Pianto

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Pov's Alexia
Eccoci qui, appena atterrati. Strinsi la mano di Federico e sospirai. Era così bello tornare a casa, mi sembrava quasi un sogno. Il freddo umido di Dicembre, mi fece rabbrividire, facendomi accoccolare tra le braccia del mio ragazzo. In macchina, sorridevo, vedendo le strade della mia infanzia passare davanti ai miei occhi, svelte ma abbastanza lente da riuscire a riconoscerle. Mi rabbuiai improvvisamente quando passammo davanti casa della mia, ormai ex, migliore amica, che abitava vicino me. Sentii la mano di Federico sulla mia spalla, sicuramente si era accorto del mio cambio di umore.
-Tutto ok?- mi domandò con un pizzico di preoccupazione. Annuii ancora con la testa rivolta fuori dal finestrino. Il discorso cadde li, anche se sapevo benissimo che non si sarebbe arreso finché non avrebbe scoperto cosa avessi.
Quella notte...
Federico dormiva beatamente, dopo la giornata intensa di oggi, lo capivo benissimo. Io no, non ci riuscivo, non riuscivo nemmeno a chiudere gli occhi. Odiavo quando non riuscivo a dormire, è la cosa che più odio al mondo. Mi alzai silenziosamente, rassegnata, e mi preparai una cioccolata calda. Controllai l'ora, erano le 01.37. Presi la cioccolata e andai a sedermi nella grande veranda dell'appartamento che avevamo affittato in montagna. I grandi vetri, mi donarono una vasta visuale delle montagne innevate. Lentamente riuscii a rilassarmi, e il sonno si fece sentire. Posai la tazza ormai vuota nel lavello e a passi lenti mi indirizzai verso la camera da letto. Un rumore proveniente da dietro la porta di casa, mi fece bloccare all'istante. Un pianto, era un pianto, ne ero sicura. Allarmata ma allo stesso tempo impaurita, mi precipitai alla porta, e con cautela la aprii. Mi guardai intorno, ma non vidi nulla, solo neve e... abbassai lo sguardo e sul gelido suolo innevato, qualcosa, o meglio qualcuno, era avvolto in alcune coperte. Spalancai gli occhi quando capii che quello era proprio un neonato, e mi precipitai a prenderlo tra le mie braccia. Entrai subito in casa e lo scrutai attentamente. Era pallido e gelato, chi ha mai potuto fare una cosa del genere? Quale madre avrebbe potuto farlo?. Accesi la stufa, e mi ci piazzai davanti con il bambino e delle coperte calde e asciutte. Lo avvolsi in esse e lo strinsi tra le mie braccia, riuscendo a farlo riscaldare.
Pov's Federico
Sentii Alexia chiamarmi e mi svegliai di colpo allarmato. Scesi in cucina, e la scena che mi si presentò davanti, mi lasciò interdetto e a bocca aperta.
-Questo bambino, è stato abbandonato davanti la nostra porta, l'ho portato subito dentro casa al caldo, stava gelando e sarebbe morto.- disse Alexia continuando a cullare il bambino tra le braccia. Quella scena, mi fece un certo effetto. Era così strano vederla nei panni di una madre premurosa. Annuii ancora confuso, e spostai le coperte bagnate che erano sul divano, per potermi sedere. Dalle coperte, cadde un biglietto; lo afferrai e lo lessi insieme ad Alexia:

So che ho fatto una cosa ignobile e imperdonabile, ma il mio bambino non può vivere con me. Nessuno sapeva della mia gravidanza, ed ero troppo giovane per potermi prendere questa responsabilità. Io non sono più in città e penso proprio che non ci tornerò per sempre. È inutile che mi cercate, non mi troverete. Volevo solo dirti, Alexia, che ti ho allontanata da me, facendoti del male, solo per il tuo bene. Sono entrata in un brutto giro e Alessandro, il mio piccolino, non avrebbe vissuto come si deve. Mi dispiace di averti fatto male, non immagini quanto, e vorrei chiederti scusa. Spero un giorno di ricevere il tuo perdono e quello del mio bimbo. Prenditene cura, assicurati che cresca sano e forte e soprattutto pieno d'affetto, che so benissimo riuscirai a dargli. Ti voglio bene, anzi, vi voglio bene, grazie di tutto e di essermi stata accanto fino all'ultimo, grazie di essere stata la mia migliore amica. Non so cosa ne sarà della mia vita, però è stata bella perché ci sei stata tu.
~Sephora

La vidi scoppiare a piangere, come se dentro avesse mille emozioni. Non sapevo che stava succedendo, ma ero sicuro che c'entrava qualcosa con la sua vita qui, a Bari. La strinsi a me, e per interminabili minuti, il mio cuore si strinse alla vista della sua sofferenza. Ancora tra un singhiozzo e l'altro, guardò il bimbo, si calmò lentamente e con un piccolo sorriso triste, carezzò la manina del neonato. Il piccolo stinse il dito di Alexia, facendola sorridere, e dire
-Mi prenderò cura di Alessandro, te lo prometto, Sephora...- asciugò le lacrime, e continuò a cullare il bambino, come se da quel giorno, la sua vita avesse uno scopo.

The devil's heart ||completa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora