Sono rimasta sola per tutta la mattina, tranne che per la breve e poco approfondita visita medica di Jeff. Il taglio sembra aver iniziato a rimarginarsi, ma è ancora in pessimo stato, e il ragazzo mi ha prescritto almeno una settimana di pausa, con un minimo di due giorni rimanendo a letto.
Penso che potrei ammazzarmi.
Vorrei soltanto stare finalmente bene e andare a correre.Rimanere qua ferma è la cosa peggiore che potesse capitarmi.
È vero, sono uscita a farmi una doccia veloce, ma tra mille difficoltà dovute alla ferita dolorante.
La porta si apre.
Lancio un'occhiata all'orologio: è l'una. Sull'uscio, appare George, con un panino in una mano e una bottiglietta d'acqua nell'altra.
- Ehy - mi saluta con un lieve sorriso incerto.
Mi alzo a sedere.
- Ehy ciao - dico io.
Il ragazzo mi raggiunge.
- Come stai? - chiede sedendosi sul bordo del letto, e passandomi il pranzo.
Scrollo le spalle.
- Riesco a malapena a respirare, ma si, tutto alla grande - rispondo sarcastica.
Lui ridacchia senza convinzione. Lo osservo per qualche secondo. Ok, è il momento adatto.
Aggrotto le sopracciglia.
- E tu? - chiedo.
Lui scrolla le spalle.
- Tutto ok - dice.
Riduco gli occhi a due fessure, scettica, e lui mi guarda stranito.
- Che c'è? - chiede.
- C'è che non ti credo neanche se mi paghi, George - ribatto.
Lui rimane in silenzio. Questo rende i miei sospetti ancora più forti. Non sta mai così zitto.
Mi siedo accanto a lui.
- Sul serio, cosa succede? - chiedo, ora preoccupata.
Scrolla le spalle.
- Ma niente - replica, imbastendo un sorriso tirato.
- Non è vero. Sei un mio amico, lo vedo che c'è qualcosa che non va. - ribatto - E tra amici non ci si nasconde le cose. -
Lui sospira, poi alza lo sguardo verso di me.
Mi stupisco di vedere uno sguardo così triste e ferito, sul suo viso sempre allegro e sorridente.
- Amici... - lo sento mormorare tra sé e sé - È questo, che non va - dice allora.
Aggrotto le sopracciglia, senza capire.
- Non vuoi essere mio amico? - chiedo confusa.
Lui ridacchia amaramente, fissando il pavimento come se potesse rivelargli i segreti dell'universo.
- No, non voglio esserlo - risponde.
Continuo a non capire. Cosa diavolo gli è successo? O meglio, che diavolo gli ho fatto?
- Ma allora cosa... - inizio a chiedere.
- Vorrei essere qualcosa di più - mi interrompe
Apro leggermente la bocca per lo stupore. Non avevo proprio pensato a questa eventualità. E qui arriva la spontanea domanda...Come ho fatto a non accorgermene?
Lui si volta a guardarmi.
Sorride tristemente.
- Tu evidentemente no - aggiunge.
Rimango per qualche istante in silenzio, alla ricerca delle parole da dire.
- No, George, davvero... sei... sei un ragazzo fantastico... ma... - mi interrompo.
Cosa cacchio devo dire?
...ma poche ore fa ho baciato Newt?
- Non preoccuparti - dice, stampandosi un'altro finto sorriso sulle labbra e scrollando le spalle, alzandosi in piedi.
Lo fisso, completamente in imbarazzo.
Ecco Giulia, puoi cancellare dalla lista delle cose che non volevi fare il "spezzare il cuore di un ragazzo".
- Io devo tornare alle Cucine. - aggiunge. - Ci vediamo in giro. -
Annuisco leggermente.
- Ciao - mormoro.
Lui si volta, ed esce dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Sospiro forte, premendomi entrambe le mani sulla faccia.
Che caspio di casino.Anche il pomeriggio l'ho passato in solitudine. Mi sento inutile.
Ho cercato di trovare qualcosa da fare, qui, chiusa in questa caspio di stanza.
Ma niente, tutto quello che potevo fare era pensare. E dopo pochi secondi la testa iniziava a farmi male, troppi troppi troppi pensieri.
Continuavo a pensare a George, quel povero ragazzo. È sempre stato così disponibile e dolce con me, e io non avevo mai capito niente.
Sono stata talmente stupida...
Del resto, mi è altrettanto oscuro il motivo per cui abbia baciato Newt.
Mi piace sul serio?
Ancor più assurdo è il modo in cui non si è ritratto da me, il modo in cui invece si è lasciato trasportare, stringendomi di più a sé...
Eppure, ha sempre dimostrato ben poco interesse per me, e spesso quel poco era intriso di rispostacce e occhiate di traverso.
Non capirò mai la mia vita.
E intanto, si è già fatta sera.
Sto guardando fuori dalla finestra da almeno una mezz'ora, seduta sul bordo del letto. È davvero bella la Radura, soprattutto a quest'ora del pomeriggio, quando il sole inizia a tramontare. Ma naturalmente, questo magnifico paesaggio è rovinato da quelle alte, scarne, mura di pietra, grigie come un cielo che si prepara alla pioggia.
Assorta nei miei pensieri, mi accorgo a malapena della porta che si apre alle mie spalle.
Mi volto.
- Ciao - dico sorridendo leggermente, sinceramente felice di vedere il biondino.
- Ciao - sbotta Newt buttandosi a sedere accanto a me, appoggiandosi all'indietro sugli avambracci.
Dev'essere successo qualcosa.
Oppure, è semplicemente di malumore, che novità.
Aggrotto le sopracciglia.
- Tutto ok? - chiedo.
Lui mi lancia un'occhiata molto significativa. È irritato, e anche parecchio.
- Cosa ha detto Alby? - chiedo allora.
Lui fa roteare gli occhi.
- Il solito. - dice sbuffando - "Voglio questo, voglio quello" -
Sospiro.
- E pretende di parlare con te di quello che è successo nel Labirinto, in privato. - aggiunge.
Mi irrigidisco.
Non è che la prospettiva di rimanere sola a parlare con Alby mi alletti molto, dato che mi butterebbe in pasto ai Dolenti molto volentieri.
- Immagino che non mi possa tirare indietro - mugugno.
- Già - replica - Comunque, ho detto a quella testapuzzona che con tutte le probabilità non riuscirebbe a capirci un fottuto caspio se ti obbligasse a parlare da sola con lui, perché sei una caspio di rompipalle e gli avresti solo risposto male... - inizia.
- Ah, grazie! - sbotto fingendomi più offesa di quello che veramente sono.
Mi sembra di vedere un guizzo sulle sue labbra.
- Lo sai che è vero - ribatte.
In effetti, non ha tutti i torti.
- ... perciò abbiamo deciso che ci sarò anch'io, a cercare, e sottolineo la parola CERCARE, di non farvi strozzare a vicenda... - continua.
- Mi pare un'idea piuttosto sensata, si - concordo.
- ...e anche perché sono curioso di sapere come cacchio hai fatto ad uscirne viva. - conclude lanciandomi una lunga occhiata.
Aggrotto le sopracciglia.
- Bastava che me lo chiedessi, posso anche raccontartelo adesso, non è mica un segreto di Stato- dico io stranita.
- Sì beh, preferirei evitare di parlare dei fottuti Dolenti a quest'ora, perciò...- ribatte.
Si interrompe a metà frase.
- Porco caspio, ecco cosa mi ero dimenticato! - sbotta, scattando a sedere.
Aggrotto le sopracciglia.
- Volevo passare alle Cucine per portarti la cacchio di cena, ma ero incasinato e... - inizia.
- Nessun problema - lo interrompo scrollando le spalle - Tanto non avevo nemmeno fame - aggiungo, mentendo spudoratamente. Spero che il mio stomaco non decida di tradirmi brontolando rumorosamente nelle prossime ore.
- Bene così - dice sospirando.
Rimaniamo in silenzio per alcuni istanti.
Lo osservo attentamente.
Sembra davvero stanco.
Due ombre scure gli cerchiano gli occhi, ha un'espressione smorta e decisamente stufa.
- Ti va di andare a dormire? - chiedo, un po' preoccupata.
Lui mi guarda stranito.
- Sono appena le 8 e tre quarti - dice.
- Sì, ma sembra che tu non dorma dalle 8 di ieri mattina - replico.
- Veramente, non lo faccio dalle 8 e mezza di sera di quattro giorni fa - ribatte stancamente.
Sgrano gli occhi.
- Stai scherzando, vero? - chiedo, nonostante il tono usato sia troppo serio per essere uno scherzo.
Lui mi lancia un'occhiata.
- No - risponde - Da quando sei andata in coma sono rimasto qua, ed è tanto se ho chiuso occhio per mezzo fottuto secondo. -
Rimango spiazzata da questa risposta, e non trovo nulla da dire.
Davvero è rimasto qui con me per quattro giorni di fila?
- Perciò, accetto volentieri la tua proposta. - aggiunge, riempiendo quel silenzio imbarazzato che si stava formando. - Vuoi che resti qui? - chiede incerto.
- Se vuoi andartene non c'è problema... - inizio.
- No, no, nessun problema - mi interrompe.
Detto questo, si alza in piedi.
- Vado a prendere un sacco a pelo - dice.
Annuisco.
Lui raggiunge la porta, ed esce dalla stanza.

STAI LEGGENDO
L'Errore
FanfictionGiulia. Il suo nome, questo è tutto ciò che sa di sé, oltre al fatto di essere particolarmente testarda. Cosa succederà quando la prima ragazza arriverà alla Radura? Naturalmente, come se la situazione non fosse già abbastanza disastrosa, si introme...