Il peso dell'odio

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La ragazza si alzò dal letto e prese una giacca dall'appendiabiti.
La classe non è acqua, ma era pur sempre il 14 dicembre, e non le andava di diventare un ghiacciolo.

Bussò alla porta del bagno.
-Cece, io esco un attimo, torno subito-

Fece per andarsene ma Celine aprì la porta -Hai le protezioni?-
-Di cosa parli?-
-I preservativi. Insomma non vorrai mica ritrovarti un baby Rightway nella pancia?- fu presa da un tremore -Brividi..-

Mandy scosse la testa affranta -Sei proprio una sciocca-
-Almeno sono una sciocca attraente. Nella società di oggi il secondo aggettivo vale può del primo, credici o no-

-Va bene, hai ragione. Comunque non sto andando da Connor-
-Naturalmente- disse Celine con sarcasmo, mentre l'altra si avviava giù per le scale.

-Ti dico che non vado da lui!-
-Come vuoi. Torna in tempo per farti mettere un po' di trucco, che così sembri una senzatetto vestita da principessa-

La porta del bagno si chiuse mentre Mandy apriva quella d'ingresso.
Almeno su questo proposito non aveva mentito.
Non era da Connor che stava andando.

Mentre camminava a gran velocità, ripercorse mentalmente la strada verso il carcere.

Le possibilità che il Conclave avesse già avvisato le guardie erano minime, lo sapeva.
Avrebbe dovuto trovare una via secondaria.
Sperò di riuscire a ritrovare la scorciatoia che le aveva suggerito Celine.

Cercò di prefigurarsi un possibile dialogo con Roxana, ma più che probabilmente avrebbe parlato solo lei.
Cosa avrebbe dovuto dirle?

Non fece in tempo a trovare una risposta che già si trovava in cima all'edificio.
'È proprio vero che la fretta inibisce il cervello' pensò, valutando le probabilità che la finestra che dava sulla cella potesse essere aperta dall'esterno.
Guardò dentro la stanza.

Roxana era nella stessa posizione in cui l'avevano lasciata lei e Celine l'ultima volta.
Si chiese a cosa stesse pensando.

Le guardie non erano presenti, con tutta probabilità si trovavano all'esterno della porta.
Come biasimarli? Chiunque comincerebbe a sentirsi a disagio dopo qualche ora passata in compagnia di un essere tanto inquietante.

Cominciò a bussare piano sul vetro, non tanto per attirare l'attenzione quanto per la necessità di comprenderne le caratteristiche.
Aveva bisogno di capire quale fosse la strategia migliore per entrare.

Dopo aver appurato la solidità della superficie, fece scivolare i palmi ai lati della finestra.
Provò a scostare i rampicanti che ne ricoprivano le giunture, per accorgersi ben presto di aver trovato la soluzione.
Non aveva intuito male: la maniglia della finestra si trovava all'esterno.

Dopo un lungo lavoro di pulizia dei cardini si sentì pronta ad agire. Impugnò saldamente la maniglia, inspirò a lungo, e la sollevò.
La finestra si aprì pesantemente, costringendola ad alzarsi in piedi per evitare che si richiudesse da sola.

Un brivido le corse lungo la schiena, come se, a ruoli invertiti, fosse stata lei ad avvertire il vento freddo che entrava nella stanza.

Si inginocchiò nuovamente, sporgendosi verso l'interno per constatare se Roxana di fosse accorta o meno dell'imminente intrusione.

La prigioniera non si era mossa di un millimentro, ma Mandy era quasi certa fosse stata una scelta.

Si fece forza e si preparò a saltare dentro.
Poco prima dell'atto si rese conto di star ancora indossando le scarpe con il tacco, così le rimosse e finalmente entrò.

L'impatto con il pavimento fu meno forte del previsto, e Mandy si accorse felicemente di essere atterrata sulle piante dei piedi.
Avrebbe voluto che Celine lo vedesse. Che il suo equilibrio fosse migliorato negli ultimi tempi?
Sicuramente tutto quel correre per scappare da chiunque le aveva permesso di tonificarsi un po', ma non era il momento per pensarci.

Roxana le dava la schiena, intrappolata nell'aurea di luce che dal soffitto era diretta nella sua cella.

Mandy si mosse lentamente per camminarle attorno, senza mai scostare lo sguardo.
Quando le fu davanti, si fermò un istante per riflettere.

Si era accorta della sua presenza?
Si avvicinò di più.
Avrebbe dovuto parlare?
Allungò il braccio fino a sfiorare il vetro.
Fu allora che si accorse della propria immagine riflessa.

La sua vista vagò distratta sul suo vestito di blu, i capelli disordinati, il viso dai connotati confusi.
Poi la vide.

I suoi occhi si adattarono immediatamente alla nuova immagine, questa volta un soggetto vero, che ricambiava dall'altra parte del vetro con intensità uguale e contraria.

Roxana aveva alzato la testa, forse per la prima volta dalla sua incarcerazione.

-Roxana- la salutò Mandy, nello sforzo tremendo di impedire alle proprie emozioni di trapelare.
L'altra non rispose, ma non spostò il sul sguardo vacuo dalla ragazza.

-Sono venuta per informarti che ho ricevuto il permesso ufficiale del Conclave per condurre delle ricerche sul tuo conto- spiegò, con il tono più distaccato possibile.
Attese, nel caso in cui vi fossero domande in arrivo, ma non si udì un fiato.

-Se riuscissi a dimostrare che le tue azioni sono state dettate da una condizione imprescindibile e non dalla tua pura volontà... sì insomma, esiste la possibilità che tu venga liberata- disse tutto d'un fiato.
L'espressione di Roxana rimase immutata.

Mandy sospirò abbassando lo sguardo -Potresti essere salvata- aggiunse, rendendosi irrimediabilmente conto di quando lontana e contorta fosse tale prospettiva.

Un dubbio l'assalì.
Era davvero rimasto qualcosa da salvare?

Scosse la testa -Non posso assicurarti che ci riuscirò- le disse riprendendo a guardarla -Però intendo provarci. Pensavo avessi il diritto di saperlo-

Detto ciò si riscosse dal torpore da cui era stata assorbita, e annuì fra sè, ad assicurarsi di aver fatto ciò che si era ripromessa.

Si incamminò in direzione della parete che avrebbe scalato per ritornare alla finestra.
A un tratto si bloccò sul posto, quasi inconsapevolmente.

-Non sono le catene che ti tengono in ginocchio, Roxana.
È l'odio che hai dentro-

Si concesse tre secondi per metabolizzare le parole che le erano appena uscite dal petto.
Poi riprese a camminare e, raggiunto il muro puntellato, cominciò ad arrampicarsi senza indugiare fino all'uscita.
La finestra si richiuse in un tonfo sordo.

Le dita di Roxana avvolsero le catene, le gambe si mossero facendo scorrere il metallo sulla pietra ghiacciata.

Provò a tirarsi su con la forza di entrambe le braccia, e riuscì a raggiungere la posizione eretta.
I suoi occhi si tinsero di verde.

Poi suo corpo ebbe un fremito ed ella cadde rovinosamente a terra.
I suoi occhi si svuotarono ancora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 02, 2020 ⏰

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