Quel momento arriverà

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Pov's Federico
È normale che è andata via dato che si sentiva osservata perennemente. Avevo i nervi a mille e Michele con la sua presenza non mi aiutava mica. Se fosse stato per me, già sarebbe stato tutto sottosopra ma dovevo contenermi e non dovevo spaventare nessuno, soprattutto lei. I suoi genitori erano a conoscenza della nostra natura, anche della profezia. Ero venuto a sapere oggi da Michele che sapeva dove sarebbe rinata e chi fossero stati i genitori, infatti li aveva avvisati di tutto. Se avessi potuto, gli avrei spaccato la faccia ma eravamo già davanti la porta di casa sua.
Aspettai un po' e spazientito, senza dare spiegazioni, mi alzai da tavola e uscii in giardino da lei. Feci il giro della casa e proprio dietro alle sue spalle, sotto un possente Acero, c'era lei. Stetti a qualche metro di distanza e la osservai. Era così indifesa, così abbattuta. Ero convinto che anche lei sentisse delle sensazioni forti vivendo questa situazione e non ce la faceva a reggere.
Il vento fece muovere i suoi capelli, liberando in aria il suo profumo e la vidi rabbrividire e stringersi di più a se. Non potei resistere più e parlai
-Che ci fai qui? C'è freddo e l'erba è umida.- sobbalzò spaventata, e alzò la testa su di me. Mi fissò per qualche secondo, poi disse
-Sei tu, mi hai spaventata...- mi avvicinai a lei e dissi
-Mi dispiace, non volevo. Però alzati da terra.- le porsi la mano e un po' esitante l'afferrò. A quel contatto una scarica elettrica partì dalle nostre mani unite e si propagò fino alla schiena. Fu lo stesso per lei, infatti tirò indietro la sua mano dalla mia e mi guardò quasi impaurita. Afferrò di nuovo la mia mano e stavolta si tirò su, fino a sbattere contro il mio petto. Ci ritrovammo di nuovo a pochi centimetri di distanza e tra di noi ci fu un contatto intenso che sciolse lei, spostandosi subito da me. Abbassò la testa verso l'erba umida del giardino e si strinse a se. La guardai per un po' in cerca di un suo sguardo, ma niente. A quel punto parlai io
-Cosa c'è che non va?- strinse le labbra tra di esse e un po' tentennate alzò la testa verso di me e disse
-Ecco, è che sono un po' stanca sai? Ho cambiato casa, città, scuola... e per ora non è un buon periodo per il mio morale, tutto qui.- sapevo che non era la verità, infatti la guardai insistentemente, fino a quando dissi
-So che non è così, ti hanno dato fastidio gli sguardi a cena.- la mia non era per niente una domanda, ero certo che fosse così. Fece una smorfia, poi disse
-Ma che dici, quali sguardi?- sospirai frustrato e scossi la testa, dicendo
-So che te ne sei accorta.- chiuse gli occhi per restare stabile, poi li riaprì e con una mano sulla fronte disse
-Senti, io non vorrei essere scortese ma... primo, non mi conosci; secondo, lo ammetto che mi ha dato fastidio, dato che non mi capita tutti i giorni di essere fissata come se tutti conosceste qualcosa su di me che io non so; terzo, non riesco a mangiare con gli occhi di tre sconosciuti su di me.- detto ciò se ne andò, lasciandomi li.
Prima o poi il momento in cui inizierà a ricordare arriverà e li dovrò intervenire io.

The devil's heart ||completa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora