I corridoi di pietra del Labirinto sono proprio come me li aspettavo.
Freddi, grigi, e inospitali.
Ma allo stesso tempo stranamente tanto familiari.
Mentre corriamo, Minho mi spiega parecchie cose.
Risponde pazientemente (incredibile a dirsi) a tutte le mie domande su come sono suddivise le Sezioni del Labirinto, come e quando si deve prendere appunti mentre si corre, come e perché si debba tagliare un pezzo d'edera ogni tanto.
- Briciole di pane - dice sbrigativo - Ne tagliamo una parte a ogni svolta, o a ogni due, per poi saper dove siamo già passati. Quando torniamo indietro, la buttiamo di lato con un calcio. - mi spiega.
Poi continuiamo a correre, mentre cerco di mettere in pratica gli insegnamenti di Minho.
Mi stupisco a scoprire di essere piuttosto resistente, il fiatone decide di arrivare solo dopo molte svolte.
A un tratto, Minho si ferma.
- Pausa - dice, anche lui iniziando a dare i primi segni di stanchezza.
Ci sediamo a terra, e apriamo gli zaini.
Minho tira fuori una mela, io lo imito.
La addento: il dolce sapore mi esplode in bocca, ed è come se improvvisamente mi assalga tutta la pesantezza della corsa: iniziano a bruciarmi i muscoli, la testa mi gira leggermente.
La mangio con voracità, per poi buttarla di lato.
Tiriamo fuori anche le bottigliette d'acqua, e beviamo qualche sorso.
Capisco da me, anche senza il bisogno della spiegazione di Minho datami poco dopo, di doverne bere poca per volta, per salvarmene abbastanza per dopo.
- Cacchio Giu, sei fottutamente forte. Come diavolo fai a stare al mio ritmo con quelle caspio di gambette da femmina? - chiede con tono sinceramente stupito.
Volto la testa di scatto guardandolo storto, con gli occhi socchiusi.
- Cioè, si, senza offesa. - aggiunge con un ghigno.
Mi alzo in piedi senza dire una parola, subito seguita dal ragazzo, solo per ridurgli la pausa di qualche minuto.
Giusto per irritarlo.
- Vedo che ti sei offesa, invece. - sospira con un sorrisetto. - Perfetto, così non aprirai bocca per un bel po'. Andiamo. - dice.
Faccio roteare gli occhi, mentre ci rinfiliamo gli zaini.
Quindi ricominciamo a correre, ora lo seguo ad un'andatura leggermente più lenta.
Ogni tanto devo accelerare per stargli al passo, ma riesco sempre a recuperare.
Ora sono anch'io veramente stanca.
Finalmente, ci fermiamo di nuovo.
Ci sediamo a terra con la schiena contro il muro, e iniziamo a pranzare.
Mangio con calma, pur di allungare il tempo destinato al pranzo.
Ad un tratto, sento una specie di fruscio. Poco dopo, vedo una luce lampeggiare alla mia destra.
Mi volto.
È laggiù, uno di quegli strani aggeggi di metallo.
È strano come con tutto quello che mi è successo mi sono completamente dimenticata dello strano incontro nelle Faccemorte.
- Cos'è quello? - chiedo indicandolo.
Minho segue il mio indice con lo sguardo.
- Ah, è una Scacertola. - risponde - Li chiamiamo così, quei cacchio di cosi. Sono una sorta di telecamere mobili, questo è certo. - mi spiega.
Aggrotto le sopracciglia, guardando il ragazzo.
- E a cosa dovrebbero servire? - chiedo confusa.
- Secondo noi sono con loro che i Creatori ci spiano. - risponde Minho.
Alzo le sopracciglia, stupita.
- E perché c'è scritto "CATTIVO"? - chiedo.
Lui scrolla le spalle.
- Probabilmente vogliono solo spaventarci. - risponde.
Rimaniamo in silenzio per un po'.
Prendo un lungo sorso d'acqua.
Che fottuto casino questa vita.
Minho si alza.
- No, Fagio, non ripartiamo ancora - mi dice Minho, rispondendo alla mia occhiata preoccupata - Finalmente ti sei stancata, eh? - dice ridacchiando - Voglio mostrarti una cosa. -
Mi alzo anch'io.
Il ragazzo si avvicina a una delle pareti del corridoio.
Scosta l'edera, fino a scoprire una specie di piastra metallica.
- Leggi - dice.
Guardo la piastra.
- "Catastrofe Attiva Totalmente: Test Indicizzato Violenza Ospiti" - leggo ad alta voce.
Aggrotto le sopracciglia.
- Cosa diavolo significa? - chiedo.
- Non ne abbiamo idea - risponde l'altro sinceramente.
- Beh, non è che sia molto rassicurante, se è un messaggio d'incoraggiamento - ribatto.
Lui ridacchia.
- No, decisamente no. - dice - Ma c'è una di queste scritte su ogni caspio di muro. Come se i Creatori si fossero divertiti a mettere la loro firma su questo fottuto Labirinto. - dice sputando per terra con tono irritato.
Storgo il naso, leggermente disgustata da quel gesto idiota tipicamente maschile.
Poi si volta e raccoglie il suo zaino.
- Ripartiamo? - chiede.
Sospiro e annuisco.
Mi metto lo zaino in spalla.
E ricominciamo a correre.
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L'Errore
FanficGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...