Ingranaggi

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-Vai...così...andiamo... NO! Accidenti!- si lamentò Connor saltando dal divanetto dove era seduto.

La tv davanti a lui trasmetteva la schermata di un videogioco.
La scritta "Game over" riempiva quasi l'intero schermo, e dall'espressione contrariata del ragazzo, era probabile che non fosse la prima volta che riceveva un esito simile.

Buttò il controller sul tavolino davanti a sè e si lasciò cadere sul divano, sprofondando nei cuscini.
Guardò l'orologio sbuffando: erano le 5:33.

Non era riuscito a dormire, col pensiero costante di Celine in viaggio verso la Corte Seelie, con quei due bambini insieme.

E poi c'era sua madre, che dopo averlo accolto freddamente, la sera prima, non era sembrata nemmeno preoccupata.
Lo aveva guardato con disprezzo, e aveva sussurrato un lamento incomprensibile, per poi lasciarlo ai propri pensieri.

Infine, ma non per importanza, Mandy.
Quella ragazza che, così piccola e fragile, le era entrata nella testa e non sembrava avere intenzione di uscire.

Si toccò le labbra, le stesse con cui l'aveva sfiorata, e si chiese fino a che punto se lo fosse meritato.
Si sentì come un ladro che le aveva rubato il primo bacio.

Pensò Mandy, ai suoi capelli dorati, spettinati ad arte;

Pensò al suo viso da bambina, tanto innocente da farlo sentire in colpa per averlo tenuto stretto tra le mani;

Pensò al suo sorriso, che era a lungo rimasto spento a causa del male che il mondo le aveva riversato addosso, e poi pensò a come si era acceso, in più occasioni, quando erano insieme;

Pensò ai suoi occhi verdi, tanto scuri che per un periodo credette fossero castani, come i suoi;

Pensò al modo con cui scrutavano la gente, attenti e curiosi, ma mai invadenti. A come si inchiodavano a terra mentre camminava, per non rischiare di incontrare quelli di qualcun altro;

Pensò alla maniera imbarazzata con cui scostava lo sguardo, quando si accorgeva che lo stava guardando da troppo tempo.
La verità era che a lui non dispiaceva affatto, essere guardato.
O meglio, essere guardato da lei;

Pensò al suo corpo esile, tanto delicato da farla sembrare di porcellana, e si sentì improvvisamente amareggiato realizzando che non l'aveva mai vista indossare altro se non quei maglioncini dai toni spenti, che non lasciavano intravedere alcuna forma.

L'idea che potesse indossare qualcosa di diverso lo fece sentire strano, e immediatamente cercò di cancellare quell'immagine dalla testa.

Mandy non era così, e non poteva certo prendersi il lusso di pensare certe cose su di lei.
Anche se...

Tuc

Un piccolo suono interruppe il proprio flusso di pensieri, portandolo ad alzarsi a sedere.
Che i suoi genitori si fossero svegliati?

Stava già pensando ad una scusa plausibile per giustificare gli avanzi di toast al formaggio che aveva lasciato in cucina, quando lo stesso suono attirò la sua attenzione verso la finestra.

Andò ad aprirla e guardò di sotto: una ragazza bionda stava per lanciare un sassolino verso di lui.

-Mandy, non tirare, ti vedo- le disse, con un tono di voce modulato in modo da non svegliare il vicinato
-Che ci fai qui?-

Mandy buttò i sassi a terra, e si indicò le orecchie, come a dire che non lo aveva sentito.

-Ti ho chiesto perchè sei qui- ripetè lui alzando di poco la voce, ma l'altra in tutta risposta scosse le braccia sconsolata e gli fece segno di aspettare.

Shadowhunters - Città delle mezze veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora