Mi sveglio.
Apro lentamente gli occhi, e guardo fuori dalla finestra. Deve essere piuttosto presto, ma più tardi della mia solita sveglia. E mi accorgo che, stranamente, sono riuscita a dormire.
Ho dormito alla grande, anzi.
Improvvisamente, mentre il mio cervello si mette in moto, mi rendo conto di una cosa. Sono accoccolata a Newt, che mi tiene stretta contro il suo petto con le braccia, e il suo viso è appoggiato sul cuscino a pochi centimetri dal mio collo.
Sento il forte battito del suo cuore contro la mia schiena, una sensazione insolitamente piacevole e rilassante.
Quasi quasi mi potrei riaddormentare e...
- Buongiorno - dice Newt dietro di me.
Sospiro.
- 'Giorno - mugugno poco entusiasta.
- Ho scacciato i brutti sogni? - chiede con tono chiaramente ironico.
- In realtà, si - ribatto io, rendendomi a malapena conto di ciò che ho detto causa shock post-lunga dormita, facendolo rimanere chiaramente di sasso.
Mi schiarisco la gola, cercando di riempire il silenzio imbarazzato che si sta formando, e mi volto verso di lui.
- Quand'è che dobbiamo andare da Alby? - chiedo.
Lui sbuffa.
- Ha detto che verrà lui, e conoscendolo verrà quando caspio gli pare. - dice facendo roteare gli occhi.
Mi mordo un labbro.
- Ehm... potrebbe venire anche adesso? - chiedo, cercando di non fare trapelare la preoccupazione nel tono.
Lui aggrotta le sopracciglia.
- No, è troppo presto, quella testapuzzona non... - inizia, interrompendosi bruscamente. Poi solleva un angolo delle labbra all'insù. - Hai paura che ci vedano, vero? - chiede con tono divertito.
Mi sento arrossire violentemente.
- Non stiamo facendo niente - replico io, la voce piuttosto incerta.
- No, hai ragione - concorda - Ma cosa caspio ne sanno gli altri di cosa abbiamo fatto stanotte? - dice - Di certo quei pive penserebbero male - aggiunge.
- Un ragazzo e una ragazza non possono dormire insieme senza fare cose sconcie? - ribatto, inarcando un sopracciglio.
- Penso che questa sia l'idea generale, si - dice.
- Beh allora siamo l'eccezione alla regola, no? - dico io.
Fa roteare gli occhi.
- Ma guarda che novità - risponde.
Rimaniamo qualche minuto in puro silenzio, a fissarci.
Poi lui si schiarisce la gola, e fa scivolare via le braccia da me. Appena si alza, scendendo dal letto, ne sento come la mancanza.
Sento un vuoto su quel materasso.
Mi sposto verso il centro, sospirando.
Newt si sta stiracchiando, e mentre solleva le braccia gli si alza parecchio la maglietta. Grazie al cielo è di spalle, perché non ho idea di quale tonalità di rosso abbia assunto la mia faccia.
Poi, lui si dirige verso la porta.
- Dove vai? - chiedo, aggrottando le sopracciglia.
Lui si volta e scrolla le spalle.
- A prenderti una caspio di colazione - risponde.
Mi alzo lentamente a sedere.
Cacchio, la maledetta ferita brucia ancora.
- Non serve, vengo anch'io - replico, ma mi accorgo anch'io che la mia voce suona leggermente affannata.
Mi lancia un'occhiata che mi zittisce.
- Neanche per idea. Devi evitare sforzi per almeno due giorni... - inizia.
Io sbuffo.
- ...e, caspio, se provi a seguirmi giuro che non mi farò alcun problema a trascinarti a letto a forza. - ribatte - Pesi meno di una fottuta piuma. -
Mi sento arrossire lievemente, ma cerco di non darlo a vedere, e faccio roteare gli occhi.
- Sì, sì, ho capito - mugugno.
- Bene così - dice, evidentemente soddisfatto. - Torno fra poco -
- Ciao - lo saluto sospirando.
Lui si volta, ed esce dalla stanza.
Io mi ridistendo sul letto, sempre con movimenti lenti e cauti.
Chiudo gli occhi e sospiro.Rimango qui, ad aspettare Newt, per almeno una mezz'ora.
Cosa caspio è successo l'altra notte?
Mi sembra tutto così confuso...
Ricordo solo quello che mi ha detto, e quanto sia rimasta praticamente paralizzata dalle sue parole.
Ci tiene davvero a me. Più di quanto pensassi.
Allora Minho aveva proprio ragione... Naturalmente, non lo ammetterò mai davanti a lui.
Non so come andranno avanti le cose, adesso, tra me e Newt. Ovviamente non sarà possibile tornare alla situazione di prima. Ma forse non lo voglio neanch'io.
La porta si apre con uno scatto secco.
Mi alzo a sedere, respirando lentamente.
Newt entra nella stanza, il suo solito cipiglio teso e lievemente irritato da tutto ciò che gli sta intorno, tornatogli sul viso.
Dischiudo le labbra per chiedergli cosa succede, quando lo segue anche Alby.
Richiudo la bocca, e lo fisso. Deve averlo incontrato alle Cucine.
Il ragazzo mi rivolge uno sguardo gelido, e chiude la porta alle sue spalle.
- Immagino che Newt ti abbia detto perché sono qui - esordisce con tono piatto.
- Sì - rispondo fredda.
- Bene, perché non avrei un caspio di motivo per rivolgerti la parola, se non fosse per quel fottuto Dolente - aggiunge acido.
Sbuffo facendo roteare gli occhi.
Facendo così, incrocio lo sguardo di Newt, che sta appoggiato contro la parete alla mia destra, con le braccia incrociate.
Non servono spiegazioni a quello che vuole trasmettermi quello sguardo. È lo stesso che mi ha rivolto il primo giorno, quando a pranzo abbiamo incontrato Alby.
Non fare caspiate.
Prendo un respiro profondo, cercando di rilassarmi. Alby si siede sulla sedia di fronte al letto.
- Allora, Minho ha detto che avete incrociato un cacchio di Dolente. - dice Alby.
Annuisco piano.
- Ma poi Minho è scappato, lasciandoti con quel fottuto coso. Ne deduco che lo hai affrontato da sola. - continua, io annuisco di nuovo - La domanda è: come caspio hai fatto a salvarti la pelle? Lo hai ammazzato, come quello della Radura? E se si, come cacchio... - inizia.
- Non l'ho ammazzato - taglio corto, sbuffando - Quel mostro del caspio era grande venti volte me, non sono mica l'incredibile Hulk - sbotto.
Quasi mi sembra di vedere Newt far roteare gli occhi, nonostante non lo stia guardando.
- Non che sappia cosa diavolo sia l'incredibile Hulk. - aggiungo, accorgendomi di aver fatto uno dei soliti paragoni incomprensibili anche a me stessa.
- E allora devi essere scappata. - replica Alby - Ma sono veloci, quei Dolenti del cacchio. Quindi posso presupporre che tu abbia la supervelocità, Fagio? - chiede acido.
- No, rincaspiato del cavolo - replico io, sull'orlo di una crisi isterica. Odio il modo in cui mi tratta - L'ho affaticato, finché non era ormai troppo stanco per seguirmi. POI sono scappata. -
Lo vedo già iniziare ad irritarsi. Con uno sforzo che sembra essere grandissimo, mantiene la calma.
- E posso sapere come diavolo hai fatto ad "affaticarlo"? - replica con tono chiaramente poco convinto.
Faccio roteare gli occhi.
- Secondo te? Con il coltello che mi ha dato Minho. - rispondo fredda.
- Oh, e immagino che anche questa volta ti sia "venuto tutto naturale", come l'ultima volta, no? Ferire quel coso, saltare dappertutto come un fottuto ninja - ribatte - Mi sembra un po' forzato, per dire che siano coincidenze - aggiunge riducendo gli occhi a due fessure.
Lo guardo incredula. Pensa ancora che possa essere una spia?
- Sono quasi morta, cacchio! - sbotto.
- Sì, ma non sei morta. - replica gelido.
- Ah, quindi secondo te mi sono QUASI uccisa apposta. Giusto, mi pare logico! - ribatto. - Pensavo che per essere il capo di questo posto bisognasse avere un quoziente intellettivo superiore al due - grugnisco.
A questo punto, credo di aver esagerato. Alby si alza di scatto dalla sedia, l'espressione talmente furente da farmi quasi paura.
- Stammi a sentire, stupida Fagiolina del cacchio... - sibila.
Ma prima che possa fare un solo passo verso di me, Newt mi si para davanti. Mi ritrovo senza volere a tirare un sospiro di sollievo.
- Alby, testapuzzona, datti una calmata - dice con tono fermo.
- Tu stanne fuori Newt, è una questione tra me e la Fagio - la voce di Alby è molto minacciosa.
Newt fa roteare gli occhi.
- Sì, certo, mi pare proprio il cacchio di momento adatto per lasciarvi soli - ribatte - Vai a farti un giro. Sbollisci i nervi. -
Alby mi lancia un'occhiata di fuoco da sopra la spalla di Newt. Poi prende un respiro profondo, si volta, ed esce dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Vedo i muscoli della schiena di Newt rilassarsi leggermente sotto la maglietta. Poi si volta verso di me, e incrocia le braccia al petto, guardandomi con un'espressione di rimprovero dall'alto in basso.
Sembra ancora più alto, ora che io sono seduta.
- Che c'è? - mugugno.
- "Che c'è?"? - chiede lui ironico - A cosa diavolo serve dirti di startene calma, se poi mi ignori alla grande? - dice duro.
- Non è colpa mia. - replico - Mi ha provocata. -
Lui sbuffa con fare impaziente ed esasperato.
- Porco caspio Giulia, ora non staremo a litigare come dei bimbetti del cavolo. - sbotta - Non mi interessa di chi cacchio è la colpa. Basta che voi due la smettiate con questi vostri stupidi battibecchi. Non ho intenzione di farvi per sempre da mammina, chiaro? -
Gli lancio un'occhiata, poi abbasso lo sguardo.
Non posso dire che questa strigliata non mi abbia sorpresa. Ma penso che, forse, abbia ragione.
Non possiamo continuare così.
- Chiaro - borbotto.
Rimaniamo per alcuni istanti in puro silenzio, in cui l'unico rumore presente nell'aria è quello dei nostri respiri.
Nel frattempo, fisso il pavimento come se mi potesse rivelare i segreti dell'universo.
- Grazie... per prima - mormoro.
Lui sospira.
- Non avrei lasciato che ti torcesse un capello. - ribatte.
Alzo gli occhi verso di lui.
Appena incrocia il mio sguardo stupito, lui fa roteare gli occhi.
- Ora devo andare a lavorare. - dice -Ci vediamo... - si interrompe - Non lo so, prima o poi ci vediamo -
Annuisco piano.
- Mi prometti che non te ne andrai da questa stanza? - chiede.
Sospiro.
- Sì, ti giuro che non mi muoverò di un passo - rispondo facendo roteare gli occhi.
Lui si abbassa alla mia altezza, arrivandomi di fronte.
Mi sposta una ciocca di capelli dal viso, sistemandola dietro all'orecchio.
- Bene così - dice piano.
Rimango piuttosto di sasso da questo suo gesto spontaneo.
Ancora di più, quando avvicina il suo viso al mio e lascia un lieve bacio sulla mia guancia.
Sgrano gli occhi, immobilizzandomi.
Poi si rialza, raddrizzando la schiena, mentre sento le mie guance andare in fiamme.
- Ciao - mi saluta come se niente fosse.
- C-Ciao - balbetto come una perfetta idiota.
E così è la terza volta che mi succede con lui. Cacchio, non mi è mai successo di sentirmi tanto insicura.
Mi sembra quasi di vederlo sorridere, quando si volta per andarsene.
Poi esce dalla stanza, lasciandomi sola, completamente imbambolata.

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L'Errore
FanfictionGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...