Capitolo 51

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Esco dal bagno, in una sorta di stato di trance.
Non avrei mai creduto che sarebbe stato così terribile, rivederlo.
Immaginavo che sarebbe stato furioso con me. Che mi avrebbe odiata persino.
Ma non credevo che fosse capace di sputarmi addosso così tante cattiverie.
E ora sto male. Sto malissimo, mi sento distrutta.
Cerco di sembrare tranquilla e calma, un'ultima volta, solo per oltrepassare le guardie.
Non mi fermano, non ci sono complicazioni. Almeno questo.
Mi dirigo in fretta verso la mia stanza, non so dove altro andare.
La raggiungo, apro la porta. Quando entro, mi lascio cadere sul letto.
Sento le lacrime salire, ma io le spingo giù in profondità.
Non sono una che piange. Non piangerò. 
È tutto così incasinato. È tutto così fottutamente incasinato. 
Sospiro, dicendomi che posso superare anche questo. 
Sento qualcuno bussare alla porta.
Aggrotto le sopracciglia.
Che mi abbiano scoperto? No, non sarebbero così gentili, la porta la sfonderebbero.
In ogni caso, non mi interesserebbe.
- Avanti? - mormoro incerta.
La porta si apre. Con mia grande sorpresa, sullo stipite appare Shawn.
Si chiude la porta alle spalle.
- È filato tutto liscio? - chiede.
Annuisco. 
- Grazie Shawn. Grazie infinite, davvero. Ti devo un favore. - dico, ma mi accorgo anch'io di quanto triste deve suonare il mio tono.
Lui si siede sul bordo del letto.
- Non mi devi niente. - replica, poi mi guarda a lungo - Come è andata? - 
Sospiro.
- Male. Malissimo. Una caspio di sploff. - mormoro, mi rendo conto di aver utilizzato le parole della Radura senza accorgermene.
E noto che, stranamente, per la prima volta Shawn non mi ha guardato in quel modo, come se ne fosse interessato e affascinato. Sembra solo... preoccupato. Forse. Non saprei dirlo con certezza.
- Ma era necessario. Ne avevo bisogno. - aggiungo, vedendo la sua espressione lievemente delusa.
Ora mi rivokge uno sguardo confuso e probabilmente un po' scettico.
- Cosa ti ha detto? - chiede aggrottando le sopracciglia.
Rimango qualche secondo in silenzio.
Non è che me lo sia dimenticato.
Non potrei mai dimenticare una cosa simile.
Ma non penso di essere pronta a parlarne. Forse perché ho paura che, ripetendo quelle parole, possa renderle più vere.  Però sono la realtà, dovrei farmene una ragione.
Dischiudo le labbra leggermente, incerta su come incominciare, cosa dire e cosa omettere. Quando, improvvisamente, scatta una sirena, che mi assolve dal compito di scegliere.
È un suono forte e ripetitivo, assordante, che mi ricorda in modo nauseante l'arrivo della Scatola.
Entrambi ci alziamo in piedi, allarmati.
Shawn guarda verso la porta, le sopracciglia aggrottate, teso come una corda di violino.
- Che succede? - chiedo io.
Lui scuote leggermente la testa.
- È l'allarme, secondo il protocollo si attiva in caso di irruzione esterna o... - inizia.
- ...o fuga dall'interno. - concludo io, sgranando gli occhi poco dopo.
Usciamo in fretta dalla stanza.
Qui la sirena si fa sentire anche più forte, c'è caos ovunque, gli scienziati sono fuori dai Laboratori, le mani permute sulle orecchie. Una guardia passa di corsa davanti a noi, seguita da altre tre.
Fermo l'ultimo uomo, afferrandolo per il braccio.
- Ragazzina, non... - inizia, adirato.
- Cosa sta succedendo? - grido sopra al casino. 
Per qualche attimo sembra indeciso se sia il caso di rispondermi o semplicemente obbligarmi a lasciargli il braccio e correre via.
- Alcuni soggetti del test A stanno tentando la fuga, hanno già messo KO la maggior parte delle guardie. - dice alla fine confermando la mia ipotesi.
Poi si divincola, e riprende la sua corsa.
"Alcuni soggetti del test A..."
Stanno scappando.
I miei amici stanno scappando.
Ma non posso seguirli. Non voglio seguirli. Peggiorerei solo le cose, per me e per loro.
Però, l'idea che se ne stiano andando mi provoca una fitta al cuore.
Dove stanno andando, oltretutto?
Vogliono entrare in una città protetta?
E come faranno con Newt? 
Gli spaccati non possono entrare in città. 
Mentre prendo consapevolezza di quello che ho effettivamente pensato, il che mi provoca una improvvisa fitta al cuore non identificata, mi sorge un dubbio.
Mi suona sbagliato. 
Perché si sarebbero dati la pena di stimolare la sua zona della violenza, se fosse stato veramente malato?
In quel caso quello che mi dissero era un'altra bugia, e in realtà lui è davvero uno spaccato. Ma non avrebbe alcun senso.
Devo controllare. 
Non posso arrendermi così facilmente.
Non mi arrenderò. 
Voglio riprendermi almeno parte della vecchia Giulia. Quella che non si lasciava mettere i piedi in testa così.
Ciò che mi ha detto prima mi ha buttata parecchio giù, è vero.
Ma ancora sono confusa su questo punto, della nostra specie di conversazione, e voglio scoprire la verità. 
Decido che, quando si saranno calmate le acque, troverò un modo per entrare in archivio. Non me ne importa un fico secco delle conseguenze che ne deriveranno.
E questa volta, mi muoverò senza l'aiuto di Shawn. 
Se venisse a scoprire cosa voglio fare, mi denuncerebbe ai piani alti.
Non avrebbe altra scelta.
Ma io ce l'ho, un'altra scelta.
Questa volta scelgo di fare tutto da sola.
Come ho sempre fatto.

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