Capitolo 55

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Angolo autrice
Come promesso, ecco il prossimo capitolo. Premetto che ho saltato alcune parti presenti nei libri di maze runner, o le ho accorciate, perché sinceramente le ritenevo irrilevanti per la fanfiction... e boh, spero che il capitolo vi piaccia... anche perché vi comunico che stiamo arrivando verso la fine della storia😊 Buona lettura❤

Raggruppati tutti gli Immuni, ci voltiamo verso il Labirinto. Dobbiamo fare in fretta.
Thomas si tuffa all'interno, noi lo seguiamo.
Li abbiamo presi tutti. Tutti quelli che c'erano nella Radura, li abbiamo presi. Sono molti, ma non abbastanza. Meglio che niente.
Ora dobbiamo solo portarli con noi nel famoso porto sicuro.
Sarà fottutamente difficile.
Thomas rallenta il passo, vedendo che non tutti possono seguire il suo ritmo da Velocista.
Svoltiamo per parecchi corridoi, che ai miei occhi e a quelli di tutti sono quasi completamente uguali. Solo Minho e Thomas, riescono a capirci qualcosa. 
Magari hanno un GPS installato nel cervello, che ne so. Ma io ho dimenticato parte del Labirinto, e quello che stiamo seguendo non è un percorso ordinario.
Improvvisamente, si sente un forte boato.
Come di un'esplosione. 
Tutti si guardano intorno, nel panico.
Cerco di localizzare da dove provenga il suono.
Poi, vedo una grossa crepa, su una delle pareti del Labirinto.
- ATTENTI! - urlo al gruppo in piedi proprio là sotto, indicando il muro.
Tutti iniziano ad agitarsi, alcuni sentono il mio avvertimento e si spostano poco prima che il grosso pezzo di pietra cada a terra.
Altri, non lo sentono.
Sento un urlo, vedo un uomo venire schiacciato dal blocco. Da sotto di esso, spunta solo una mano.
Sgrano gli occhi, incapace di dire qualunque cosa.
- VIA VIA VIA! - urla Minho, facendo segno agli altri di seguirlo, e iniziando a correre perfino più rapidamente.
Per alcuni secondi, riesco solo a rimanere immobile, a fissare la pietra macchiata di sangue, il cervello che inizia a lavorare.
Sta crollando.
Il Labirinto sta crollando.
Perché? 
Un'esplosione... sembrava un'esplosione.  Questo significa che il Braccio Destro ha...
- Muoviti, cazzo! - mi urla contro una voce familiare, afferrandomi per un braccio e strattonandomi via.
Poco prima che un'altra grossa pietra crolli proprio dove poco prima stavo io.
Mi riscuoto, e mi volto di scatto verso Newt, che sta correndo davanti a me.
Ma cosa...?
Non ho il tempo di stupirmi. 
Lui si accorge che sono finalmente caduta dalle nuvole, e lascia andare il mio braccio. Non dice nulla, non lo faccio neanch'io, e corriamo più forte, io alcuni passi dietro di lui.
Lui ora zoppica visibilmente, ma stringe i denti e continua a correre senza lamentarsi.
Gli altri sono già in fondo al corridoio.
Dobbiamo raggiungerli in fretta. Li vedo scomparire uno ad uno.
Quando arriviamo, siamo ai piedi della Scarpata.
Me ne aveva parlato un giorno, Minho.
La avevamo anche vista, in uno dei primi tour del Labirinto.
È un posto assurdo, in genere di colore azzurro, dove qualunque cosa scompare. 
Ora, è dello stesso color grigio del cielo.
Mi fermo sul bordo.
- Devi saltare! - mi grida Newt.
Dietro di noi altri boati. Tutte le mura si stanno distruggendo, crepandosi, spaccandosi, cadendo l'una sull'altra.
Cazzo.
- Cosa?! - replico sbalordita, convinta di aver sentito male.
- Salta, cacchio, in mezzo alla Scarpata! Siamo venuti da qui, prima! - ribatte esasperato. 
- Come faccio a sapere dov'è il centro?! - replico.
Lui sbuffa rumorosamente, facendo roteare gli occhi.
- Vado io, poi mi segui. - dice - E cerca di non cadermi addosso - sbotta.
Senza lasciarmi il tempo di replicare, salta nel vuoto.
E poi, scompare.
Sgrano gli occhi.
Come diavolo è possibile?
Il pavimento trema quando un intero muro cade a terra. Ora o mai più. 
Mi concentro sul punto dove lo avevo visto sparire.
Poi salto anch'io. 
Per alcuni secondi sono nel panico. Sto precipitando, velocemente. È buio.
Poi, vedo il terreno.
Atterro su due piedi, ma l'impatto mi fa crollare in ginocchio, togliendomi il fiato. 
Mi guardo intorno: sono nella stanza col computer, quella di prima.
Guardo Newt.
Lui sembra sul punto di parlare.
- Da che parte? - lo interrompo, col respiro affannoso, prima che possa dire qualunque cosa.
Mentre mi rialzo a fatica, mi sembra di vedere qualcosa cambiare per qualche secondo, sul suo viso stanco e teso. 
Poi torna tutto come prima. 
- Andiamo - dice, voltandosi e iniziando a correre.
Io lo seguo.

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