Capitolo 15

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MADDY


«Altri venti minuti e poi potremo scatenare l'inferno», scherzò Lexie mentre riempiva i bicchieri con della birra, poi prima di servire mi bisbigliò all'orecchio: «C'è qualcuno che chiede di te al tavolo 18.» Accennò uno strano sorriso in volto e scomparve.

Chi poteva aver chiesto di me? Titubante mi feci largo tra i clienti. Non appena vidi un ragazzo dai capelli nero corvino tamburellare con le dita sul tavolo, mi bloccai.

Perché Ian aveva chiesto di me?

Dopo qualche secondo si accorse della mia presenza, mi sorrise facendomi segno di raggiungerlo. Avrei dovuto mostrarmi più naturale possibile e per nulla agitata.

Più facile a dirsi che a farsi!

«Ciao», lo salutai.

«Ehi.» Eravamo entrambi in imbarazzo.

«Lexie mi ha detto che hai chiesto di me... Posso servirti qualcosa?» gli chiesi, nascondendo una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Tranquilla, non devo ordinare. Volevo soltanto... vederti.»

Quelle parole mi fecero sobbalzare, non compresi se fosse per lo stupore o per il piacere.

«Oh...»

Maddy non iniziare a fare la mummia.

«Siediti, per piacere», mi indicò la sedia di fronte alla sua.

«In realtà sono ancora di turno...»

«Non ti ruberò molto e poi è quasi ora di chiusura.»

Presi coraggio e mi sedetti; mi morsi il labbro inferiore col cuore che aumentava di battito mentre continuavo a torturarmi sul motivo di quella visita improvvisa.

«Devo ringraziarti» pronunziò d'un tratto, mostrandomi la mano. Assunse un tono dolce e pacato e il suo volto aveva un qualcosa di diverso.

«Figurati, non ho fatto nulla di così importante» risposi, strofinando i palmi sudati sui jeans. Per fortuna erano nascoste dal tavolo.

«Per me lo è stato. Vedi Maddy...», stava cercando con cura le parole da usare. «Quando mi parte la rabbia perdo il controllo, ma con te... Insomma tu, inspiegabilmente, mi hai calmato» confessò, guardandomi nel profondo degli occhi.

Fu un momento così intenso che mi sentii percorrere da una scarica elettrica lungo la schiena. Mi sentivo molto più a mio agio quando dovevamo urlarci contro, ma quando mi trovavo in queste situazioni, a un passo dall'essere vicini, dal sentire l'odore della sua pelle, tutte le barriere costruite cadevano una ad una. Quel ragazzo mi faceva provare cose che iniziavano a spaventarmi.

«Tutto bene qui?» La voce di John mi fece balzare dalla sedia, rossa in viso. Inaspettatamente, Ian fece qualcosa che mi lasciò a bocca aperta. Si portò in avanti e gli porse la mano. «Lei deve essere il proprietario del pub. Piacere, sono Ian, un amico di Maddy. Mi scuso per averla sottratta ai suoi doveri.»

Qualcuno ha usato la parola "amici"?

John restò per un po' a fissargli la mano, poi tornò a guardarlo serio in volto. «Non ti ho mai visto al locale e nemmeno nel gruppo di amici che frequenta Maddy» lo squadrò attentamente.

«B-be'... Insomma, non c'è stato modo», intervenni con un filo di voce. Non sapevo nemmeno perché volessi a tutti costi che Ian facesse una buona impressione.

Mi guardò incredulo. «E come vi siete conosciuti? Sarei molto curioso di saperlo», continuò con l'interrogatorio a braccia conserte. Era davvero intenzionato a non mollarci.

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