Capitolo 43

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E anche oggi, niente di nuovo.
Che novità. È questo che penso, mentre oltrepasso di corsa la Porta Settentrionale.
Mi fermo a prendere fiato, chiudendo gli occhi. Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.
- Stai bene? - chiede una voce molto familiare.
Prendo un profondo respiro.
- Sì - dico alzandomi, e spostandomi frettolosamente una ciocca di capelli dal viso. Sorrido lievemente in direzione di Newt. - Non sono una... una caspio di bambola - dico col fiatone.
Lui sembra ricordarsi di questa frase, e accenna ad uno dei suoi rari sorrisi.
- Devo... andare - dico, preoccupata di dimenticarmi la mappa di oggi.
Lui annuisce, tornando serio.
Mi volto, e corro via.

Oggi sono riuscita a finire in fretta, perciò sono riuscita a uscire dalla Stanza delle Mappe quando non era ancora iniziata la cena. Ne ho approfittato per farmi una tanto agognata doccia, che è riuscita, almeno in parte, a rilassare i muscoli tesi per la corsa.
Quando ho finito, ho raggiunto gli altri alle Cucine.
Newt era laggiù, in mezzo al gruppo, che si guardava intorno. Quando mi ha avvistata, mi ha fatto un cenno con la mano, e io l'ho raggiunto.
- Dove cacchio eri finita, pive? - chiede aggrottando le sopracciglia.
- Da quando in qua sono una "pive"? - replico imitando la sua espressione.
Lui fa roteare gli occhi.
- Non ti sei accorta, per caso, che sei qui già da quasi tre caspio di settimane? Manca poco all'arrivo del Fagio. - ribatte.
Sbuffo.
- Comunque, ero a farmi una doccia - dico. - E ora sto morendo di fame. Hai finito con l'interrogatorio? - 
Alza gli occhi al cielo, mentre andiamo a metterci in coda.
Quando finalmente riusciamo a uscirne, ci uniamo al tavolo di Minho, che, guarda caso, si sta ingozzando. 
Ci sediamo una accanto all'altro, di fronte al ragazzo.
- Porco caspio quante volte ti avrò detto che sembri un fottuto maiale? - dice Newt tra l'esasperato e lo schifato.
L'altro deglutisce con un rumore poco piacevole, e fa roteare gli occhi.
- Più o meno un paio di milioni, cacchio, ma tu non corri tutto il giorno in giro per il Labirinto come una caspio di trottola - replica - Te lo può dire la tua amichetta là, che è stancante - aggiunge indicandomi con un cenno del mento.
Newt mi lancia un'occhiata veloce, per poi tornare a guardare Minho.
- Sì, immagino, ma almeno lei non s'ingozza in modo rivoltante - ribatte.
In effetti, sto mangiando in maniera civile.
- Ma che caspio, io sono... - inizia Minho.
- E smettetela - li interrompo io, sbuffando esasperata.
Sento Newt sbuffare, mentre Minho ci lancia delle strane occhiatine.
- Allora, niente di nuovo oggi? - chiede Newt per cambiare argomento.
Io e Minho ci lanciamo un'occhiata, e scuotiamo la testa.
Newt sospira.
- Immaginavo. - borbotta guardando il pavimento.
Posso solo provare a immaginare cosa sia, per lui, questa situazione. Sono già due fottuti anni che è rinchiuso in questo buco di posto. Dev'essere frustrante, non avere mai alcuna novità.
Mangio un boccone di quello che ho in piatto, e mi volto verso di lui.
- Prima o poi succederà qualcosa. Deve per forza succedere qualcosa - dico per cercare di tirarlo su di morale - Domani potrebbe essere il nostro giorno fortunato - alle mie parole, non ci credo neanche io.
Lui mi guarda con la coda dell'occhio. 
- Ci credi davvero? - ribatte.
- No - mormoro. 
Lui sbuffa.
- Almeno sei sincera - replica.
Rimaniamo tutti e tre in silenzio per un po'.
- E allora, pive, smettiamola con questi discorsi tristi. - dice a un tratto Minho.- Parliamo di... -
Faccio roteare gli occhi.
- Io semplicemente non ho voglia di parlare. Vado a dormire. - dico alzandomi.
Newt si alza subito dopo di me.
- Vado anch'io - ribatte. 
- Ma che bello, lasciate sempre solo il buon vecchio Minho - sbotta quest'ultimo. 
- Esattamente - rispondiamo in coro io e Newt.
Ci scambiamo un'occhiata imbarazzata, e torniamo a guardare Minho, sulle cui labbra è ora comparso un sorrisetto malizioso. Non mi azzardo a chiedere.
- A domani - dico io.
- A domani - risponde l'altro, con tono divertito.
Lo ignoriamo, e ci voltiamo per andare via.

Mi sveglio.
La prima cosa che sento è la fresca aria mattutina che circola nella Radura. Anche oggi, ho dormito fuori. 
Volto la testa a guardare Newt, disteso accanto a me.
Sospiro, e mi alzo in piedi.
- 'Giorno - borbotta, ancora ad occhi chiusi.
Aggrotto le sopracciglia. 
- Sei sveglio? - chiedo stranita. 
- No, sono un fottuto zombie sonnambulo - risponde ironico. Poi apre gli occhi, solo per alzarli al cielo.
Sbuffo.
- Intendo dire, sei sveglio a quest'ora? - chiedo - È molto presto - dico.
Lui si alza, e scrolla le spalle.
- Ieri, quando mi sono svegliato, te n'eri già andata. - ribatte.
Improvvisamente, inizio come a sentirmi in colpa. E anche a sentirmi una scema per questo.
- Scusa... ma era presto e tu stavi dormendo e... - "ed eri così carino..." mi sorprendo a pensare. Grazie al cielo, lui mi interrompe prima che possa compromettermi gravemente.
- Mica te ne faccio una colpa. - replica ridacchiando leggermente - Semplicemente, questa volta volevo salutarti. -
Alzo le sopracciglia. 
- Ah. Ok. - dico - Allora ciao - dico incerta. 
- Pensavo di accompagnarti, se non ti dà fastidio - dice, grattandosi la testa in uno strano imbarazzo.  
- Certo. Va benissimo. - rispondo, stranamente felice. 
- Bene così - risponde, annuendo, ma mi sembra di vedere un guizzo sulle sue labbra. - Da dove entri oggi? - chiede.
- Porta Meridionale - rispondo.
- Allora ti aspetto lì - replica.
Annuisco, e mi dirigo verso la Stanza delle Mappe.

Dopo aver preso il pranzo alle Cucine, raggiungo la Porta Meridionale con una veloce corsetta. 
- Ehy - saluto.
- Ehilà - risponde Newt, staccandosi dal muro.
- Allora io vado... - inizio, guardando il Labirinto aperto davanti a me.
- Senti, volevo chiederti una cosa. - mi interrompe.
Mi volto verso di lui, e lo guardo confusa, e anche un po' preoccupata.
- Dimmi - dico.
Lui si schiarisce la gola, incrociando le braccia al petto, e si guarda intorno.
- Io e te... abbiamo uhm... si insomma, abbiamo "chiarito"? - chiede incerto.
Butto fuori l'aria che non mi ero accorta di star trattenendo.
Mi sposto nervosamente una ciocca di capelli dal viso.
- Credo... credo di si? - replico.
Lui sospira sollevato.
- Bene - risponde.
Io rimango zitta, senza saper bene cosa dire.
Questo silenzio imbarazzato inizia a farsi pesante.
- Beh, ora devo proprio andare. - dico.
Lui annuisce.
Io mi volto, e faccio i primi passi oltre la Porta. Prima che possa solo allontanarmi di qualche metro, Newt mi afferra per il polso.
- Aspetta - dice, tirandomi leggermente indietro, e obbligandomi a voltarmi.
Si abbassa alla mia altezza, e appoggia le sue labbra sulle mie.
È come una scarica elettrica, che mi trasmette una sorta di energia piacevole in tutto il corpo, come sempre.
Sento la sua mano scivolare dal mio polso a dentro la mia, intrecciando le sue dita con le mie. Sono ruvide al tatto, ma così stranamente familiari e rilassanti.
Si stacca di qualche millimetro.
Mi accorgo di stare sorridendo leggermente.
- Torna presto - sussurra sulle mie labbra, sospirando ad occhi chiusi.
- Ci proverò - replico.
Si allontana, ma le nostre mani sono ancora unite. Sento un improvviso impulso irrazionale di non voler lasciare la sua. 
Ma poi, il mio cervello si rimette in moto.
È già tardi, cacchio.
Faccio scivolare via la mia mano, e punto i miei occhi nei suoi.
- Ciao - dico.
- Ciao - risponde.
Con sforzo immane, mi volto, e mi tuffo nel Labirinto.

I cinque giorni seguenti sono passati così, monotoni e sempre uguali, ma senza imprevisti o svolte preoccupanti. La mattina partivo, correvo tutto il giorno, e tornavo indietro, cenavo, dormivo. Sempre la stessa stancante rutine. 
Ma ormai mi ci sono abituata. Nonostante la situazione sembri essere stabile, tutto sembri andare bene, è da ieri sera che mi sento strana.
Non so il perché.
È solo che mi sembra troppo facile.
Mi sembra tutto troppo facile.
Il mio rapporto con Newt è tornato alla normalità, i ragazzi lavorano tutti tranquilli come sempre, Alby al solito mi ignora.
Va tutto troppo bene.
- ... ma mi hai sentito, caspio? - chiede a un tratto una voce, risvegliandomi dai miei pensieri.
È sera, e stiamo tornando al Casolare.
Oggi dormiremo dentro, dato che fa più freddo del solito.
- Mh? - replico.
Newt fa roteare gli occhi.
- Lascia stare - ribatte - Che caspio ti prende oggi? - chiede aggrottando le sopracciglia.
Incrocio le braccia e scrollo le spalle.
- Niente - rispondo, cercando di sembrare sincera.
L'ultima cosa che voglio, è dare un motivo a Newt di preoccuparsi. 
Soprattutto dato che è propenso a farlo con facilità.
Lui mi lancia un'occhiata poco convinta, ma non dice nulla.
Entriamo nel Casolare, e saliamo al primo piano, e infine entriamo nella stanza dove eravamo soliti dormire prima.
Ci sono due ragazzi, seduti sull'unico letto, che chiacchierano. Appena apriamo la porta, loro si interrompono.
Si lanciano un'occhiata, e poi tornano a fissarci. 
È una cosa che è già successa parecchie volte un questi giorni, e che sinceramente mi sta iniziando a dare parecchio fastidio.
- Che cacchio avete da guardare, teste di caspio? - sbotta Newt - Sparite - 
I due ragazzi si alzano, uscendo in fretta, ma senza toglierci gli occhi di dosso.
Io e Newt ci sistemiamo sul letto, come abbiamo fatto spesso, anche se con un certo imbarazzo a cui non sono più abituata.
Tra le sue braccia, mi addormento quasi subito.

Angolo autrice
Ok, lo so, questo capitolo è un po' una palla scusaaate ma giuro che il prossimo sarà un po' più... uhm... movimentato? Non pensate male ahahahah ma non so bene che altro dire, sappiate solo che ci sarà una novità ben poco piacevole. Vabbè ora vado, e vi lascio con la suspense😏💖
Alla prossima settimana!

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