Vecchio amico

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*Nella foto Azrael*
Pov's Alexia
Merda, merda! Possibile che non ne vada una per il verso giusto? Avevo accettato la notizia dei miei veri genitori, della mia vera natura, ma poi improvvisamente appare lui, Azrael. Non nego che quando l'ho visto, una tenaglia ha avvolto il mio cuore nella sua spietata morsa, ma poi sono tornata alla realtà. Ricordo ancora il suo volto, quel giorno indefinito di decine di secoli fa, quando trascorrevo il mio tempo con lui, sospesa in una dimensione surreale dove il tempo scorreva veloce come una tempesta in pieno Agosto.
A questo pensiero rabbrividii, stringendomi nelle spalle, rannicchiandomi di più sul letto. Era notte e non riuscivo a prendere nemmeno un po' di sonno. Ormai esausta, mi alzai e uscii dalla stanza, silenziosamente. So che Federico non voleva che mi aggirassi sola per il castello, ma avevo bisogno di fare qualche passo da sola, a mente serena.
Uscii in giardino, il luogo che era diventato la mia seconda casa ormai e mi sedetti su una panchina del grande gazebo bianco. Mi beai del rumore del fruscio dell'acqua del piccolo lago adiacente al gazebo e guardai la luna piena riflessa in esso. Pensai un'ennesima volta a quanto il mondo potesse essere assurdo, formato da dimensioni diverse e inesplorate da tutti. L'inferno era una di queste, una dimensione più buia da quella umana, ma pur sempre una parte della terra, dove si trovavano specie di animali e di fiori, uguali. Poi c'era il paradiso, che di certo non si trovava sulle nuvole come nelle storie raccontate ai bambini, ma si trovava in una dimensione luminosa ma più fredda dell'inferno. Già, strano, forse è per questo che paragonano l'inferno ad un luogo infuocato e pieno di sofferenza e il paradiso ad un luogo "sulle nuvole" con tanto di sole eterno; tutto ciò grazie a questo fenomeno climatico naturale.
Tornai con i piedi per terra quando sentì qualcuno sfiorarmi la guancia, e sorrisi, tenendo gli occhi chiusi, immaginavo già chi fosse. Continuò la sua dolce carezza, finché capì che qualcosa non andasse, non sentivo la presenza di Federico e la sua pelle era fredda.
Spalancai gli occhi e mi alzai di scatto dalla panchina di ferro battuto, allontanandomi.
-Tu, che ci fai qui?- domandai con il cuore che batteva all'impazzata per la sua presenza, che fondamentalmente era stata soppressa dal suo avere annullato la sua aura. Azrael fece un passo avanti, ed io uno indietro.
-Mi ripudi così tanto?- domandò di rimando lui, con voce addolorata.
-No Azrael, non ti ripudio, semplicemente ho messo le cose in chiaro oggi. Ammetto di aver passato del tempo stupendo con te, la tua presenza mi faceva stare bene, ma Lucifero è l'uomo con cui sto e voglio stare. Io lo amo, Azrael.- dissi quelle parole lentamente, come se mi stessi pugnalando da sola, sapevo cosa provasse in quel momento: rabbia e dolore, tanto dolore. Il suo volto continuava ad essere coperto da quell'inquietante cappuccio nero, che gli dava un'aria davvero spaventosa, ma io sapevo cosa c'era sotto.
Si susseguirono attimi di silenzio, che fu interrotto dai suoi improvvisi passi verso di me. Non mi mossi sta volta, lo affrontai ritrovandomelo davanti.
-Toglimi il cappuccio...- sussurrò difronte a me, con solo qualche centimetro che separava i nostri corpi.
-Toglimi il cappuccio e dimmelo in faccia, guardandomi negli occhi.- continuò, avvicinandosi di più a me. Deglutii a fatica e annuì, mi allungai e afferrai le estremità del suo grande cappuccio, facendolo scivolare lentamente dietro la sua testa.
Eccolo qui, quel volto serafico che mi fu concesso guardare solo una volta, quel volto che mi rimase impresso nella mente come inchiostro indelebile sulla pelle. Guardai i suoi occhi blu come l'acqua più cristallina e il cielo più azzurro e privo di nuvole; i suoi capelli erano biondi come il grano, ribelli come sempre; i suoi lineamenti marcati e virili, e allo stesso tempo delicati e angelici. Tutto il contrario del mostro il quale veniva definito. Non era cambiato, era sempre lui, il mio Azrael.
-Azrael, io ti voglio un bene inimmaginabile, e mi sei mancato immensamente, ma non ti amo.- dissi guardandolo dritto in quei pozzi blu oltre mondo. Eccola li, la delusione nei suoi occhi, accompagnato da quel sorriso amaro sul volto.
-Bene, se è questa la verità, l'accetterò per il tuo bene, per la tua felicità. Sì felice anche per me, cresci con tutto l'amore che hai il piccolo essere dentro di te, e non smettere mai di farlo.- sussultai a quelle parole, lui lo sapeva, sicuramente l'ha sempre saputo da quando mi ha vista.
Senza volerlo, una lacrima scese dal mio viso, bagnandomi silenziosamente la guancia. Mi gettai tra le sue braccia, e mi strinsi a lui, imprimendo il suo odore sulla mia pelle. Lo sentì sospirare tra i mie capelli, e stringermi sempre di meno, cercando sicuramente di riprendere tutto l'autocontrollo che possedeva fino a qualche secondo fa.
-A presto mia piccola Lilith...- sussurrò, prima che di lui non ci fu più traccia; lo portò con se il vento, quel leggero vento che urtò contro di me, ancora con le braccia sospese nel nulla. <Ci rivedremo, è una promessa> dissi tra me e me, mentre il vento mi carezzava i capelli, quel vento che aveva lasciato lui, dietro di se, prima di scomparire, a tenermi compagnia come un vecchio amico.

The devil's heart ||completa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora