Capitolo 29

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I corridoi di pietra del Labirinto sono proprio come me li aspettavo.
Freddi, grigi, e inospitali.
Ma allo stesso tempo stranamente tanto familiari.
Mentre corriamo, Minho mi spiega parecchie cose.
Risponde pazientemente (incredibile a dirsi) a tutte le mie domande su come sono suddivise le Sezioni del Labirinto, come e quando si deve prendere appunti mentre si corre, come e perché si debba tagliare un pezzo d'edera ogni tanto.
- Briciole di pane - dice sbrigativo - Ne tagliamo una parte a ogni svolta, o a ogni due, per poi saper dove siamo già passati. Quando torniamo indietro, la buttiamo di lato con un calcio. - mi spiega.
Poi continuiamo a correre, mentre cerco di mettere in pratica gli insegnamenti di Minho.
Mi stupisco a scoprire di essere piuttosto resistente, il fiatone decide di arrivare solo dopo molte svolte.
A un tratto, Minho si ferma.
- Pausa - dice, anche lui iniziando a dare i primi segni di stanchezza.
Ci sediamo a terra, e apriamo gli zaini.
Minho tira fuori una mela, io lo imito.
La addento: il dolce sapore mi esplode in bocca, ed è come se improvvisamente mi assalga tutta la pesantezza della corsa: iniziano a bruciarmi i muscoli, la testa mi gira leggermente.
La mangio con voracità, per poi buttarla di lato.
Tiriamo fuori anche le bottigliette d'acqua, e beviamo qualche sorso.
Capisco da me, anche senza il bisogno della spiegazione di Minho datami poco dopo, di doverne bere poca per volta, per salvarmene abbastanza per dopo.
- Cacchio Giu, sei fottutamente forte. Come diavolo fai a stare al mio ritmo con quelle caspio di gambette da femmina? - chiede con tono sinceramente stupito.
Volto la testa di scatto guardandolo storto, con gli occhi socchiusi.
- Cioè, si, senza offesa. - aggiunge con un ghigno.
Mi alzo in piedi senza dire una parola, subito seguita dal ragazzo, solo per ridurgli la pausa di qualche minuto.
Giusto per irritarlo.
- Vedo che ti sei offesa, invece. - sospira con un sorrisetto. - Perfetto, così non aprirai bocca per un bel po'. Andiamo. - dice.
Faccio roteare gli occhi, mentre ci rinfiliamo gli zaini.
Quindi ricominciamo a correre, ora lo seguo ad un'andatura leggermente più lenta.
Ogni tanto devo accelerare per stargli al passo, ma riesco sempre a recuperare.
Ora sono anch'io veramente stanca.
Finalmente, ci fermiamo di nuovo.
Ci sediamo a terra con la schiena contro il muro, e iniziamo a pranzare.
Mangio con calma, pur di allungare il tempo destinato al pranzo.
Ad un tratto, sento una specie di fruscio. Poco dopo, vedo una luce lampeggiare alla mia destra.
Mi volto.
È laggiù, uno di quegli strani aggeggi di metallo.
È strano come con tutto quello che mi è successo mi sono completamente dimenticata dello strano incontro nelle Faccemorte.
- Cos'è quello? - chiedo indicandolo.
Minho segue il mio indice con lo sguardo.
- Ah, è una Scacertola. - risponde - Li chiamiamo così, quei cacchio di cosi. Sono una sorta di telecamere mobili, questo è certo. - mi spiega.
Aggrotto le sopracciglia, guardando il ragazzo.
- E a cosa dovrebbero servire? - chiedo confusa.
- Secondo noi sono con loro che i Creatori ci spiano. - risponde Minho.
Alzo le sopracciglia, stupita.
- E perché c'è scritto "CATTIVO"? - chiedo.
Lui scrolla le spalle.
- Probabilmente vogliono solo spaventarci. - risponde.
Rimaniamo in silenzio per un po'.
Prendo un lungo sorso d'acqua.
Che fottuto casino questa vita.
Minho si alza.
- No, Fagio, non ripartiamo ancora - mi dice Minho, rispondendo alla mia occhiata preoccupata - Finalmente ti sei stancata, eh? - dice ridacchiando - Voglio mostrarti una cosa. -
Mi alzo anch'io.
Il ragazzo si avvicina a una delle pareti del corridoio.
Scosta l'edera, fino a scoprire una specie di piastra metallica.
- Leggi - dice.
Guardo la piastra.
- "Catastrofe Attiva Totalmente: Test Indicizzato Violenza Ospiti" - leggo ad alta voce.
Aggrotto le sopracciglia.
- Cosa diavolo significa? - chiedo.
- Non ne abbiamo idea - risponde l'altro sinceramente.
- Beh, non è che sia molto rassicurante, se è un messaggio d'incoraggiamento - ribatto.
Lui ridacchia.
- No, decisamente no. - dice - Ma c'è una di queste scritte su ogni caspio di muro. Come se i Creatori si fossero divertiti a mettere la loro firma su questo fottuto Labirinto. - dice sputando per terra con tono irritato.
Storgo il naso, leggermente disgustata da quel gesto idiota tipicamente maschile.
Poi si volta e raccoglie il suo zaino.
- Ripartiamo? - chiede.
Sospiro e annuisco.
Mi metto lo zaino in spalla.
E ricominciamo a correre.

 

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