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Si risvegliò, la vista appannata, gli occhi che bruciavano..
Quante altre mattinate avrebbe passato in quel modo?
Quante altre nottate avrebbe ancora sopportato?
Non lo sapeva, e si vergognava perchè non trovava una risposta in sè stesso.
Si alzò dal pavimento, che quella notte sembrava averlo tenuto stretto, come se fosse un figlio.
Si guardò  nello specchio presente nella propria stanza, e il suo aspetto lo spaventò leggermente.

Non c'era una volta in cui si era piaciuto.

Non si era mai detto "Stò bene con questa camicia".
Non si era mai detto "Questa acconciatura mi stà bene".

Ma... Come poteva dirsi tutte quelle cose se prima non stava bene con sè stesso?

Si passò entrambe le mani sul viso, e provò a darsi una svegliata, doveva andare a scuola.

******

Poco tempo dopo, si ritrovò davanti a quel cancello arruginito, quel cancello che, come gli altri, sembrava osservarlo, sembrava prenderlo in giro.

Alcuni e soliti sguardi si posarono sul ragazzo, che con fare nervoso camminò velocemente verso un luogo dove -forse- si sarebbe sentito tranquillo.

Si mise sotto al solito albero, a fissare la luce che filtrava tra le foglie,  sforzando l'occhio a creare forme, o a resistere al sole che quel giorno ruggiva e scoppiettava.
Una mano -comparsa dal nulla per lui- lo colpì, uno di quei colpi che non si possono sopportare, uno di quei colpi che ti fanno cadere a terra.
E difatti Jimin così si trovava, accasciato sul terreno, i piccoli fiorellini che dovevano sbocciare erano ormai rovinati.
<<Che c'è? Sei così grasso che non ce la fai neanche ad alzarti?>> un ghigno comparve sul volto di colui che sembrava essere mangiato dall'ombra e dal sole.
Era forse Kangdae?
Jimin non rispose, tossì soltanto, cercando di rialzarsi.
Appena si ritrovò in ginocchio un altro calcio lo spedì a terra, con la faccia contro l'asfalto, una mischia di studenti era accorsa a ridere e a vedere la scena.
Un film.
Così era la sua vita per gli altri?
Uno stupido film che poteva essere deriso, pianto, preso in giro quanto si voleva?
Possibile che la sua opera fosse tanto priva di applausi, possibile che quella sala era così piccola e priva di ogni dolcezza che poteva regalargli una persona o un'amicizia?
Neanche questa sua domanda aveva una risposta, e ciò faceva male.
Provò a rialzarsi, e questa volta le braccia sembrarono diventare spaghetti immersi nell'acqua bollente.
Cadde ancora, provocando altre risate.

Successivamente, mentre Kangdae si avvicinava a lui, qualcuno si fece largo tra la folla.

Scusate per gli errori che sicuramente troverete o le parti senza senso, sistemerò tutto dopo quando forse ci vedrò decentemente uuhuh.

Butterfly {Vmin} #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora