CAP. 25 (SALVARE UNA VITA)

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<<Forza, ci sei quasi. Riesco a sentire la potenza della tua aura fin da qui>>

La sua voce mi arriva bassa, poi lettera dopo lettera, la sua tonalità si alza. Sembra un ' eco che proviene dall' altra parte di un tunnel.

"Ci sei quasi " Dice lei.

Ha ragione, ci sono quasi.

Sono arrivata in una stanza bianca, davanti a me una corda che penzola dal soffitto, dietro di me una porta che viene aperta.

Poi una ragazza. L' urlo che emana quest' ultima risucchia tutta la scena, crea un vortice che mi spinge violentemente nel presente, privandomi per qualche secondo
dell' ossigeno.

Inspiro fortemente e permetto alle mie gambe di perdere l' equilibrio quel poco che basta per ritrovarmi inginocchiata per terra.

Nella mie orecchie risuona l' urlo di poco fa.

Non è la prima volta che mi trovo davanti a una situazione del genere e non è nemmeno la prima volta che ascolto quella voce.

È presente ogni giorno della mia vita.

Proviene dalla mia gola.

È la mia stessa voce, il mio stesso urlo di terrore.

<<Devo andare>> Mormoro senza pensare.

Non do a Theresa nemmeno il tempo di controbattere, che scatto in piedi, dimenticandomi di essere ancora mentalmente e fisicamente debole.

Appoggio una mano al muro per non cadere di nuovo e mi do qualche secondo di tempo per farmi passare il giramento di testa.

Mi massaggio gli occhi, poi la fronte e inspiro di nuovo.

<<Ti ringrazio Theresa, ma ora devo proprio scappare>> La donna non controbatte, perciò  quando riesco a staccarmi dal muro, esco dalla palestra.

Prendo il giubbino dall' attaccapanni, quando sento dei passi dietro di me.

<<La prossima volta preferisci provare con qualcosa di diverso?>>

<<Non lo so, Theresa. Poi vedremo>> Taglio corto per uscire il più veloce possibile.

Mentre percorro le strade di Oxford, immagino quella stanza bianca.

Continuo così, immersa nella mia fantasia, non badando a ciò che mi circonda, fin quando non vado a sbattere contro qualcuno.

Mi massaggio il naso e maledico il mio essere maldestra di natura.

<<Jessy, attenzione!>> Dice Jasmine mantenendo quattro buste piene di vestiti.

Era da addirittura tre giorni che non costringeva Josh a fare shopping con lei!

<< A che pensavi?>> Chiede.

<<A delle corde>>

<<Argomento interessante...vuoi impiccarti per caso?>>

<<Ma come ti vieni in mente?!>>

Eppure Jasmine ha appena fatto luce in un punto buio della mia mente...

Manuel sembrava abbastanza disperato da tentare il suicidio, devastato dal senso di colpa, circondato dalla nostalgia e inondato di sconforto e solitudine.

Merita di sentirsi così, merita di essere finito in quel posto e forse merita anche di morire...ma non posso e non voglio che accada.

Il cancello di fronte a noi viene aperto, spingendoci ad avanzare verso il giardino.

Jas mi da una leggera spinta con il gomito per svegliarmi dalla mia trance.

Theresa ha detto che posso evitare che una visione si avveri. Posso salvare la vita di chi ha cercato di togliermela.

<<Sono tornata! >> Esclama Jasmine dall' ingresso di casa Anderson.

<<Luisa metti apposto i miei nuovi vestiti!>> Urla gettando la buste per terra e correndo verso la cucina.

Alzando gli occhi al cielo, le prendo in mano e le porgo a Luisa che ha appena sceso le scale.

<<Jessy, per fortuna sei qui>> Marta fa il suo ingresso dalla stessa porta in cui sono entrata un secondo prima.

<<Mi hanno permesso di tornare dal lavoro perché  ho ricevuto una chiamata urgente dalla clinica psichiatrica>> Spiega togliendosi la sciarpa e il cappello.

Subito vado in agitazione e inizio a muovermi a destra e a manca, pronunciando frasi sconnesse.

<<Calma, non so cosa sia successo. Mi ha chiamato uno specialista di nome MacFell, ma ha detto solo di voler parlare con te. Non ha detto per qualche motivo, ma temo per la tua protezione. Forse Manuel è scappato di nuovo e ti sta cercando>> Mi prende entrambe le mani e mi spinge gentilmente a sedermi al suo fianco, sul divano.

<<Adesso faccio il numero e tu metti il vivavoce, okay?>> Sembra così allarmata che mi scappa un sorriso.

<<Non credo sia scappato>> La rassicuro e le do un abbraccio di pochi secondi.

Lei sembra un po' perplessa, non capisce cosa me lo faccia presupporre.

<<Okay, a ogni modo, digito il numero>> Prende il telefono dalla tasca del giubbino che non ha ancora tolto.

Quando inizia a squillare me lo passa.

<<Dottor MacFell, specializzato in stabilimento della mente. Come posso aiutarla?>>

<<Sono Jessica Patterson, figlia adottiva dell' avvocato Marta Anderson>> Faccio finta che sia la prima volta che parlo con
quest' uomo, ma poi Marta mi indica il cellulare per farmi capire di mettere il vivavoce. 

<<Ah sì! Ti stavo giusto cercando Jessy. Da quando sei venuta a trovarci...>>

<<Quando cosa?!>> Mi interrompe Marta sorpresa.

Le chiedo di tacere mettendomi
l' indice su labbro.

<<Continui>> Dico.

<<Insomma, quello che sto cercando di dire è che Manuel ha bisogno del tuo aiuto per stabilizzarsi. La notte e il giorno successivo dopo la tua visita, sembrava più sereno con se stesso. Poi il terzo giorno ha iniziato ad agitarsi, a dire che non lo perdonerai mai e che merita di morire. So che dopo tutto quello che ti ha fatto passare, la mia idea di chiederti di aiutarlo a stare bene può sembrarti sciocca, ma non te lo chiederei mai se lui non avesse tentato il suicidio>>

<<È fuori discussione!>> Risponde Marta al posto mio.

<<Avvocato Anderson non sapevo stesse ascoltando la nostra conversazione, comunque sia Manuel ha bisogno del perdono di Jessy per andare avanti. Certo, se la ragazza non se la sente di fare un simile favore alla persona che le ha procurato tanto dolore, non è obbligata. Ma se permette, la decisione vorrei la prendesse Jessy. Credo sia abbastanza responsabile da scegliere la decisione che ritiene più opportuna>>

Marta tace e guarda me, aspettando che io dia la risposta che entrambi stanno aspettando.

<<Se accetterà, voglio essere assicurata che non rischierà alcun pericolo>> Continua Marta.

<<Ovviamente ovvocato>>

È il momento di prendere una decisione. Un semplice " no" potrebbe uccidere Manuel, un "sì" forse ucciderebbe me.

<<Allora Jessy?>> Chiede MacFell.

<<Sì, verrò>> Rispondo.


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