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Jimin si trovava seduto sul suo letto, con uno sketchbook sulle gambe e qualche matita sparsa qua e là.
La sua ispirazione sembrava che stesse svanendo e questo lo portava a chiudere gli occhi cercando di aggrapparla, tirarla per dirgli di non andare via.
E in quei piccoli momenti sognava, viaggiava in un mondo tutto suo.
Un mondo dove Kangdae non esisteva, un mondo dove era rimasto a Busan a giocare con i suoi pochi amici.
Perchè sì, per quando fosse dolce e gentile non riusciva a fare amicizia facilmente.
Le persone non amavano affatto la sua timidezza, il suo sguardo e il suo modo di parlare a primo impatto.
Semplicemente, non amavano imparare a conoscerlo.
Delle macchie di colore apparvero nel buio della sua mente, toccarono l'oscurità, la distrussero nel poco che potevano fare.
Non lo facevano sorridere, quei colori pur essendo bellissimi non gli piacevano, non gli trasmettevano l'emozione che voleva dare.
Così le cancellò, le portò via dalla propria mente.
Passarono dei minuti, e poi altre macchie apparvero fugaci nella sua mente.
Svanirono in poco tempo, poichè aveva già aperto gli occhi per poi iniziare a tracciare con la matita una figura indefinita, il suo tratto era caldo, morbido e sporco, e benchè la gente non lo amasse lui lo adorava.
Ci volle poco, e non cancellò per niente.
Una bellissima farfalla era raffigurata nel bianco del suo sketchbook.
Era stupenda,  sembrava quasi che da un momento all'altro stesse per spiccare il volo, che stesse per librare nell'aria che l'avrebbe portata via da quel mondo, sù nel cielo, dove i sogni volano.
E per un attimo a Jimin vennero le lacrime agli occhi, perchè a lui sarebbe piaciuto divenire una farfalla, a lui sarebbe veramente piaciuto essere un qualcosa di meraviglioso che la gente ammira ed ama.
Ma in fondo era ridotto sempre in quello stato.
E non c'era modo di sistemare tutto.

Butterfly {Vmin} #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora