Stiamo tornando alla Radura, ripercorrendo all'indietro i corridoi e le svolte del Labirinto.
Guardo l'orologio: ormai manca poco.
Secondo i calcoli, dovremmo essere quasi arrivati.
"Arrivati a casa" mi ritrovo a pensare.
Perché si, ormai la Radura è diventata la mia casa.
La mia unica, strana ma insolitamente bella casa.
Decido che come prima cosa, mi farò una doccia.
Poi andrò a mangiare, e dormirò.
Ooh si.
Dolce dolcissimo sonno.
Avrò bisogno di riposare, se domani dovrò correre come oggi.
Procediamo per ancora qualche minuto, finché non inizio a riconoscere alcuni punti, dove abbiamo tagliato l'edera.
Le dò un calcio, lanciandola di lato in mezzo al mucchio.
E poi, dopo l'ennesima svolta, vedo qualcosa che non è pietra grigia.
È uno sprazzo di colore verde acceso: la Radura.
Sospiro di sollievo.
- Hai visto...? - dice Minho col fiatone, ma riuscendo non so come a tenere un tono di sfida - Ti dicevo io che... che non sarebbe stata una passeggiata... -
- Chiudi la fogna - sbotto, non veramente arrabbiata.
Lui trova non so dove la forza di sorridere, con quel sorrisetto sghembo che mi fa quasi venir voglia di ridere.
Finalmente, oltrepassiamo le porte di corsa.
Ci pieghiamo entrambi sulle ginocchia per riprendere fiato.
Poi Minho si rialza.
- Vado a mappare. Per oggi non devi fare nient'altro. Ci vediamo dopo. - dice.
Annuisco.
Poi inizia a correre verso la Stanza delle Mappe.
Mi rialzo anch'io, alzando la testa verso il cielo azzurro.
Chiudo gli occhi e respiro, inspirando e espirando lentamente.
Per dei buoni 5 minuti rimango lì, immobile, finché il mio battito torna regolare.
- Ciao - dice una voce familiare, con tono incerto.
Mi volto di scatto nella direzione da cui proviene.
La mia espressione si fa dura.
- Non ora. - sbotto gelida - Non ho voglia di parlarti, o meglio, di discutere, quello che... -
- Non voglio discutere - mi interrompe Newt, guardandomi con una strana espressione.
- E allora che vuoi? - ribatto, iniziando ad avviarmi verso le docce, non dando alcun segno che mi importi o meno che mi segua.
Anche se, effettivamente, mi importa eccome.
Mi afferra per un braccio, tirandomi leggermente indietro.
- Voglio solo spiegarmi, caspio. - borbotta.
Mi volto, e aggrotto le sopracciglia.
- Spiegarti? Cos'è che dovresti spiegare esattamente? Sei un cacchio di pive lunatico, non vedo cos'altro ci sia da spiegare. - replico con astio.
Lui fa roteare gli occhi.
- Senti, non è così semplice. - ribatte.
Sbuffo.
- E va bene - dico allargando le braccia - Avanti, spiegati -
- Possiamo parlarne da un'altra parte? - chiede.
Il tono con cui lo dice mi fa abbandonare immediatamente il tono strafottente che avevo adottato.
Riporto le braccia lungo i fianchi e aggrotto le sopracciglia.
- Newt, è tutto ok? - chiedo io.
Lui mi guarda stranito.
- Sì. - non mi convince neanche un po'.
- Allora andiamo? - chiede.
Annuisco leggermente.
Lui si volta, e io lo seguo.Capisco presto dove stiamo andando: le Faccemorte.
Non capisco perché ne voglia parlare proprio lì, ma non mi importa.
Voglio solo che dica quel che ha da dire e andarmene.
Anche se effettivamente preferirei un'altro posto, invece del luogo dove dovrebbe esserci ancora il Dolente morto di ieri.
Ci inoltriamo nella foresta, Newt davanti a me alza i rami più bassi perché sennò ci andrebbe a sbattere contro, e li tiene alzati ancora per qualche secondo in modo che ci passi anch'io.
Poi ci fermiamo, proprio vicino al tetro altare di pietra contenente il mezzo Raduraio.
Incrocio le braccia al petto, guardando il ragazzo con un'espressione che vorrebbe sembrare incazzata.
Ma con la stanchezza che mi penetra in tutte le viscere, probabilmente sembrerà solo l'espressione di una che vuole fare in fretta e andare a dormire.
Newt sospira, appoggiandosi all'albero dietro di lui.
- Sì, ho dato di matto ieri. - inizia.
- Almeno lo ammetti - borbotto.
Lui mi lancia un'occhiata esasperata.
Faccio roteare gli occhi.
- Ero incazzato con quello stronzo di Minho... - continua.
- Minho? E cosa ti ha fatto? - chiedo confusa, interrompendolo di nuovo.
- Ha proposto di farti diventare Velocista, cacchio! - sbotta l'altro.
Inarco un sopracciglio.
- Sai, non ho mai capito perché diavolo non mi hai mai voluto lasciar andare nel Labirinto. - replico.
Lui non dice nulla.
- È perché sono una femmina? Perché pensi che non sono abbastanza forte, o coraggiosa, o che ne so io per fare la Velocista? Perché se è così... - continuo, il tono si fa acido.
Lui sospira rumorosamente, interrompendomi.
- No, non è per questo - dice, poi si volta a guardarmi - Anch'io sono stato nel Labirinto... - risponde.
- E questo cosa dovrebbe... - inizio.
- ...e ho tentato di suicidarmi. - conclude.
Mi interrompo di colpo, sgranando gli occhi.
Guardo il ragazzo con immenso stupore.
Come è possibile che uno come lui, uno così duro e sicuro di sé come Newt, abbia tentato il suicidio?
Newt non mi guarda, fissa un punto imprecisato alla sua destra, perso nei suoi pensieri.
- Due anni fa. Poco dopo essere arrivato qui. Sono entrato, sperando di non uscire più. Ho scalato quelle fottute mura fino a metà e mi sono buttato giù. - dice con tono assente - Ma sfortunatamente non è andata come volevo. Del resto la mia cacchio di vita non va mai come voglio. Non sono schiattato. Mi sono solo spaccato la mia cacchio di caviglia. -
- È per questo che zoppichi - dico in un sussurro.
Lui porta la sua attenzione su di me.
Con mio grande stupore vedo un angolo della sua bocca sollevarsi.
- Lo sapevo che te ne eri accorta - dice solamente.
- Ma... ma avevi 15 anni... giusto? - chiedo incerta.
Lui annuisce.
- Caspio - dico piano - E... perché? - chiedo stupefatta.
Lui guarda a terra, scuotendo leggermente la testa.
- Avevo paura. Ero piccolo, solo in mezzo ad altri 19 sconosciuti. Ero disperato, Giuli. Volevo solo farla finita. - dice sospirando.
Rimango in silenzio per alcuni minuti.
- Newt, però questo non... - inizio incerta.
- Sì, so che questo non spiega perché non volevo che ci andassi tu. - dice facendo roteare gli occhi. - Forse non volevo semplicemente rischiare che un'altro dei nostri pensasse di imitarmi. -
Apro la bocca e faccio per ribattere, ma lui mi fa un gesto con la mano per zittirmi sul nascere.
- E sì, so che è stato un pensiero stupido. So che non so che tu non faresti mai una cosa così idiota. Evidentemente sei più forte di me. - dice sbuffando.
- Ma fammi il favore - ribatto - Newt, sei la persona più forte che conosca. Hai resistito per due anni in questa situazione del caspio. E per di più hai aiutato gli altri, a resistere. Non hai mai mollato e non molli mai. - dico sincera - Eri solo un bambino. Sei cresciuto. E sarai anche lunatico, ma sei diventato qualcosa di... incredibile. - concludo.
Lui mi guarda sbattendo le palpebre, con la bocca leggermente aperta per lo stupore.
Sento il colore affluirmi alle guance, improvvisamente, quando comprendo quello che ho detto.
Le parole sono uscite a valanga dalle mie corde vocali, non mi sono nemmeno accorta di cosa stavo dicendo.
Rimaniamo in silenzio ancora per qualche minuto, a fissarci in imbarazzo.
- Ah uhm ehm... - balbetto. Poi mi schiarisco la gola. - Andiamocene da questo postaccio. - dico iniziando a dirigermi verso l'esterno della foresta.
- Sì... sì, forse è meglio - concorda Newt, seguendomi poco dopo.Camminiamo in silenzio per parecchio tempo, fino a quando non usciamo dalla foresta.
- Io vado a farmi una doccia - dico.
- Vuoi che stia fuori a controllare? - chiede Newt incerto.
E mi viene da pensare che prima non me lo avrebbe chiesto.
Lo avrebbe semplicemente fatto.
Però, ora vorrei stargli lontano.
Ho bisogno di pensare.
- Non serve. - dico scrollando le spalle. - Ci vediamo a cena. - aggiungo.
Lui annuisce.
Poi si volta, e prendiamo due direzioni diverse.
Sospiro e mi dirigo verso le docce.Sotto il debole flusso d'acqua tiepida, posso finalmente far vagare la mente in pace, da sola.
Nel Labirinto, con le continue indicazioni di Minho e tutte quelle cose da ricordare, non avevo tempo per pensare ad altro.
Ma ora, inizio a pensare a cose a cui non avrei immaginato di pensare.
Cosa diavolo ho detto, poco fa?
Non so nemmeno come mi siano uscite le parole di bocca.
Eppure, tutto quello che ho detto lo penso davvero.
Penso davvero che Newt, nonostante i suoi difetti, sia una persona incredibile.
Ma in fondo, chi è che non ha difetti?
Io in prima persona sono l'esempio di tutti i difetti sommati e fatto persona: sono testarda, egoista, competitiva.
Beh, almeno lo riconosco.
Sospiro.
L'acqua è diventata fredda.
Esco dalla doccia, e mi rinfilo i miei vestiti.
Strizzo i capelli e me li lego in una coda, come ho fatto stamattina per correre, lasciando una ciocca troppo corta pendere fuori dall'elastico.
Esco dal piccolo edificio-grazie al cielo nessun Raduraio mi stava stalkerando mentre ero nuda-e mi dirigo verso le Cucine.Tutti i ragazzi sono già seduti e stanno mangiando, perciò raggiungo il bancone dove di solito distribuiscono il cibo e mi sporgo un po'.
- Ehy - saluto, rivolta alla nuca rossa che mi dà le spalle, in piedi di fronte a un tavolo.
George si volta verso di me.
Sorride leggermente.
- Ehy ciao - dice. - Oggi avevi il tuo primo giorno da Velocista eh? - chiede.
Io annuisco.
- Come è andata? - chiede.
- Bene, direi - rispondo.
- Ottimo - ribatte.
Ha un tono meno allegro del solito, perciò lo guardo interrogativa.
- Tutto bene? - chiedo.
Lui annuisce, aggrottando le sopracciglia.
- Sì certo, perché? - chiede.
Scrollo le spalle.
- È avanzato qualcosa da mangiare? - chiedo.
- Uhm credo di no... - comincia a dire, iniziando a spostare varie cose sul tavolo.
Poi si volta e sorride leggermente.
- Scherzavo, pive - dice ridacchiando, probabilmente vedendo la mia espressione delusa - Ti ho salvato un piatto di prelibatezze made by Frypan - dice passandomi un piatto con quella che deve essere della carne, e una specie di contorno di verdure.
- Si è superato, vedo - dico ridacchiando.
Lui ridacchia incerto.
Non ci credo neanche lontanamente che stia bene.
È successo qualcosa, ma non vuole dirmelo.
Ma forse, per una volta, mi farò gli affari miei.
- Beh, grazie - dico sorridendo riconoscente.
- Nulla - dice scrollando le spalle.
Afferro il piatto e mi allontano dal bancone.
Vedo in lontananza quei due pive di Minho e Newt, seduti vicini a mangiare.
Li raggiungo e mi siedo accanto a Newt, che viene colto di sorpresa dato che mi dà le spalle.
Mi lancia una lunga occhiata con la coda dell'occhio.
Mi sento il suo sguardo scivolarmi addosso, ma non dice nulla e io fingo di niente.
- 'Sera Giu - mi saluta Minho.
- 'Sera - dico con poco entusiasmo, iniziando a mangiare.
Mi stupisco di quanta fame inizio ad avere anch'io, e a con quanta velocità il mio piatto inizia a svuotarsi.
- Lo sai che domani si riparte, no? Non ci sono giornate libere, Fagio - dice Minho con tono canzonatorio. - Spero che tu riesca a sopravvivere perché... - inizia.
- So in cosa mi sono andata a cacciare. Ci riuscirò. - replico lanciandogli un'occhiataccia.
- Ma che novità, la Fagiolina che risponde in malo modo - borbotta Newt alla mia destra.
- Ho avuto un grande insegnante. - ribatto guardandolo di traverso.
Lui fa roteare gli occhi.
Sorrido sollevando solo un angolo della bocca, noto con stupore che lui fa lo stesso.
Il mio sguardo cade su Minho, che sta sorridendo in modo strano.
- Che c'è? - chiedo stranita.
- È che sembrate così tanto due fottuti marito e moglie - dice sornione.
Io e Newt ci lanciamo una rapida occhiata.
- Ma va a 'fancaspio pive del cacchio - dice Newt con uno sbuffo.
Guardo Minho con un sopracciglio alzato.
Lui si limita a ridacchiare.
Faccio roteare gli occhi.
- Sentite pive, lo ammetto, io sto crollando in piedi. - borbotto alzandomi in piedi, prendendo il piatto vuoto da lasciare sul bancone. - Vado a dormire. - dico.
Newt e Minho annuiscono.
- A domani allora. Svegliati presto, o ti vengo a buttare io giù dal letto. - dice Minho - Troviamoci alla Stanza delle Mappe alle 5:30, ok? - chiede.
Annuisco.
Mi allontano dal tavolo e appoggio il piatto vuoto sul bancone.
- 'Notte George - saluto.
- 'Notte - risponde il ragazzo voltandosi giusto un attimo.
Poi mi dirigo verso il Casolare.
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L'Errore
FanfictionGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...