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Taehyung giunse in classe, anche se provava il desiderio di seguire Jimin e bloccarlo, di convincerlo a raccontargli da cosa derivavano quei segni sul suo corpo, ma si limitò a rimanere in silenzio.
A vederlo andare via, e questo lo fece sentire male, lo fece sentire come i suoi compagni di classe.
<<Professore, mi scusi se Jimin non le ha detto nulla e se io lo ho lasciato andare ma lo hanno chiamato da casa e hanno detto che era un'emergenza quindi è corso via poichè gli è stato dato il permesso, mi scusi se non le ho detto niente, me ne prenderò la responsabilità.>> disse per poi sedersi, sotto il silenzio degli alunni che lo guardavano incuriositi.
<<Per questa volta chiuderò un occhio Taehyung, ma sappi che non sarà sempre così.>>  il professore lo guardò ancora e poi annuì, forse più a sè stesso che a lui, poi si voltò e riiniziò a spiegare.

Jimin arrivò a casa, le lacrime che  gli attraversavano il volto, e che erano passate per lì così tante volte da dargli l'impressione che prima o poi gli avrebbero scavato fra il viso, fino a raggiungergli le ossa, fino a toccargli l'anima.
Si guardò attorno, si buttò  a terra, iniziò a boccheggiare in cerca di aria, quando sapeva che ciò di cui aveva bisogno era solo una carezza, un abbraccio.
Un "Va tutto bene".
Anche se tutto poteva essere una bugia.
Alla fine poteva farsela bastare.
Solo per essere felice.
Appoggiò il volto al pavimento, che freddo ormai lo accoglieva, ma forse era più caldo dell'abbraccio che non aveva mai ricevuto.
L'immagine di Taehyung che spaventato lo guardava gli invadeva la testa, tormentandolo così tanto da portarlo ad urlare da tutto ciò che lo affliggeva.
Aveva paura, aveva terribilmente paura che quel ragazzo scoprisse di Kangdae, delle voci che giravano su lui stesso.
Ma perchè aveva paura di uno come tutti?

Butterfly {Vmin} #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora