomas verso il furgone.
Esito qualche secondo, dopo li raggiungo anch'io. 
Thomas entra sul sedile accanto al guidatore, che scopro essere un uomo sulla quarantina.
Ci parla per un po', prima di farci segno di entrare.
Perciò io e Newt dovremo sederci dietro.
Salgo sul furgone subito dopo Newt.
Io lo guardo per qualche istante, ma nessuno dei due dice nulla.
Mi appoggio alla portiera, e fingo interesse verso quello che c'è oltre il finestrino, mentre Newt siede con le braccia incrociate e guarda il soffitto.
Io sospiro piano, sperando che nessuno mi senta.
Poi il furgone parte, e inizia il nostro lungo e silenzioso viaggio.
Verso dove?
Non ne ho idea.
Ma ormai, niente mi importa più. 
Ho portato a termine la mia personale missione.

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