Viva per finta

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Mandy e Celine erano arrivate a casa Lightwood circa un quarto d'ora in ritardo, rispetto all'orario che era stato dato.

Maryse Lightwood, con i suoi movimenti lenti e profondi, le aveva fatte accomodare in un ampio salotto.
Trattandosi di una casa di famiglia, era tutto molto vecchio e impolverato, e i Lightwood non erano gente molto aperta al cambiamento.
Avrebbero voluto continuare a vivere all'Istituto di New York, ma nell'ultimo periodo la vecchiaia aveva cominciato a farsi sentire, e attraversare il portale tutte le volte che Robert doveva andare ad Alicante era diventata una fatica eccessiva.
Cosí si erano trasferiti nella bella capitale di Idris, non senza un po' di malinconia.

-Ah eccovi, stavamo per cominciare senza di voi- esordí Jace vedendole varcare la soglia del salone.
Si alzò in piedi e fece un giro della grande tavola rotonda alla quale si erano accomodati tutti -Sedetevi- invitò le due ragazze, battendo la mano sullo schienale di una sedia.
Mandy prese posto vicino a Celine.
Guardò l'amica alla ricerca di conforto, ma l'altra aveva lo sguardo cupo, arrabbiato.
E lei sapeva anche il perché.

-Dunque,- iniziò Robert alzandosi in piedi -dato che siamo tutti qui, direi che possiamo cominciare-
Tutti tacquero e Mandy si guardò intorno.
Notò che anche Luke e Jocelyn, Isabelle e Simon erano seduti un po' piú in là, vicino a Clarissa e Jace. Poi aveva Celine a destra, e suo padre Magnus a sinistra. Alexander subito dopo, e a due posti di distanza Robert.
-Dopo aver preso visione e aver ascoltato ciò che gli imputati e i teste ci hanno comunicato...-
La porta si spalancò.
La faccia del Lightwood era un'espressione di disapprovazione continua, ma in quel momento aveva davvero l'aspetto di uno che stava per saltare in aria.
-C'é qualche problema?- chiese seccato a Maryse, che si era presentata all'entrata.
-C'é una persona che vorrebbe partecipare- la donna si scostò di lato, e fece passare avanti il nuovo ospite.
Celine scattò in piedi fulminea e guardò il ragazzo piegando leggermente la testa -Mi dispiace Maryse, ma credo che questa persona abbia sbagliato casa-
Connor fece un passo avanti.
Solo uno, giusto il necessario ad entrare nella stanza -Celine, io...-

-Ora basta- a parlare era stato Magnus.
Era rimasto immobile tutto il tempo, chiaramente in ansia, e non aveva rivolto a Mandy neppure uno sguardo, quando gli si era seduta di fianco.
-Mi sembra che abbiamo perso abbastanza tempo. Maryse, fa' entrare il ragazzo e chiudi la porta, perfavore-
Aveva parlato in tono autoritario, e Mandy si rese conto nuovamente di quando suo padre fosse anziano in realtà.
Sempre allegro, sempre giovane, ma aveva secoli di vita addietro, nonostante non lo dimostrasse.

Connor entrò a passo incerto, dirigendosi verso Mandy, ma cambiò direzione quando incrociò lo sguardo assassino di Celine.
Quando si fu sistemato dall'altra parte del tavolo (vicino a Luke), Robert si schiarí la voce -Come stavo dicendo, sono state prese in analisi le testimonianze e le versioni di tutti i partecipanti al processo e, dopo aver deliberato a lungo, siamo giunti ad una conclusione-
'Parla al plurale' notò Mandy 'come se volesse scrollarsi di dosso le responsabilità' la cosa non le piaceva affatto.
Man mano che Robert parlava, i pensieri le affollavano la mente in modo sempre piú confuso.
Aveva fatto bene? Aveva sbagliato qualcosa? Cosa sarebbe successo?

La risposta arrivò, come uno schiocco di frusta. Un suono sordo, parole che risuonavano nella stanza come il canto delle sirene nell'oceano.
Mandy non era sicura di aver sentito bene.

-Questo é un imbroglio! Una vergogna! Come puoi minimamente immaginare che ti lasceremo fare una cosa del genere?- Celine era nuovamente in piedi, con i pugni chiusi puntati sul tavolo.
-Voi siete tutti pazzi- decretò.
Tacque per qualche secondo.
Poi scoppiò in una fragorosa risata
-Oh per l'Angelo che idiota che sono! Era uno scherzo e non me ne sono resa conto. Scusate, di solito sono io che prendo in giro la gente: non ci sono abituata- disse tra le risa -Allora, qual é la reale sentenza?-
Altro silenzio.
Mandy approffittò dell'attimo di pausa per guardare suo padre.
Magnus era seduto con la schiena appoggiata allo schienale. Il braccio sinistro disteso sul bracciolo, mentre con il destro portava la mano alla testa. Due dita erano premute contro la tempia.
Lo sguardo perso, la bocca succhiusa.
Era come se stesse sognando ad occhi aperti, come se stesse ricordando qualcosa.

Shadowhunters - Città delle mezze veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora