CAPITOLO 21

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LUNEDI' 30 SETTEMBRE

Mi diressi verso la mia classe. Prime due ore matematica.

Lui <Venga alla lavagna e iniziamo con degli esercizi.> si rivolse a me. Feci ciò.

Iniziò a dettarmi ogni cosa e poi mi lasciò il tempo per risolvere.

Lui <Molto bene. Ho guardato il suo test di sue settimane fa, non ho avuto modo di farglielo vedere perchè non la vedevo mai in classe. È andato abbastanza bene. È amica di Warren?>

Io <Perchè questa domanda?>

Lui <Ho trovato degli esercizi uguali nei vostri fogli... mi chiedevo se avessi copiato da lui, o viceversa.>

Io <Perchè ovviamente se ciò fosse accaduto glielo direi in modo da abbassare il voto o prendere una nota. Non sono mica cretina.>

Lui <Moderi i termini. Siamo in classe, non in città.>

Io <Questa scuola si trova in città, no?>

Lui <Queste battute fanno ridere le galline.>

Io <Uh, allora perchè non sta ridendo?> dissi scocciata.

Lui <Fuori dalla mia classe!> disse furioso.

Stavo diventando diversa, stavo cambiando. Iniziavo a farmi mandare fuori e a fare battute stupide che non facevano altro che far incazzare I prof.

Intanto che camminavo per I corridoi in meno di un secondo mi ritrovai davanti Warren I suoi occhi erano puntati suoi miei con tale insistenza da mettere quasi paura. Erano scuri e cupi. Non li avevo mai visti così.

Io <Cosa vuoi?>

Lui <Perchè ti sei comportata così ieri?>

Io <Non devo darti spiegazioni.>

Lui <Arianna. Non farmi incazzare.> disse quasi come se fosse uno di quei cattivi ragazzi, quelli stronzi.

Io <Altrimenti?> chiesi in tono di sfida.

Lui <Rispondi.>

Io <Altrimenti?> chiesi ancora con un sorriso sulle labbra.

Un suo pugno colpì il muro di fianco alla mi testa sobbalzai per il gesto.

Lui <Sono cambiato, te lo ho già detto.> disse per poi andarsene.

Io <Tu lo sai cosa mi è successo quel giorno.> dissi freddamente.

Lui <Di che parli?> chiese fermandosi e voltandosi verso di me.

Io <Hai capito perfettamente.> poi me ne andai in bagno.

Iniziai a guardarmi allo specchio. Un sorriso spento e gli occhi morti.

E più fissavo quel riflesso, più non riuscivo a capire chi avessi davanti. Quasi non mi riconoscevo. Se fossi tornata da mia madre e da mia sorella non avrebbero nemmeno riconosciuta immagino.

Rimasi lì fino all'inizio dell'intervallo. Non ce la facevo a tornare in classe.

Quando suonò la campanella uscii fuori. C'era già molta gente nel giardino, ma io andai verso il mio albero e Warren era seduto lì.

Io <Questo è il mio posto. Vattene.>

Lui <C'è scritto il tuo nome?>

Io <Andrò da un'altra parte.>

Lui <Aspetta.> si alzò in piedi. <Cosa intendevi dire oggi?>

Io <Se ci pensi sono sicura che ci arrivi.>

~La ragazza della ferrovia~ (Wattsy2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora