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<<Mi chiamo Min Yoongi, sarò il tuo professore di musica>> disse, per poi lasciare la stanza.

L'arancione sospirò, immerso nei propri pensieri, lo sguardo che sembrava affondare in un abisso senza fine.

Per un momento, sembrava anche essersi dimenticato del suo cuore che batteva, sapeva che era essenziale per far sì che lui continuasse a vivere, ma perchè lo faceva in un modo così veloce e disperato?

Stava forse piangendo?

Stava forse soffrendo?

Ma per chi? Per sè stesso?

No, in fondo lui si odiava, e alle volte, quando forse si sentiva solo, la sua mente li raccontava dei motivi per cui lui non avesse amici.

Permaloso.

Timido.

Strano.

Triste.Arrabbiato.Disgustato.
Spaventato.Imbarazzato.

Odioso.

Odiato.

Da tutti, ma anche da nessuno.

Ma perchè? Semplicemente, quando una persona odia un'altra, poi si accodano le loro amicizie, che, pur non conoscendo la persona, iniziano ad odiarla.

Così, per moda.

Senza uno scopo, senza un perchè.

Ma allo stesso tempo, era odiato da nessuno.

Perchè?

Le persone non lo conoscevano, e se sì, allora solo una parte che non era neanche vicina al suo "io" interiore.

Quindi chi odiavano se non una persona a lui sconosciuta?

L'infermiera irruppe nella stanza, e, sorridendo, con uno schiocco delle labbra, iniziò a parlare.

<<Mi dispiace che tu venga qui spesso Jimin, comunque, ti aspetta Namjoon fuori da qui, ha saputo dell'accaduto>> la signora sorrise, per poi sedersi.

L'arancione la ringraziò e la salutò  con un inchino, poi aprì la porta ed uscì.

Inutile dire che si ritrovò il giovane davanti appena uscì.

Namjoon frequentava l'università di ingegneria che si trovava ad una mezz'ora dall'istituto dove si trovava il minore, che si chiese come il giovane sapesse dell'accaduto.

Era un ragazzo intelligente, un così detto polimata, un uomo universale.
Una sorta di Goethe o un Leonardo da Vinci.

Era semplicemente bravo in qualsiasi cosa, amava l'arte, la letteratura, ma non disprezzava la scienza.

Ma che cos'è un artista se non una sorta di scienziato?

L'artista semplicemente analizza, tenta di capire la realtà, le metafore che possono esserci, solo per rappresentare come lui le vede.

La realtà viene scritta, ballata, suonata, disegnata e recitata.

Ma, Jimin, che ruolo stava facendo nella sua opera?

Lui non si sentiva vicino a Goethe, e neanche a Leonardo da Vinci.

Si sentiva un qualcosa di differente, e tal volta non sapeva neanche lui cosa fosse.

Ed era possibile che per avere un nome dovesse diventare un qualcuno conosciuto?

Uhuh la prossima settimana sono piena di verifiche e boh, ho la verifica di geometria e sono terrorizzata, successivamente l'interrogazione di inglese, di tecnica, la verifica di spagnolo, la verifica di storia dell'arte, l'interrogazione di spagnolo, e se la prof di italiano si è  dimenticata ancora di mettermi il voto allora forse verrò interrogata ancora.

Voi state messe bene?  Spero di sì uhuh, io già stò strisciando a terra..

Butterfly {Vmin} #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora