CAP. 58(MERITI IL MEGLIO)

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<<Sta iniziando davvero a fare
caldo!>> Mi siedo sulla panchina del parco, seguita subito dopo da Max.

<<È andata bene con Trevor?>> Chiedo mentre lui mi lascia un bacio sulla guancia.

<<Abbastanza. Lui era felicissimo di vedermi. Poi quando ha capito che stavo provando a perdonarlo, ho visto una luce di speranza nei suoi occhi>>

<<Sai, sarebbe fantastico se ci riuscissi, a perdonarlo intendo. Dopotutto, lui sta scontando le sue colpe e per sua volontà>>

<<Non è così facile...Anzi, non lo è per niente. Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che è anche colpa sua se mio padre è morto>>

<<Max, credo che il primo passo per perdonarlo sia accettare che sia lui tuo padre e non Bill. Fa male sì, ma è la verità>> Spero di non aver peggiorato le cose.

<<Jessy, per me mio padre sarà sempre e solo Bill Harrison. Tu non hai idea della persona fantastica che era. Il padre perfetto, oserei dire. Non mi ha mai messo le mani addosso. Neanche una volta. Invece di rimproverarmi per i guai che combinavo, mi diceva " signorino Harrison siediti su quella sedia". Io lo ubbidivo e poi lui iniziava uno dei suoi discorsi che sempre riuscivano a farmi ragionare. Era sempre calmo e attento; ogni volta che qualcosa non andava , lui lo capiva semplicemente guardandomi. Era anche un ottimo marito. Baciava la mamma per dirle
" buongiorno" , prima di uscire di casa, quando ritornava dal lavoro e per darle la buonanotte. Ci faceva anche tantissimi regali. A lei vestiti, fiori e cioccolatini. A me giocattoli, colori e molte volte mi portava con lui a vedere le mostre d' arte. In realtà a lui annoiavano tantissimo, ma sapeva che io le adoravo e fingeva di essere interessato. Perciò, quella notte io...io non riuscivo a credere che la persona che avevo davanti era lo stesso padre che tanto ci amava>> I suoi occhi diventano di nuovo lucidi, tristi.

Mi stringo di più a lui e gli lascio un bacio a stampo sulle labbra. Max però vuole di più.

Si sporge verso di me per intensificare il bacio, facendo intrecciare le nostre lingue.

Una parte di me è contenta che Max si sia confidato. Non mi aveva mai parlato di Bill prima d' ora, non ne aveva mai avuto il coraggio.

Solo una volta - nel nostro rifugio- mi aveva raccontato di come il padre schizzava lui e la moglie con l' acqua del ruscello e di tutte le battaglie che avevano fatto in quel posto.

Bill Harrison evidentemente era davvero una persona di cuore e sicuramente meritava di meglio dalla vita. Principalmente, meritava una moglie migliore.

Fortuntamente nessuno dei due nomina più il nome di suo padre o di chiunque altro abbia a che fare con la storia di quell' uomo, perciò Max sembra essere tornato abbastanza allegro.

Stiamo tornato a casa in moto, quando mi ricordo del consiglio che avevo intenzione di chiedere a Max.

Volevo sapere la sua opionione sulla mia decisione di dire la verità a Serena. Certo, lui non la conosce come la conosco io, ma credo che possa immaginare la sua reazione perché non potrà essere troppo diversa da quella che ha avuto lui all' inizio.

Appena scendo dalla moto, infatti, gli chiedo di aspettare prima di entrare in casa.

<<Cosa c'è? >> Si siede sul marciapiede e fa sedere me sulle sue ginocchia.

<<Sto pensando di raccontare a Serena chi sono davvero e cosa vado a fare da Theresa>> Vado direttamente al punto.

<<Sospetta qualcosa?>>

<<Sì. Me l' ha praticamente detto. Ma, a differenza di Jasmine, non ha insistito. Stamani prima di andare a scuola, Jas mi ha fatto una piccola scenata sul fatto che non mi fido di lei e che non le dico mai niente>> Mi da un po' sui nervi quando Max ridacchia.

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