La vendetta seduta su un trono

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-Sua altezza-
La voce del cavaliere risuonava nella stanza grigia.
-É ora di andare, il popolo attende-
La donna si trascinò lentamente fuori dal letto, il mobile meno impolverato in quello spazio vuoto.
Arrancò fino all'armadio, e appoggiò entrambe le mani sulle maniglie, per sorreggersi.
Aprí le ante contemporaneamente, strappando via un centinaio di ragnatele.
Ne estrasse un vestito verde, con un lungo strascico dorato. Lo esaminò con cura, poi lo distese sul letto e chiuse l'armadio con un colpo secco.
Si spogliò delicatamente, poi sempre con piú forza, finché del suo vecchio abito non rimasero che brandelli.
Riprese il respiro con calma, e iniziò a entrare nel lussuoso capo color speranza.
Speranza.
Non era un colore scelto a caso.
Terminò di indossare il vestito, e camminò verso lo specchio appeso alla parete.
Guardò la sua immagine riflessa: una donna bellissima, ma tremendamente trascurata.
Le spalline del vestito ricadevano ai lati delle spalle, lasciando scoperte le clavicole appuntite. Il resto del tessuto fasciava perfettamente ogni forma del corpo.
Afferrò due lembi del luminoso strascico, e li legò ai polsi. Ora ad ogni movimento, anche quell'alone di luce avrebbe danzato attorno a lei.
Si accarezzò il viso.
Era sporco, ruvido, disperato: quello non era il suo volto.
Si chiuse la faccia tra mani, pronunciò alcune parole e le riaprí.
Ora nello specchio c'era una donna perfetta.
Con il viso da angelo... e il cuore da demone.
La piú bella tra le fate, la piú potente, la piú subdola, la piú spietata.
-Dite al popolo di avere ancora un po' di pazienza- disse al centauro che aspettava sulla porta.
Passò un braccio attorno alla testa, e il velo dorato portò con sé un leggero bagliore di luce argentea.
Quando si ricompose, i suoi capelli, prima stopposi e spettinati, erano una rossa chioma di ricci elegantemente intrecciati tra loro.
La donna si voltò compiaciuta.
-Dite loro che la Regina sta tornando per la sua Corte- sorrise -ed é molto, molto, arrabbiata-
Il cavaliere deglutí, cercando di mantenere i nervi saldi.
Fece segno alla regina di seguirlo -Da questa parte-

La donna si sistemò la corona che le stava scivolando dal capo, e uscí dalla stanza. Si voltò all'altezza della porta, e sollevò un braccio. La camera da letto si riempí di una luce acceccante, che quando si estinse lasciò dietro di sé un mobilio perfettamente spolverato, il pavimento lustrato e le pareti ridipinte.
Le due fate camminarono lungo i corridoi della corte. Bastò qualche passo e si ritrovarono davanti a un portone in legno.
La regina fece un sospiro di sollievo (o almeno cosí sembrò), e attraversò la porta, che si aprí da sola.

Il salone nel quale entrò era luminoso, colorato, caotico, ma quando ci mise piede tutto tacque. La donna camminò lentamente, diretta al centro della parete opposta al portone.
Al suo passaggio la gente si scansava, le altre fate parlottavano, e i commensali smettevano di bere e mangiare.
Una pixie dai capelli blu si avvicinò alla regina e iniziò a parlare con la sua vocina squillante -Mia meravigliosità! Siamo tutti cosí incantati di vedervi!-
-Non ne dubito, Sybil- commentò lei con un certo disinteresse.
-Sí sí sí, incantati, già già- continuò l'altra, praticamente strisciando ai suoi piedi.
-Sí, non ne dubito- ribadí freddamente la Regina.
Il centauro spostò la pixie con un calcio, e la piccola quasí volò via.
La donna raggiunse il suo trono, del quale sfiorò delicatamente il bracciolo dorato.

'Finalmente' ci si sedette e rivolse uno sguardo di superioriorità ai suoi ospiti.
-Finalmente, miei signori, sono tornata per dirigere il nostro Regno- proclamò, e la folla esplose in un applauso fragoroso.
-Grazie, ma non é me che dovrete ringraziare tra non molto. Infatti l'ora della liberazione é arrivata, ma non sarò io a concedervela, bensí mia figlia, la vostra nuova principessa-
Tra gli ospiti si diffuse un mormorio, che crebbe finché non divenne un urlo di acclamazione.
La Regina sorrise soddisfatta.
-É giunta l'ora di far vedere a quei Nephilim chi sono le Fate-

Fece un cenno al cavaliere fatato, che corse viadando un ordine agli altri soldati che lo seguirono.
La Regina si alzò in piedi e sollevò elegantemente le braccia al cielo. Un vento riempí la sala, che in un attimo divenne piú appariscente e caotica si prima.
Il popolo, il suo popolo, l'acclamava ancora.
-É giunta l'ora della nostra vendetta!-
Dei tuoni di origine sconosciuta esplosero nel salone. Una tempesta si scatenò tra le fate.
-La nostra liberazione sta arrivando!- esclamò, poi concentrò il suo sguardo verso il vuoto.
Tutto si fermò. La pace era tornata.
Il silenzio ammutolí gli ospiti.
La Regina sorrise: un sorriso che bramava vendetta.

-Una nuova era sta per cominciare- disse, abbassando la voce finché divvenne un sussuro -Un nuovo Regno troverà liberazione, nella guida di una nuova Regina-
La parola che pronunciò dopo, non la sentí nessuno.
Era un nome. Un nome importante.
Probabilmente qualcosa di molto simile a "ROXANA".

Shadowhunters - Città delle mezze veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora