IAN
L'appartamento era molto simile al mio. Un ampio ingresso con pavimento in legno composto da una cucina stile moderno accompagnata da tavolo e sedie sulla destra, mentre sulla sinistra c'era un divano in pelle bianco con un tavolino sulla quale vi era un vaso con margherite profumate; di fronte un corridoio che conduceva probabilmente alle altre stanze. Il mio sguardo si soffermò sulla mensola del camino, notando una foto in cui ritraeva Maddy e Zoe al mare. Dal molo di spalle doveva trattarsi di Santa Monica; anche io ne avevo portata una che custodivo segretamente nel cassetto. Era l'unico ricordo che mi restava di una vita distrutta.
«Eccomi.» Una vocina alle mie spalle richiamò la mia attenzione. La vidi con una valigetta in mano e una ciotola con acqua nell'altra mentre sorrideva timidamente.
«Puoi accomodarti sul divano», fece segno di sedermi.
«Ti ringrazio.»
Ci accomodammo contemporaneamente uno di fronte all'altra. Stranamente stavo iniziando a sentirmi un po' in imbarazzo e dal suo tono tremolante, doveva esserlo anche lei. Avevo notato una cosa da quel poco che l'avevo conosciuta. Quando era imbarazzata abbassava lo sguardo cercando di tenersi più lontana possibile oppure spostava una ciocca di capelli color rame dietro l'orecchio, e a mio parere quel piccolo gesto la rendeva ancora più bella. Posò la ciotola sul tavolino, aprì la valigetta e iniziò a indossare i guanti in lattice.
«Per prima cosa puliamo la ferita», mi spiegò prendendo uno straccio e immergendolo nell'acqua, dopodiché iniziò ad esercitare una leggera pressione, ma fortunatamente il dolore era sopportabile, almeno per il momento.
«Fa male?», mi chiese preoccupata.
«Tranquilla, ho sopportato di peggio.»
«Sempre il solito duro.»
Mi sfuggì un sorriso a una prima occhiataccia, poi ritornai serio.
«Quindi stai studiando medicina. Un giorno dovrò chiamarti dottoressa Clark?»
«È uno dei miei obiettivi. Spero di riuscirci.» Ripose lo strofinaccio nell'acqua estraendo poi del disinfettante. «Brucerà un pochino», mi avvertì. Cercai di muovermi il meno possibile, ma il bruciore era ben forte; sferrare colpi contro il tronco di un albero si rivelò una pessima idea.
«Se ti faccio male dimmelo, così cerco di fare più delicatamente» mi disse, guardandomi timidamente negli occhi. Più la guardavo fare e più restavo imbambolato. Quella ragazza riusciva sempre a sorprendermi. Delle volte diventava fredda, scontrosa mentre altre volte riusciva ad essere persino premurosa.
Madelyn Clark era ancora un mistero per me.
«Come mai questa passione per la medicina?» Non volevo essere invadente, ma avevo una voglia matta di scoprire di più su di lei.
«Mia madre è un'infermiera, alcune cose l'ho imparate da lei.» Prese subito dopo una garza e iniziò a fasciarmi la mano.
«Tu, invece, come mai ti sei ridotto in questo stato?»
Colpito e affondato.
«Diciamo che difficilmente riesco a gestire la rabbia.» Stavo diventando teso come una corda di violino. Non ero pronto ad aprirmi più del dovuto e molto probabilmente non lo sarei mai stato.
D'un tratto si fermò, guardandomi con i suoi occhietti di un verde intenso. «La violenza genera soltanto dolore e sofferenza a lungo andare.»
Parlava come se ne sapesse qualcosa.«Ecco fatto, non c'è voluto molto» disse, sfilandosi i guanti.
«Se mai dovesse capitare di ferirmi nuovamente, saprò da chi andare», ironizzai.
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Quando l'amore ti dà una speranza
RomanceDISPONIBILE IN TUTTI GLI STORE ONLINE E PRENOTABILE IN TUTTE LE LIBRERIE FISICHE! Madelyn Clark è una ragazza di 19 anni segnata da un'infanzia difficile. L'unica persona ad averla salvata dalla sua stessa vita è stato John, proprietario del pub in...