Capitolo 1

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"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio, ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai più lo stesso che vi è entrato".

Richiusi il libro, stiracchiandomi sul letto. Ero sempre stata dell'idea che leggere fosse un buon modo per sfuggire alla superficialità della gente, in un mondo dove è più importante apparire che essere, idolatrando falsi modelli usati solo per fare il lavaggio del cervello. Il 90% della società funzionava in quel modo, solo pochi rientravano nel 10% e io... be', non rientravo in nessuna delle due. Stipulare nuove conoscenze non era nei miei piani, tantomeno ero intenzionata a farmi conoscere. A cosa sarebbe servito aprire un grammo di cuore se non ne sentivi nemmeno più il battito? Nemmeno una semplice emozione? La mia vita passata era una fetta di torta che non avrei mai più voluto assaggiare perché anche un solo morso avrebbe rischiato di avvelenare ogni cosa.

Scostai le tende della camera e restai a fissare la città. «Inizia una nuova vita», sussurrai contro il vetro della finestra.

Quel pensiero mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo, perché si sa, ai veri cambiamenti non si è mai pronti completamente. Guardai il letto della mia coinquilina e fui sorpresa nel vedere fosse del tutto intatto: incastrato tra il cuscino e le lenzuola di lino bianche, notai un pezzetto di carta spiegazzato.

"Trascorro la notte fuori. Ci vediamo domani in aula."

Mi domandai quando Zoe avesse trovato del tempo per fuggire come una gazza ladra dall'appartamento, ma d'altronde c'era da aspettarselo da una tipa come lei.

Non persi altro tempo nel prepararmi. Aprii l'armadio e afferrai quella che sarebbe dovuta essere, da quel momento in poi, la divisa universitaria. Un unico emblema in alto, a destra con scritto "Columbia University".

Ce l'hai fatta Clark, sussurrai interiormente.

Sarebbe stata la mia gratificazione più grande.

Afferrai la tracolla dal letto e prima di dirigermi alla porta, mi soffermai davanti allo specchio. Raramente riuscivo a guardarmi, forse perché avevo paura del mio stesso riflesso. Ero rinchiusa in un corpo che non sentivo più mio. Adagiai la mano sul mio viso delineandone il contorno. Gli occhi erano spenti e anche il colore invidiato così tanto sembrava ormai sbiadito.

Ero davvero io quella allo specchio? Da quanto tempo ero diventata così?

Da una vita, risposi a me stessa.

Ripensai alle parole del libro che avevo letto poco prima: probabilmente, da quella tempesta non ne sarei mai uscita del tutto.

Tirai un respiro profondo, respingendo quella strana sensazione che avvertivo allo stomaco. Laurearmi in medicina era l'unico obiettivo da raggiungere, l'unica cosa che potesse contare realmente.

Avanti Clark! Prendi la tua vita tra le mani e ricomincia.

Fuori dal cancello, l'aria calda mi travolse in pieno volto. Quella mattina il sole splendeva raggiante attraverso gli imponenti grattacieli, mentre il quartiere di Morningside Heights era già trafficato e animato da gente. Io e Zoe alloggiavamo in un palazzo per studenti, a 200 metri dal campus e ciò non implicava necessariamente di prendere l'auto.

«Come si può pensare di sostare l'auto in questo modo? Delinquente!», udii qualcuno urlare dal finestrino della propria auto.

«Ma chi si crede il padrone della strada?», imprecò qualcun altro.

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