Capitolo 8

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Dopo cena, io e Newt iniziamo a tornare verso il Casolare, entrambi senza azzardarci a rompere il silenzio che si è creato.
Entriamo nel grande edificio: ora si che inizio a sentire la famosa puzza di sploff che mi aveva preannunciato Newt.
- Ma non avevi detto che dormite tutti fuori? - chiedo a un tratto storcendo il naso.
- Sì, ma per questa volta farò un'eccezione - risponde il ragazzo.
Inarco un sopracciglio.
Lui sbuffa.
- Ma devo sempre spiegarti tutto, caspio? - borbotta - Dormiremo dentro perché, proprio dato che tutti dormono fuori, non ci sarà nessun pive del cacchio a disturbarti. Sei pur sempre l'unica ragazza della Radura, e ti assicuro che non vivi in mezzo a dei dolci fottutissimi principi azzurri. -
Iniziamo a salire delle scale, il legno marcio scricchiola sotto i nostri passi.
- Anche tu sei un ragazzo - osservo - Non vedo che differenza faccia se dormo vicino a te o a tutti gli altri -
Lui fa roteare gli occhi, per poi posarli su di me.
- La differenza è che, Fagio, io non ho intenzione di fare cose sconcie con te. - replica con un'insolita schiettezza. - E poi, ti fidi di me. - aggiunge con una scrollata di spalle.
Arrivati al primo piano, svoltiamo verso sinistra in uno stretto corridoio.
- Non ho mai detto che mi fido di te - dico io, cercando di non pensare troppo alle "cose sconcie" che vorrebbero fare altri.
Vedo con un certo stupore un angolo della sua bocca sollevarsi.
- Ma lo fai. - ribatte.
Non dico nulla, perché in effetti non ho nulla da dire.
Perché in effetti ha ragione.
Apre una porta sul lato destro del corridoio, e io lo seguo dentro quella che si rivela essere una piccola stanza, con solamente un letto di legno e un baule come arredamento.
Lui raggiunge il baule, e ne estrae due sacchi a pelo. Me ne passa uno.
- Io prendo il letto, Fagio. Sono fottutamente stanco, e non ho intenzione di starmene sul pavimento. Non pensare che ci saranno gesti di cavalleria qui - sbotta simpatico come al solito.
Io faccio roteare gli occhi.
- Non me li aspetto di certo da te - replico, stendendo il sacco a pelo accanto alla finestra su una parete della stanza, in modo da vedere fuori.
Io mi distendo sopra, mentre con la coda dell'occhio vedo Newt fare lo stesso sul letto.
Certo che è proprio un bastardo.
Decido di tenere i miei commenti per me.
Nonostante voglia provare a dormire, capisco subito che mi sarà difficile.
Tutta questa situazione è così strana per me, e sembra esserlo anche per tutti gli altri che mi circondano, che non sembrano sapere assolutamente cosa sta succedendo.
Proprio come me, non sanno che pesci pigliare.
Caspio.
Ad un tratto, un potente boato mi strappa dai miei pensieri, facendomi sussultare e scattare a sedere diritta.
E non solo: il rumore continua, chiassoso, forte come non mai, aumenta di intensità, fino a diventare insopportabile.
Sembra il rumore che fa un gesso su una lavagna, anche se non so bene cosa siano entrambi, o come il rumore di pietra che sfrega contro altra pietra, penso mentre stringo i denti e cerco di tapparmi le orecchie con le mani.
Mi guardo intorno, confusa, alla ricerca della fonte del rumore, e, non trovandola, mi volto verso Newt.
- Che diavolo è?! - esclamo, cercando di sovrastare il frastuono. Lui mi fa segno di tacere, ed aspettare.
Ma non sembra per nulla preoccupato, anzi, nemmeno minimamente turbato dal casino spaccatimoani che ormai invade tutta la Radura.
Io aspetto ancora alcuni secondi, anche se sembrano durare ore, prima che il rumore finisca.
Mi tolgo le mani dalle orecchie, e guardo di nuovo il ragazzo, che ora ha gli occhi chiusi, sembra quasi addormentato.
Ma come caspio fa?!
- Cosa cacchio era quello? - chiedo allora.
Lui sbuffa e sospira allo stesso tempo, come se fosse stufo di doverlo spiegare di nuovo.
- Guarda fuori, e dimmi che caspio vedi - borbotta.
Io aggrotto le sopracciglia, confusa, poi faccio come mi dice.
Osservo l'esterno, senza capire cosa intenda.
- Newt, non capisco cosa... - poi mi interrompo, lo sguardo mi è caduto su qualcosa in particolare. Sgrano gli occhi. - Le Porte. Le Porte... si sono chiuse - dico, stupita.
E più lo ripeto, più è evidente: quelli che una volta erano quattro corridoi perfettamente identici larghi abbastanza da far passare due persone ormai si sono ridotti a quattro fessure quasi invisibiki lungo tutta l'altezza delle grandi mura che circondano la Radura.
- Ogni notte. Ogni notte le cacchio di Porte si chiudono, poi la mattina si riaprono. È sempre stato così - sento Newt rispondere.
Mi volto di nuovo verso di lui, sbalordita.
- Come è possibile? - chiedo.
Lui apre solo un occhio, giusto per lanciarmi un'occhiata, poi lo richiude e scrolla le spalle.
- Non lo sappiamo, Fagio - risponde - Non c'è una risposta a tutto -
Io lo osservo per qualche secondo, poi guardo di nuovo le Porte.
È strabiliante come quei mastodontici pezzi di pietra si siano potuti muovere da soli, come se avessero preso vita.
- Meglio se provi a dormire, Fagio. Domani hai da lavorare - borbotta quell'altro con la voce ormai impastata dal sonno.
Io sospiro, distendendomi di nuovo.
Chiudo gli occhi, e cerco di addormentarmi.

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