Ogni passo è stato come alzare un'incudine di ferro.
Non credo di aver mai provato così tanto dolore in vita mia.
Ma sono quasi arrivata, immagino.
Grazie al cielo gli Orti sono piuttosto vicini al Casolare, proprio accanto alla Gattabuia.
Mi appoggio al muro del piccolo edificio di pietra, cercando di riprendere fiato.
Mi sembra di aver corso per ore nel Labirinto.
Sbircio di soppiatto il biondino mentre lavora.
Non sembra interessato a quello che sta facendo, ovvero scavare con una zappa nel terreno, anche se sembra metterci impegno: ha l'espressione concentrata e pensierosa di sempre.
In quel momento, alza la testa, e incrocia il mio sguardo.
Sgrana gli occhi, lasciando cadere l'attrezzo.
Mi raggiunge in fretta, mettendo in evidenza il suo passo zoppicante.
- Cosa cacchio ci fai qua? - chiede, con un tono misto a rimprovero, un residuo di rabbia repressa, e preoccupazione.
Prendo una boccata d'aria, appoggiando la schiena al muro.
- Te ne sei andato come una furia - dico. Prendo un'altro respiro - Voglio capire che caspio ti succede, Newt. -
Lui sbatte le palpebre, guardandomi incredulo.
- Dovresti essere a riposare, cacchio - dice - Non a farti passeggiate nella Radura - dice passando lo sguardo dal Casolare a qui, probabilmente pensando a come caspio sia possibile che sia arrivata senza ammazzarmi.
- Io non voglio "farmi passeggiate nella Radura" - replico io facendogli il verso - Voglio solo parlare con te. E se non vieni tu da me, vengo io da te, non mi pare difficile da capire. -
Lui fa roteare gli occhi, incrociando le braccia al petto.
- Se stai cercando di farmi sentire in colpa, sappi che non serve, ci riesco benissimo da solo. - borbotta distogliendo lo sguardo.
Rimango in silenzio per alcuni istanti.
- Newt, che c'è? - chiedo, aggrottando leggermente le sopracciglia.
Fa scivolare gli occhi su di me.
- Senti, scusa. - dice incerto - Non volevo urlarti contro. È che... - sospira - Ogni giorno ti vedo entrare nel fottuto Labirinto. E mi chiedo se anche oggi tornerai. Mi chiedo se andrà tutto bene. E, caspio, questa volta non è andato tutto bene. - dice con un tono difficile da interpretare. - Sei tornata, ma mi sei quasi morta tra le braccia. Tu non... non capisci. - si interrompe.
Di nuovo non mi sta più guardando.
Guarda un punto imprecisato dietro di me.
- Non lo hai ancora capito. - dice in un sospiro.
Lo guardo, sempre più confusa.
- Senti, lascia stare - dice ad un tratto, la voce tornata dura come al solito - Torna al Casolare. - dice voltandosi.
Gli afferro il braccio, cercando di tirarlo indietro.
Ma facendo così lascio il mio unico appoggio, ovvero il muro, e barcollo in avanti.
Le sue braccia mi circondano, sostenendomi prima che possa cadere.
Alzo gli occhi verso di lui.
Sono belli.
Davvero belli.
E ora, colmi di qualcosa che non riesco a definire.
Il mio cervello si spegne, agisco senza pensare.
Mi allungo verso di lui, che mi supera in altezza di parecchi centimetri, e appoggio le mie labbra sulle sue.
È come una scossa elettrica, che mi dà energia e mi provoca un brivido lungo tutta la spina dorsale.
Ma è incredibilmente piacevole.
Newt sussulta, e indietreggia di qualche passo, finché non si scontra con il muro.
Ma non si stacca né ritrare, anzi, dopo qualche secondo di confusione, ricambia il bacio, premendo un po' di più le sue labbra sulle mie e aprendomele dolcemente. Sono calde, morbide, accoglienti in un certo senso.
Stringe le braccia avvolte attorno a me, mentre io appoggio i palmi delle mani sul suo petto.
Sento il suo cuore battere veloce e forte sotto di essi.
È come se lo stessimo aspettando da sempre.
A un tratto, il dolore alla ferita si fa sentire, acuto e forte come sempre.
Mi allontano di qualche centimetro.
- Newt - sussurro piano.
- Mh? - chiede con tono intontito, noto con stupore che ha il respiro affannoso.
- Mi... mi fai male - borbotto.
Lui allarga immediatamente le braccia, lasciandomi respirare.
Prendo qualche respiro profondo.
- Scusa - mormora.
Scuoto leggermente la testa, scrollando le spalle.
- Non fa niente - rispondo.
Rimaniamo in silenzio per alcuni secondi, in cui semplicemente ci guardiamo negli occhi.
E forse è vero, che spesso uno sguardo vale più di mille parole.
Vedo nel suo tutta la frustrazione provata in questi giorni, tutta la sua preoccupazione.
E nei miei... beh, non so cosa si veda esattamente.
Probabilmente, molto stupore per quello che abbiamo appena fatto.
Sento il colore affluirmi alle guance improvvisamente.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi, immaginando già quanto devo essere rossa in questo momento.
Mi trattengo con tutta me stessa dall'istinto di appoggiarmi a Newt per non cadere, dato che sento già di essermi affaticata molto.
Mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio in un gesto imbarazzato.
Mi guardo intorno, cercando di calmare il battito del mio cuore, sempre più accelerato: nessuno deve averci visti, sennò ci avrebbe già accerchiato mezza Radura.
Torno a guardare Newt.
- Ti riporto al Casolare. - dice come se non fosse successo nulla.
Annuisco piano, ancora un po' intontita.
Newt mi fa passare un braccio attorno alla vita, appoggiandosi il mio sulle sue spalle.
Il contatto con il ragazzo ora è qualcosa di strano.
Volto leggermente la testa a guardarlo, ma il suo viso non tradisce alcuna emozione.
Eppure, quando mi volto di nuovo, mi sembra di scorgere un guizzo sulle sue labbra.
Poi, iniziamo a dirigerci verso il Casolare.
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L'Errore
FanfictionGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...