LUNEDI' 9 SETTEMBRE
Mi svegliai a causa del frastornante rumore della sveglia, e se avessi avuto le forze l'avrei dal balcone di casa mia. Erano le 4 di mattina. Buttai la testa sul cuscino e pensai se svegliarmi o no, in teoria mi sarei dovuta svegliare alle 5.Decisi di alzarmi comunque, non sarei riuscita ad addormentarmi di nuovo, non dopo il solito incubo.
Andai in cucina e mi preparai un cappuccino con dei biscotti.
Dopo aver finito di mangiare corsi in camera. Optai per dei jeans chiari a vita alta, un maglioncino corto color grigio cenere, con sopra una felpa anch'essa corta di color bordeux. Indossai delle scarpe bianche e andai a truccarmi. Un po' di cipria, mascara e matita, per risaltare I miei occhi color nocciola. Lasciai I miei capelli castano chiaro sciolti leggermente mossi.
Andai in camera e guardai l'ora. 5:30. Andai a salutare mia madre dandole un bacio sulla fronte.
Io <Mamma, io vado.>
Lei <Già pronta?>
Io <Si, vado ora.>
Lei <Ma non dovevi andare con Aurora?>
Io <Ci aspettiamo alla fermata.>
Lei <Allora buona fortuna! Ci vediamo dopo!> mi disse con un sorriso.
Detto ciò mi precipitai fuori, ma mi ritrovai fuori casa Aurora.
Io <Che ci fai qui?> chiesi sorpresa.
Lei <Stavi andando senza di me?> disse fingendosi offesa.
Io <Dovevamo vederci alla fermata del Bus.> dissi divertita scuotendo la testa.
Lei <Sì, ma pensavo che ti fossi dimenticata di me.>
Io <E come potrei> dissi ridendo.
Poi ci incamminammo verso la fermata dell'autobus. Intanto che aspettavamo parlammo tutto il tempo di ciò che speravamo sarebbe successo nella nuova scuola.
Lei <Sarebbe perfetto se ci fossero ragazzi carini, solo ragazzi carini.>
Io <Sarebbe meglio se non ci fossero quelle ragazze che si credono Dio sceso in terra.> alzai gli occhi al cielo.
Lei <Hai ragione, non le sopporto. Non so come siamo sopravvissute con Marine.>
Marine era una ragazza della nostra scuola. La solita ragazzina viziata con tutti ai suoi piedi e con le sue amichette sempre addosso.
Finalmente arrivò l'autobus e ci sedemmo nei posti in fondo, com'era nostro solito fare.
Lei <Mia madre ha deciso che mi trasferirò nei dormitori della scuola.>
Io <Anche la mia, in effetti è meglio. Altrimenti dobbiamo fare costantemente avanti e indietro, e poi dobbiamo svegliarci troppo presto!>
Lei <Allora prendiamo la stanza insieme no?>
Io <Certo, che domande.>
Dopo ore passate ognuno nel proprio mondo lei mi svegliò dai miei pensieri.
Lei <Guarda, siamo arrivati!>
Ci lanciammo fuori dal veicolo e ci incamminammo verso l'istituto. Erano le 8:07. avremmo avuto tutto il tempo per sistemare le cose negli armadietti, ma soprattutto dovevamo andare dalla preside per farci spiegare ogni cosa.
Una volta varcato il cancello c'era un enorme giardino colmo di studenti. I soliti gruppi. Quelli dei secchioni, quelli degli sfigati, quelli dei ragazzi che si credono fighi fumando, quelli delle ragazze che parlano come se non si vedessero da anni, quelli dei ragazzi scemi che fanno cose stupide, ecc.
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~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)
RomantizmArianna Prendom, una ragazza diciassettenne con un passato da lei sconosciuto e avvolto nel mistero. Un passato da cui cerca di fuggire, ma a volte vuole anche scoprire cosa si celi dietro ad esso. Un mistero che la distruggerà lentamente. Un luogo...