Chiamami papà

223 11 3
                                    

Quando Mandy chiuse la porta del bagno, scoppiò a ridere.

Si appoggiò al muro e buttò fuori tutta la bellezza delle emozioni che stava provando.
Per una volta, però, non pianse.

Riprese fiato e si specchiò.
Nel farlo si rese conto di quanto grande e lussuosa fosse la stanza in cui si trovava: le pareti azzurro confetto, con mobili e mobiletti di ogni genere e dimensione; i quali si alternavano ad una vasca da bagno elegantemente decorata e piena di sali ed essenze, un lavandino con tanto di rubinetto in argento, e una tazza del water dall'aria talmente preziosa che fece sentire Mandy a disagio.

Scosse la testa e tornò a concentrarsi sulla propria faccia: sembrava che qualcuno le fosse passato sopra con un tir, più volte.

Si lavò il viso scegliendo a caso una delle saponette colorate che aveva a disposizione.

Poi dovette asciugarsi le mani e, indecisa su quale dei cinque asciugamani utilizzare, prese l'unico che sembrava già usato.

Si cambiò la maglia, indossandone una di quelle appoggiate su quello che doveva essere il cesto dei panni da stirare.

Purtroppo il più piccolo in famiglia sembrava essere Connor, che essendo più alto di lei di una spanna e mezza, possedeva solo magliette extra lunghe.

Ignorò il problema e accarezzò il cotone della maglia bianca che aveva addosso.

Provò una sensazione strana: era come se la sua pelle fosse protetta da uno strato di roccia indistruttibile, ma che allo stesso tempo la faceva sentire vulnerabile, fragile dentro.
Era come indossare un'armatura con delle spine all'interno.

Incontrò i propri occhi nello specchio e spostò lo sguardo imbarazzata, nello scoprire di essere arrosita.

Si spazzolò i capelli con le dita, fallendo miseramente nell'intento di rendersi piú presentabile.

Sorrise a se stessa, e fu bello, per qualche istante. Poi si rese conto che quella era la prima volta che si guardava allo specchio, dopo aver ucciso Robert.

Avvertì un crampo nello stomaco che la fece piegare in due.
Chiuse gli occhi e si obbligò a continuare a respirare.
'Tutto questo finirà, in qualche modo'

Decise che da quel bagno non avrebbe potuto fare niente per salvare la situazione, quindi valeva la pena uscirne.

Aprí la porta e attraversò il corridoio, diretta verso le scale.
Le scese un po' a tentoni, sentendo un lieve suono di acqua provenire dalle proprie scarpe.

Se le sarebbe anche tolte, ma non sarebbe stato troppo carino andare in giro scalza, senza contare il fatto che ogni volta che Alexander lo faceva a casa, si ritrovava Magnus che gli urlava dietro di mettersi le ciabatte.

Sorrise tra sé al ricordo, e si accorse di essere arrivata in una sala da pranzo.

Era il doppio di quella di Celine, e il quadruplo della sua.
Si chiese come facesse suo padre ad organizzare le sue feste mega-galattiche in cosí poco spazio.

-Hey Mandy, vieni pure, accomodati- la simpatica voce del signor Rightway la raggiunse e la portò avanti, fino alla prima sedia che incontrò.
Si sedette, vagamente turbata dalla vista dell'enorme tavolo interamente apparecchiato.
'Come fanno a mangiarci solo in tre?'

-Ci dispiace di poterti offrire solo una pizza, ma ho detto ad Adelaide di prendersi un giorno libero- disse il signor Rightway sedendole di fronte.

-Oh no, non c'è problema... mi piace la pizza- sorrise lievemente lei, poi la domanda le sfuggí dalle labbra
-Adelaide?-

-É la nostra domestica, lavora qui da quando sono nato- rispose Connor comparendo dietro di lei.
Posò il cartone di una pizza davanti ad ogni presente e prese posto di fianco a Mandy.

Shadowhunters - Città delle mezze veritàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora