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<<Mh.. N-non penso ce ne sia il bisogno>> sussurrò il minore, afferrando la mano che gli era stata porsa.
<<Io penso di sì, quindi andiamo, ce la fai a camminare?>> il ragazzo dai capelli neri lo guardò attentamente, e in quell'istante il minore si sentì come analizzato e studiato da una macchina robotica.
<<Sì, credo di sì>> sussurrò, tossicchiando.
Il professore così, lo tenne per mano, e lo aiutò ad entrare a scuola, che era divenuta ormai vuota dal suono della campanella.

I loro passi rieccheggiarono nei corridoi, il suono del vuoto arrivò frettolosamente alle loro orecchie, turbandoli leggermente.

Quel suono spaventava Jimin, gli dava una strana idea, gli rammentava strani ricordi, o semplicemente ciò di cui aveva paura.
Ma il vuoto cosa poteva contenere? Molti dicono che, ci si può trovare una qualsiasi cosa.

Ma perchè quando si dice vuoto corrisponde alla paura? Perchè non ci si immagina un prato fiorito invece di una stanza colma di clown?

Semplicemente perchè vuoto corrisponde a niente, e il niente corrisponde alla solitudine, al bianco e al nero.

Il vuoto è semplicemente nero, il niente è bianco.

Il vuoto è nero perchè può essere occupato, perchè fa paura.

Il niente è bianco perchè non c'è nessuno, si stà semplicemente soli.

Ma il niente può spaventare solo se non si ha la compagnia si sè stessi.

E in quel caso allora, Jimin si trovava semplicemente nel vuoto, circondato dalle sue paure come le persone, il giudizio e il futuro.

Giunsero nella stanza color niente, che gli illuminò subito gli occhi.

Il professore gli strinse la mano.

Aveva per caso paura anche lui del niente? Aveva per caso paura della solitudine? Il fatto che si vestisse di nero aveva un qualcosa a che fare con il vuoto?

No, sicuramente erano tutte situazioni che la sua pazza mente stava creando, ci sarebbe mancato poco e avrebbe addirittura iniziato a creare la propria teoria riguardo gli astri, ai problemi psicologici e altre delle solite cose che poteva possedere o semplicemente che catturavano una gran parte del suo misterioso interesse.

Una donna li accolse, il professore sorrise, ma non era un sorriso vero, e lo si vedeva bene.

Era solo una maschera per farsi credere una persona come le altre, una persona gentile, socievole e simpatica.

Ma non era Carnevale, e neanche Halloween, dico bene?

Butterfly {Vmin} #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora