CAPITOLO 14

37 7 9
                                    

DOMENICA 22 SETTEMBRE

Mi svegliai con il solito rumore della sveglia. Mi vestii con un maglioncino bianco panna e dei jeans semplici, mentre come scarpe degli stivaletti neri bassi. Mi truccai e sciolsi le trecce che avevo fatto la sera, prima di andare a letto, ottenendo così l'effetto mosso. Mancava ancora un quarto d'ora all'inizio delle lezioni. Mi sdraiai sul letto ripensando al pomeriggio passato con Warren di giovedì e al bacio e questi pensieri mi fecero sorridere. A distrarmi fu un tonfo proveniente di fianco a me. Mi alzai di scatto.

Io <Warren! Cosa ci fai qui? Non prendere l'abitudine di entrare dalla finestra eh.>

Lui <Vieni con me.>

Io <Dalla finestra? Posso scendere le scale come le persone normali?>

Lui <No, altrimenti ti vedranno. Devi dare l'idea di essere malata. Se uscirai ti vedranno e capiranno.>

Io <Capiranno cosa?> lui non rispose e scese dalla finestra, poi feci lo stesso. Tornai con I piedi per terra.

Io <Non ho mai visto questo giardino.>

Lui <Diciamo che questo giardino è qui solo per bellezza. Non ci sono strade che portano qui. Si vede solo dall'esterno.>

Era chiuso solo da delle ringhiere. Ha ragione, solo per bellezza. Non verrà mai calpestato da nessuno studente.

Io <Perchè proprio di qui dovevamo passare?>

Lui <Perchè visto che in teoria qui non si può arrivare passando dal giardino o da altre porte non ci sono telecamere.>

Io <A meno che due deficienti come noi passino dalla finestra. Ma quindi l'altra volta hai fatto tutto il giro?>

Lui <Sono uscito dai cancelli della scuola e dietro l'angolo ho scavalcato la ringhiera e mi sono arrampicato. Se mi avesse beccato la bidella mi sarei preso una punizione.> intanto scavalcammo I cancelli e finimmo sul marciapiede.

Io <Tutto questo per parlarmi? Non bastava, che ne so, un messaggio, una chiamata?>

Lui <Così è più divertente, e poi preferisco di persona.>

Mi portò fino davanti ad una bella macchina..

Io <Dove mi porti?> dissi una volta entrata dentro.

Lui <Sorpresa.>

Tanto partimmo e cantammo qualche canzone che c'era alla radio. Si fermò.

Lui <Prima devo bendarti, altrimenti scoprirai subito il posto.>

Io <Non mi piace non vedere.>

Lui <Ancora mezz'oretta.>

Io <Siamo a metà strada. Abbiamo fatto mezz'ora circa adesso... una città lontana un'ora da Houston... quale potrà mai essere...> pensai curiosamente.

Lui <Dovrai aspettare per saperlo.>

Passammo il tempo tra musica e parlare di argomento un po' a caso. Sentii il motore spegnersi.

Lui <Arrivati.> scese dalla macchina e mi aprì la portiera. Appena uscii sentii subito un buon odore. Odore di mare. Sentii pure I suoni delle onde infrangersi sugli scogli.

Io <Mare giusto?> mi tolse la benda.

Lui <Siamo a Galveston.>

Io <Non ci sono mai stata. All'inizio pensavo mi portassi in una città in centro.>

~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora