Capitolo 24

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Il peso della solitudine si fa sentire.
Stare sola, come al solito, mi obbliga a pensare. Che tanto per la cronaca sarebbe l'ultima cosa che vorrei fare.
Penso soprattutto a causa della noia, inizio a elencare mentalmente tutte le cose andate storte da quando sono arrivata.
Punto primo: tutti i problemi che sono derivati dal fatto che sono femmina. Una bella seccatura.
Punto secondo: il cartello. Quel cartello del cacchio. Ne avevo proprio bisogno.
Punto terzo: questo stupido Dolente. Perché naturalmente non bastavano gli altri due punti.
Caspio, ho ucciso un Dolente e mi buttano in Gattabuia. Ha senso quanto dire che il sole sorge ad ovest.
Non saprei nemmeno esprimere quanto io voglia uscire. Questo posto è decisamente opprimente. Per migliorare la situazione, sta iniziando a mancare l'aria, dato che l'unica via per farla entrare sono quelle fottute sbarre sulla porta. 
Improvvisamente, sento la serratura della porta scattare. Questa, si apre cigolando sui cardini vecchi e malridotti.
Mi alzo in piedi mentre il sole di metà pomeriggio investe la piccola prigione, i cui raggi sono interrotti solo dalla sagoma scura e  familiare di un ragazzo.
- Novità? - chiedo raggiungendo Newt.
Noto che ha un'espressione stanca e tesa, perciò deduco che se ce ne sono, non sono positive.
- Mi hanno mandato a prenderti per parlare in tua difesa all'Adunanza. - dice con voce atona.
Aggrotto le sopracciglia, sbalordita.
- In mia difesa...? - chiedo confusa - Ma... non ho fatto niente di sbagliato! - sbotto, irritata, e sbalordita.
Vogliono sul serio processarmi, se così si può dire, per... che cosa, esattamente? Non hanno prove che io abbia mai fatto la spia, e a quanto ne so per ora non ho causato guai a nessuno.
Lui mi lancia uno sguardo stravolto, che mi zittisce di colpo.
Poi chiude lentamente la porta dietro di me.
- Vieni - dice solamente, iniziando a camminare.
Lo seguo in fretta, e lo affianco.
Il ragazzo ha lo sguardo fisso davanti a sé. Sembra perso nel suo mondo, a guardare qualcosa che non posso vedere, e non mi sembra che la vista gli piaccia particolarmente.
- Newt, mi stai facendo preoccupare. - dico, guardandolo fisso.
Lui si volta a guardarmi. Prende un profondo respiro.
- Le cose si stanno mettendo male. - inizia a spiegare - Ormai Alby sta convincendo tutti che sei una cacchio di spia, nonostante io continui a ribattere che è pura e semplice follia. Stiamo discutendo da stamattina. -
Lo guardo con la bocca leggermente aperta per lo stupore.
Non posso credere che Alby sia riuscito a convincere gli altri con una storia così ridicola. Certo, che riesca a crear sospetto nelle loro teste non mi stupisce, dato che molti dei problemi sono iniziati quando sono arrivata. Resta inoltre il fatto che io sia l'unica femmina, cosa che nessuno è mai riuscito a spiegare.
Però... una spia? Perché dovrei volerli spiare? So a malapena i loro nomi.
Newt distoglie lo sguardo, e continuiamo a camminare.
Finalmente entriamo nel Casolare, e ci addentriamo per gli stretti corridoi e pericolanti del piano terra.
Lui si ferma davanti a una porta, da cui proviene un gran baccano.
Fa per aprirla, ma poi abbassa la mano che si stava per appoggiare sulla maniglia.
Si volta verso di me, l'espressione più seria che mai.
- Senti, ora devi dire tutto quello che sai. - dice guardandomi dritto negli occhi - Solo... ti chiedo di fare solo una cosa: se li vuoi convincere della tua innocenza, devi sembrare meno sicura di te. -
Aggrotto le sopracciglia, scettica.
- E cosa dovrei fare secondo te, scusa? - chiedo.
Lui fa roteare gli occhi.
- Mostrati più spaurita e piagnucolante. Come la femminuccia che tutti vorrebbero tu fossi, insomma. - ribatte.
- Ma io... - inizio a ribattere, contrariata.
- Sì, lo so che non sei così. So che ti sentirai terribilmente idiota, ma è l'unico modo per salvarti la pelle, hai capito? - replica.
Lo fisso per qualche secondo. Devo solo fingere. Recitare una parte per la sola durata dell'Adunanza. Non sarà un granché facile.
Sospiro, ma poi annuisco.
- Ci proverò - mugugno.
- Bene così - dice annuendo teso, continuando a guardarmi.
Poi sospira anche lui, mentre apre la porta.

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