Capitolo 47

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Addison
Sono passate due settimane dalla visita e abbiamo deciso di vederci perché aspettare un mese è davvero troppo. Per tutta la strada fino a San Diego, sto al telefono a turno, prima con Eryn, poi con mia madre ed ora ho appena chiuso con Philip. Quando ho detto anche a lui della gravidanza, ha fatto più salti di gioia di tutti noi altri messi insieme. Questa volta Ed mi ha detto di aspettarlo nel dormitorio perché ha dovuto prendere parte ad una specie di riunione per i ragazzi del primo anno, all'ultimo minuto. Non sono mai entrata nella sua camera, ma l'ho vista dalle video chiamate: in teoria le pareti non sono personalizzabili, ma è comunque piena di poster e foto. Rileggo il messaggio che il mio ragazzo mi ha mandato prima dell'inizio della riunione e cerco la stanza con il numero indicato. Vago per i corridoi per più di mezz'ora e quando, finalmente trovo la camera busso ed entro senza aspettare risposte. Non c'è nessuno. Poggio la borsa sulla scrivania di Ed e gli mando un messaggio per dirgli che sono arrivata.

Messaggio a Ed❤:
Ho trovato la camera. Ti aspetto.

Butto il telefono nella borsa e dò un'occhiata alle foto appese alla bacheca della scrivania. Ce ne sono davvero tante, per la maggior parte con me. La mia preferita è una foto scatta a Londra da Eryn: eravamo sul divano, io stavo sopra di lui e ci baciavamo. Mi ricordo che non sapevamo ci fossero i ragazzi per cui quando abbiamo sentito lo scatto della macchinetta ci siamo staccati così velocemente che per lo spavento ho anche battuto il gomito al ferro del divano.
-Ed, la tua ragazza è già qui?- La porta si apre e una voce a me ben nota invade le mie orecchie.
Non ci posso credere.
Gli occhi mi diventano lucidi mentre mi giro con una lentezza snervante verso chi è appena entrato dalla porta. Lo sento ridere a bassa voce mentre la mia testa scoppia a causa pensieri poco carini che girano in continuazione.
-Addison, bambolina, ma come sei cambiata.- Il suono della sua voce non fa altro che peggiorare la situazione: le mie mani sudano fredde e non riesco a dire nulla.
-Che c'è? Hai perso la voce? Ti ho solo fatto un complimento, non come l'ultima volta.- Fa qualche passo in avanti senza avvicinarsi molto. È ancora a distanza da me e spero con tutto il cuore che ci rimanga.
-Ja... Jason Allen.-
-Ma che carina, allora ti ricordi di me. Adesso si che sei sexy, se non fossi fidanzata da tempo ci farei un pensierino. Sai, sembri quasi più bella di quella ragazza... com'è che si chiamava? Ah, si. Sembri quasi più bella di Amanda Hill quella puttana della terza d.- Si avvicina a me ed io indietreggio fino ad incontrare la scrivania. Non avrei mai desiderato rincontrare la causa di tutto ciò che ho passato. Non avrei voluto vederlo mai più. Vorrei solo che questo fosse un incubo, vorrei svegliarmi domani mattina e riderci su, ma le gambe mi iniziano a tremare di paura e capisco solo ora che ciò che vorrei non accadrà mai. La vista inizia ad annebbiarsi e le orecchie funzionano sempre meno fino ad arrivare al vuoto completo. Non vedo. Non sento. Non reagisco, so solo che mi fa male la pancia. Non so più dove o cosa sono. C'è solo buio attorno a me.

Jason
L'ho riconosciuta subito, fin dal primo giorno. Edward mi fece vedere una sua foto e ci misi pochi secondi a capire che era proprio lei. Alle medie non era magra come piace a me, in realtà non era neanche grossa, ma non mi piaceva, non l'avrei guardata per nessun motivo al mondo. Più che altro non è il mio tipo. Troppo perfettina. Le bastava schioccare le dita per ottenere tutto ciò che desiderava. Quando quell'altra puttanella della sua amica mi disse che aveva una cotta per me, mi piegai in due per le risate per diversi giorni. Non mi ricordo bene ciò che le dissi, mi ricordo solo che scappò via in lacrime. Seppi del suo trasferimento quando ormai era troppo tardi e l'ultima volta che la vidi è stata uno degli ultimi giorni della terza media. Quel giorno mi ero appena scopato una ragazza più piccola e stavo uscendo dal bagno quando la vidi vagare per il corridoio. Si fermò davanti al suo armadietto e lo aprì per metterci qualcosa. La guardavo attento mentre legava i capelli in una coda. Si guardò allo specchio e scosse la testa con una smorfia di disprezzo sul viso. Evidentemente aveva qualche capello fuori ordine oppure non le piaceva il nuovo maglioncino. È sempre stata così. Una perfettina del cazzo. C'è solo una parola per descrivere quelle come lei: ridicole!

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