Roxana Spiderhood

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-Che cosa vuoi da me?- la ragazza era seduta sulla sedia, al centro della stanza. I lunghi capelli di platino le arrivavano fin sotto il sedere -Che cosa vuoi da me?!- si alzò di colpo e ricadde sulle ginocchia portandosi le mani alle orecchie -Esci dalla mia testa!- gridò battendosi forte i lati del capo.
Le lacrime le scendevano copiose e le labbra le sanguinavano per i morsi.
-Che cosa ho fatto di male?- la sua voce era un gorgolio disperato. Erano ore che parlava con quel demone, ma lui non le rispondeva.
-Lasciami stare... ti prego- alzò lo sguardo e vide il comò davanti a lei.
Si arrampicò faticosamente e riuscí a mettersi in piedi.

Guardò davanti a sé, nello specchio.
-Perché non mi lasci in pace?- guardava il suo riflesso, e il suo riflesso guardava lei -Che cosa ho fatto per meritarmi questo!?- la figura nello specchio sorrise -Sei nata, Roxana. Sei nata.-
Un urlo agghiacciante riempí la stanza. Lo specchio andò in frantumi.

Si udí una risata malvagia, diabolica.

La ragazza tornò a sedersi sulla sedia.
-Roxana-
silenzio.
-Perché hai rotto lo specchio?-
la ragazza sollevò la mano e guardò il sangue nero che sgorgava fuori.

Chiuse gli occhi.

-Non volevo piú vederti- una fremito
la percorse.
-E perché?-
-Perché mi fai paura-
-Anche tu mi fai paura-
-Allora vattene- ci fu una pausa.
-Roxana- la ragazza aprí gli occhi
-Io non posso andarmene-

Roxana si svegliò urlando.
Si guardò allarmata intorno: dalla finestra entravano delle strisce di luce che illuminavano la stanza, completamente in ordine.
La sedia riposta sotto la scrivania, i libri ordinati sugli scaffali della libreria, lo specchio del comò lucido e splendente. Si lasciò ricadere sul cuscino mentre sua madre entrava in camera -Tutto a posto? Ho sentito un urlo- la ragazza, vedendo la madre visibilmente preoccupata, la tranquillizzò -Sí, mamma. Solo un brutto sogno- la donna si rilassò e le sorrise -Allora buonanotte- uscí chiudendosi la porta alle spalle.

Roxana si passò una mano tra i capelli chiari e lanciò un ultima occhiata al comò: notò il suo stilo. 'Strano' pensò 'come ci é finito lí?' si alzò dal letto e andò a prenderlo. Poi riattraversò la stanza e lo ripose delicatamente nella cintura delle armi appesa a un'anta dell'armadio. Si ributtò sul materasso e riprese sonno quasi subito. Il braccio a penzoloni, come lo teneva sempre lei, la mano destra rilassata. Dei segni invisibili la rigavano da parte a parte, come tagli che stavano guarendo.

Di solito si sente quando gli iratze fanno effetto.
Ma lei non se ne accorse.
Lei non sapeva di essersi disegnata una runa di guarigione.
Lei non sapeva di averne bisogno.
Lei non sapeva di aver rotto il suo specchio.
Lei non sapeva cosa fosse davvero accaduto, quella notte.

Angolo autrice
Buonsalvissimo! Ecco un nuovo inquietante capitolo...
Sí, lo so: non se n'é capito nulla, ma era una cosa voluta. Forse capirete piú avanti u.u *si complimenta da sola per la propria antipatia*
Dunque, spero vi sia piaciuto, e noi ci rivediamo alla prossima puntata! *spegne uno schermo invisibile con il telecomando*
Waffle❤

Shadowhunters - Città delle mezze veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora