Capitolo 60

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MADDY

Mentre guidavo verso Brooklyn fui invasa da un misto di sensazioni. La prima fu senz'altro il dispiacere per aver lasciato Ian, da solo, in quel modo, motivo per il quale decisi di lasciargli un bigliettino in cui gli davo una spiegazione. Dopo una giornata simile trascorsa a scambiarci lacrime e sorrisi, dopo quella forte intimità che si era creata tra noi, avrei tanto desiderato restare tra le sue braccia per il resto del tempo, perchè era lì il posto più bello e sicuro in cui avrei voluto rifugiarmi per sempre.
Nonostante ciò, non potei non pensare a mia madre e al suo messaggio.

"Ho avuto un piccolo malore. Ti prego, non lasciarmi da sola"

Forse la sua era una tattica usata per potermi parlare da vicino ma qualcosa dentro di me mi diceva che non sarebbe arrivata a tanto.
Ero preoccupata che avesse potuto avere qualche altro malore durante la mia assenza, motivo per il quale non mollavo il piede dall'acceleratore.
Ansia e angoscia giocavano anch'esse un ruolo importante. Era passato troppo tempo da quando avevo messo piede in quella casa ed ero consapevole del fatto che vecchi ricordi sarebbero riemersi dal più profondo; quel luogo che avrei sempre dipinto su una tela di nero, quel luogo in cui versai troppe lacrime, notti insonni fatte di grida e di violenza...quel luogo che mi aveva vista quasi morta.

Percorsi il lungo viale e parcheggiai dinanzi casa. Stranamente le luci dentro casa erano spente, l'unica sorgente di luce proveniva dal giardino.
Iniziai a provare una strana agitazione nel petto.
D'istinto aprii la borsa ed afferrai il cellulare. La batteria era quasi sul punto di abbandonarmi, lampeggiando ininterrottamente di rosso.

《Cavolo!》sbuffai.
Sul display comparvero sette chiamate, tutte di Ian. Col silenzioso non l'avevo sentito. Notai due messaggi anche nella segreteria. Quando cliccai per ascoltarli, il telefono si spense.

《Non proprio adesso, stupido telefono》imprecai, gettandolo stizzita sul sedile.
Probabilmente Ian era in pensiero o forse arrabbiato, in entrambi i casi avrei dovuto avvisarlo.
Scesi dall'auto e mi incamminai verso casa.
Nonostante non osai più ritornarci, possedevo ancora le chiavi.
Quando arrivai sotto al porticato, mi irrigidii sul posto. La porta era schiusa e l'idea che qualcuno si fosse insinuato in una proprietà privata mi fece allarmare.

Ma cosa mi salta in mente? Probabilmente la mamma nella distrazione avrà dimenticato di chiuderla.

Cercavo di trovare tutte spiegazioni plausibili pur di non pensare al peggio.
Spalancai la porta, dentro era buio pesto mentre uno strano odore mi pizzicava il naso.
Avanzai lentamente quasi stessi camminando su un terreno minato e quando accesi la luce si accesero anche i ricordi.
Per una frazione di secondi mi rividi bambina, mentre correvo lungo quelle scale che tanto osservavo trepidante; quelle grida di disperazione che quasi sentivo impercettibile.
Chiusi e riaprii gli occhi un paio di volte per annullare quella scena dalla mia mente.

《Rilassati》 mi dissi respirando a fondo.
Richiusi la porta alle mie spalle e proseguii verso la cucina. A quanto pare la mamma aveva fatto dei cambiamenti. Tutto era stato rinnovato, partendo dal tavolo di quercia che sembrava più grande di quanto ricordassi. All'interno del lavabo notai una tanica vuota ed alcuni stracci sporchi. Mi meravigliai nel vedere quel poco disordine dato che mia madre era stata sempre amante dell'ordine. Quando avanzai verso il soggiorno la paura mi inghiottì.
La stanza era stata messa completamente a soqquadro come se fosse appena passato un uragano; il divano era completamente ribaltato, il tavolino di vetro in mille pezzi, i quadri erano distrutti insieme alla cornice in cui ritraeva me e mia madre insieme.

Qualcuno era entrato in casa.

Nell'aria sentii un'odore forte, lo stesso che avevo percepito all'ingresso.

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