CAP. 39( LA FALENA)

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Avete presente quando nei film decine di persone circondano un corpo ? Ognuno dice quello che pensa, manifesta le sue emozioni ; qualcuno spalanca la bocca per poi coprirsela con la mano.

Poi tutto tace, fin quando parte una musica lenta, dolorosa. Tutto va a rallentatore, tranne la sofferenza che ti colpisce con il doppio della potenza.

Ecco, mi sento catapultata in uno di quei film.

L' immagine di Manuel appeso al soffitto, il suo corpo che fluttua e la corda stretta al suo collo...tutto questo non fa altro che togliere pian, piano
l' energia dal mio corpo.

Mi sento debole, sfinita.

Due morti nel giro di una settimana posso ammazzare il più forte degli animi.

Max, seduto al mio fianco, sembra una rosa in un campo di gerani. Tutto questo dolore non gli appartiene.

Non prova niente per Manuel.

Perciò, credevo che il suo unico sentimento fosse  la sorpresa, ma, ogni volta che incontra il mio sguardo, capisco che anche lui prova una sorta di tristezza.

La stristezza di vedere la sua ragazza devastata. Di nuovo.

<<Questa volta non c' entrano loro, vero?>> Mormora a bassa voce, come se alzare la voce equivalesse a far aumentare il bruciore che sento nel petto.

<<No. L' avevo previsto, Max. Sapevo che avrebbe provato a uccidersi, per questo continuavo ad andarlo a trovare. Nonostante tutto quello che ha fatto, io volevo essere la mano che l' avrebbe tirato fuori dalla sua fossa, invece di essere quella mano che
l' avrebbe lasciato cadere>>

<<Ritorniamo sempre sullo stesso discorso, Jess. Lo stai facendo di nuovo...>> Riesco quasi a vederlo sospirare triste, nonostante il mio viso sia nascosto dai capelli.

E i miei occhi vedano tutto girare come se fossi su una giostra.

<<Cosa sto facendo?>> Chiedo, anche se immagino la risposta.

<<Ti stai dando la colpa>>

<<No, non lo sto facendo. Quello di cui mi pento è di non aver avuto il coraggio di dire a Cameron : " No, io non sono Dio. Non posso entrare nella sua testa e cambiare i suoi pensieri" Invece ho taciuto e ho finito per credere di poterlo fare davvero>> 

La cosa strana è che non sto piangendo.

È come quando il mare è agitato e continua a muoversi, le onde fanno a gare a chi arriva più in alto e sembra quasi possano inghiottire la spiaggia con i suoi obrelloni e le sue sdraio.

Ma non lo fanno.

Ecco, dentro di me c'è un mare in tempesta che non riesce a uscire dai suoi margini.

<<Perché stai così male per lui?>> La voce di Max continua a essere un sussurro, come se avesse fatto una di quelle sciocche e innocenti domande che ti pongono i bambini.

Ma lui non è un bambino e questa domanda riesce solo a farmi arrabbiare con lui.

Si sta comportando da vero stronzo menefreghista. Non mi ha nemmeno sfiorata, non ha provato a consolarmi. Sembra solo arrabbiato con me perché m' importa ancora di Manuel.

Questa non gliela posso perdonare, ma non ho la forza di iniziare una lite.

Mi alzo senza rispondere alla sua domanda.

Vuoi sapere la verità, Max? Beh...non posso darti una risposta che non so nemmeno io.

M' importa. Basta. Ormai cosa conta?

Mi avvicino al gruppo di persone radunate attorno al corpo di Manuel e tra spintoni e alcune imprecazioni - non mie- riesco ad affiancare Cameron.

Mi guarda con gli occhi lucidi, con lo sguardo di chi ha perso un amico. Non un paziente.

Davanti a lui, un uomo vestito interamente di bianco preme le mani sul petto di Manuel e ogni tanto si sporge verso di lui facendogli la respirazione bocca a bocca.

Ripete tutto più volte, fin quando il suo collega lo blocca con un gesto della mano.

Tocca il collo di Manuel con due dita e poi alza lo sguardo. Verso di me.

Quando scuote la testa, la prima lacrima scorre lungo la mia guancia.

<<Grazie per averci provato, Cameron>>  Dico al mio amico notando quanto lui sia terribilmente scosso e addolorato dalla scena che ha davanti.

Me ne vado senza aggiungere altro, quando la sua voce mi ferma.

<<Manuel è...era una falena>> Aggrotto la fronte.

E adesso cosa centrano le falene?

<<Tu invece eri la luce>> Cosa?!

<<Manuel ti voleva al suo fianco anche se sapeva che vederti avrebbe solo alimentato il suo senso di colpa e peggiorato la sua situazione. Come la falena che va incontro alla luce che tanto adora, anche se poi finirà per morire bruciata>>E adesso capisco la sua metafora.

<<Quando ha capito di non poter continuare così, ha preso la sua decisione definitiva. Non dovevamo convincerlo che tu avresti potuto aiutarlo, invece che farlo stare male. Abbiamo solo prolungato il suo silenzioso dolore>>

<<Con questo stai confermando quello che penso io : sarebbe finita così ugualmente, prima o poi>> Abbasso lo sguardo, ma lo immagino annuire tristemente.

<<Pensiamola così, magari adesso è più felice ovunque si trovi...>> Se non si trova all' inferno...

<<Forse il suicidio può essere una porta d' emergenza...>> Ma che cazzo dice?!

<<Cameron, stai delirando! Manuel sicuramente stava soffrendo e tanto, ma...>> Per fortuna mi fermo prima di continuare la frase.

Lui stava soffrendo, ma sicuramente non più di me.

E io sono ancora qui.

<<Non puoi giudicarlo per quello che ha fatto, tu non hai idea di cosa stesse passando. Di come poteva essere forte il dolore che lo attanagliava!>>

Se solo sapessi, Cameron, non mi parleresti così.

<<Addio Cam>> Lo congedo per quella che sarà l' ultima volta.

Mi avvicino a Max e con la testa gli faccio cenno di alzarsi e di venire con me.

Lui prova a toccarmi il braccio, ma io lo allontano in malo modo e procedo senza guardarlo nemmeno.

Quando usciamo dalla clinica psichiatrica, sento qualcuno alle mie spalle che urla il mio nome.

<<Jessy!>> Cameron in un batter
d' occhio mi raggiunge.

<<Io...non voglio che ci salutiamo in questo modo. Questa sarà l' ultima volta che ci vediamo>>

Con la coda dell' occhio, vedo Max alzare gli occhi al cielo e sbuffare.

<<Lo so, Cam. Grazie di tutto, mi mancherai>> Sospiro abbracciandolo.

Lui ricambia il mio abbraccio e mi lascia un bacio a stampo sulle labbra, facendomi sgranare gli occhi.

Appena rientra nella clinica, mi giro verso di Max per vedere la sua reazione.

È stranamente calmo, non sembra per niente arrabbiato.

<<Questo dev' essere il lato negativo di avere una ragazza bella come te>> Accenna un piccolo sorriso.

<<Mi sono comportando da stronzo, tu avevi bisogno di me. Scusami>> Mi dice.

Ma ancora una volta lo supero senza rivolgergli la parola.

Beh...che dire? Buon compleanno a me!

                























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