SABATO 12 OTTOBRE
Era passato un giorno da quando ero qui ma per me ne erano passati mille. Il tempo sembrava non passare mai e non avevo nulla da fare se non stare ferma seduta sul mio letto a fissare il vuoto.
Non potevo nemmeno ascoltare la musica e per me che era praticamente la mia vita non fu tanto bello...
Come visita per ora avevo avuto solo quella di Chloe e se pensavo ancora a come era stata mi veniva un vuoto allo stomaco terribile. Mi sentivo così maledettamente in colpa.
Avevo però iniziato a mangiare, poco per volta ma ce la stavo facendo. In teoria domani avrei avuto la visita dello psicologo e non avevo assolutamente intenzione di rivelargli nulla.
La porta si aprì all'improvviso facendomi sobbalzare. Il mio sguardo però non si spostava e rimaneva fisso fuori dalla finestra, dove la pioggia cadeva incessante sopra il vetro.
Capii dal rumore dei tacchi che si trattava di una donna ma non avevo ancora il coraggio di guardarla.
Lei <Tesoro sono io, sono tua mamma... mi senti?> disse a voce bassa con la voce che le tremava leggermente. <Mi hanno detto che non parli con nessuno e questo non lo capisco... devi rimetterti e andare avanti tesoro. Io non ce la faccio a vederti così, ma soprattutto non riesco ad accettare il fatto che io non me ne sia accorta. Non abbia notato che tu....> disse singhiozzando <Mia figlia...> non finì la frase che delle lacrime mi si posarono sulla mano che stava stringendo.
Avevo così tanta voglia di abbracciarla e dirle che non era affatto colpa sua ma era davvero come se fossi paralizzata.
Lei <Ho già perso tuo padre, non voglio perdere anche te.> sussurrò poi.
Rimanemmo così, lei di fianco a me che teneva la mia mano nella sua ed io con lo sguardo il più lontano possibile dal suo.
Lei <Ti ricordi da piccola quando ti avevo lasciata il primo giorno di scuola che era successo?>
"<Ma mamma non voglio andare a scuola!> dissi con gli occhi lucidi.
Lei <Tesoro ma devi andarci, dopo ti prometto che verrò a prenderti.> si abbassò alla mia altezza per poi darmi un bacio sulla testa.
Io <E se non mi accetteranno? E se mi prenderanno in giro?>
Lei <Nessuno potrebbe mai ferire la mia bambina. E se accadrà ci penserò io, okay?> annuii velocemente prima di vederla scomparire dietro la porta.
Mentre tutti I bambini stavano giocando mi sentivo così sola e così impaurita. Presi un foglio ed una penna ed iniziai a disegnare. Passai così tutto il tempo libero prima che una maestra mi si avvicinasse.
<Perchè te ne stai da sola? Non giochi con I bambini?>
Alzai le spalle semplicemente per poi tornare a fare ciò che stavo facendo.
<Cosa stai disegnando?> chiese curiosa cercando di sbirciare sul mio foglio.
Io <Non posso fartelo vedere.> dissi sorridendo."
Lei <Ricordo che tu non volevi mostrare a nessuno il tuo disegno e ciò aveva attirato l'attenzione di molti bambini che volevano sapere che cosa stessi nascondendo. Ma tu non cedevi e ti tenevi sempre vicino quel pezzo di carta fino ad un giorno.>
"io <Ciao!> dissi sorridendo ad una bambina dai capelli biondi. Se ne stava da sola giocando con una bambola di pezza. <Che fai?> chiesi dolcemente.
Lei <Sto giocando.> disse ovvia senza guardarmi.
Io <Sai che cosa ho disegnato in questo foglio?>
Lei <No e non voglio saperlo.>
Io <Perchè no? Tutti sono curiosi.>
Lei <Ma io non sono tutti, io sono semplicemente Chloe. Se è un tuo disegno non vedo perchè dovrebbe importarmi.>
Il suo tono non era cattivo, era più che altro indifferente e sincero. Ciò mi fece capire che lei era la persona giusta.
Io <Vuoi dirmi almeno che cosa pensi di questo disegno?>
Lei <E va bene... se ci tieni tanto.> disse posando la bambola e aspettando che glielo mostrassi.
Tirai fuori il foglio e glielo porsi davanti agli occhi.
Lei <Un sasso? Non è nulla di che... e tutti sarebbero curiosi di questo?> alzò un sopracciglio.
Io <Ti immagini cosa farebbero gli altri vedendo cosa c'è su questo foglio?>
Lei <Ci rimarrebberò male e sarebbero delusi.>
Io <Già, e questo perchè si sono illusi. Più passa il tempo e più loro si mettono a pensare a cosa potrebbe esserci. Più passa il tempo e più loro penseranno cose sempre più improbabili ed impossibili.>
Lei <Non capisco...>
Io <La curiosità porta all'illusione.>
Lei <E perchè avresti disegnato un sasso?>
Io <Vedi... se io avessi mai un qualcosa che mi renderebbe triste lo considererei un sasso perchè è pesante. E se volessi che qualcuno mi aiutasse dovrei condividere il mio peso, cioè il mio sasso. Ma come faccio se è un qualcosa di astratto?>
Lei <Quindi hai disegnato un sasso per rappresentare I tuoi problemi concretamente?>
Prendo il foglio e lo strappo dividendo il mio disegno in due.
Io <Se io mi liberassi di una parte del mio problema sarei più leggera... e se l'altra persona facesse lo stesso con me sarebbe lo stesso per lei. Dovrei solo trovare una persona disposta a prendere metà del mio sasso. E quella persona non deve essere curiosa di sapere che problema io abbia fingendo di volermi aiutare come I bambini che volevano vedere il mio disegno. Quella persona deve essere qualcuno che si mostri indifferente ma pronto ad accettare una richiesta di aiuto... quindi, prenderesti mai la mia metà del sasso?>
Lei iniziò a sorridere per poi afferrare l'altro pezzo di carta."
Lei <Perchè non mi hai offerto quel pezzo Ari?>
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~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)
RomanceArianna Prendom, una ragazza diciassettenne con un passato da lei sconosciuto e avvolto nel mistero. Un passato da cui cerca di fuggire, ma a volte vuole anche scoprire cosa si celi dietro ad esso. Un mistero che la distruggerà lentamente. Un luogo...