SABATO 8 OTTOBRE
Perchè in quel momento volevo solo ascoltare un po' di musica deprimente senza pensare a niente. Volevo distaccarmi dal mondo, dai miei pensieri, dalle mie paure, dalle mie preoccupazioni. Chiudere gli occhi fregandomene di tutto, e di tutti. Volevo solo prendermi una pausa. Fermarmi e rilassarmi. Volevo solo una cosa che non ho mai avuto, un po' di pace. Volevo solo stare nel mio mondo, per un po'. Rinchiudermi dentro la mia barriera che mi separa da tutto. Stare lì, ferma e zitta. Subendo tutto il dolore, e la mia tristezza.Nascosta, per la paura di soffrire, più di quanto non stessi soffrendo già.
"Ci circondiamo di muri perché abbiamo paura della gente, o perchè abbiamo paura di noi stessi?"
Questo è ciò che scrissi in un pezzo di carta. Per poi lasciarlo volare via, teletrasportato dal leggero vento. Nella speranza che un giorno qualcuno trovasse tutti questi pezzi di carta, e che riuscisse a rispondere alle mie mille domande che da tempo non facevano altro che aumentare, e che piano piano mi stavano distruggendo. Perchè questo è ciò che facevo. Scrivevo tutto su dei biglietti, e li lasciavo andare chissà dove. Anche se probabilmente nessuno di questi li avrebbe mai letti qualcuno, o per lo meno nessuno sarebbe mai riuscito a rispondere alle mie numerose domande.
Continuavo a camminare lungo le mille rotaie della solita ferrovia. Il mio piccolo posto. Li andavo per isolarmi. Per lasciare che I miei pensieri si impadronissero di me.
Con il tramonto che prese possesso del cielo. Lasciando sfumature di colori caldi, che presto però sarebbero stati sopraffatti dalla fredda notte. E mentre continuavo il mio cammino verso l'infinito, vidi in lontananza una figura scura, camminare anch'essa su questa strada. Ma il fatto che colui fosse in contro luce, mi impedii di vedere chi fosse.
Lasciai questi pensieri, e mi distesi sopra le rotaie. Con gli occhi puntati al cielo sopra di me. Così immenso, e noi così piccoli. Con le braccia distese, pronte a lasciare che l'oscurità, non si impadronisse solo del cielo, ma anche di me. E con le note di "Wake Me Up" lasciai che la mia mente viaggiasse da sola.
Chiusi gli occhi. Per addormentarmi, nella speranza di risvegliarmi da un altra parte. Non li, ma lontano. Non mi preoccupai del freddo, ne dell'ora, ne della fame. Lasciai le preoccupazioni alle spalle. Volevo solo andarmene. E mi lasciai trasportare in un altro mondo. I miei sogni. Anzi, il mio sogno. Era tempo che facevo lo stesso.
"Camminavo lungo la ferrovia, con I fantastici colori che sembravano tinti sul cielo. Tutto sembrava così fantastico. Ma tutto d'un tratto I colori si scurirono, tutto diventava freddo, triste e cupo. Tutta l'allegria, e la felicità che sembrava essersi sparsa come polvere in giro, sembrava essersi disintegrata. La musica che stavo ascoltando, non era più quella di prima, era un ammasso di suoni, era casino, frastuono. Piena di disordine, paura, insicurezze. Così mi tolsi le cuffie. Ma quella musica non era solo negli auricolari che avevo addosso poco prima. Era ovunque. Sembrava che il cielo stesse suonando quella che doveva essere musica, ma che per me era diverso. Era impossibile spiegarlo. So solo che quello che c'era poco fa, si era trasformato nell'opposto."
Mi svegliai, sempre nello stesso punto di quello che doveva essere un sogno, ma che sembrava un incubo.
Perchè un incubo? Perchè è in quel posto, ovvero la ferrovia, che ho saputo ciò che mi avrebbe fatto star male, ciò che mi avrebbe distrutta. Perchè quella musica che sentivo nel sogno, non era musica, o almeno prima lo era. E quello che mi sembrava essere fantastico, cioè il cielo pieno di colori, per me era diventato oscuro, e triste. Quel sogno sembrava il ricordo di quel giorno. Il giorno in cui mia madre mi diede quella notizia.
"Papà ha fatto un incidente, non ce l'ha fatta." mi erano bastate quelle ultime parole per capire che qualcosa sarebbe cambiato, che io non sarei più stata la stessa. Ma capii che non ero sola. C'era mia madre, mia sorella, I parenti, e gli amici. Perchè noi non siamo soli. Riuscii a superare quel dolore. Ma quel sogno, non ho mai capito perchè, è l'unica cosa che non se ne va, e non se ne andrà.
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~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)
RomantiekArianna Prendom, una ragazza diciassettenne con un passato da lei sconosciuto e avvolto nel mistero. Un passato da cui cerca di fuggire, ma a volte vuole anche scoprire cosa si celi dietro ad esso. Un mistero che la distruggerà lentamente. Un luogo...