Capitolo 19

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IAN


L'avevo fatta sorridere, di nuovo, e ciò bastò a farmi sentire più leggero, come se anch'io avessi un posto nel mondo. Se in quel momento mi avesse visto Jared, di sicuro avrebbe fatto fatica a crederci. Io, che non avevo mai voluto impegni di alcun tipo, in quel momento mi ritrovai sulla ruota panoramica di Coney Island insieme a una ragazza.

Maddy non era una qualunque per me, era entrata nella mia vita per caso e per caso l'avevo rincontrata dopo qualche mese, stravolgendo tutti i miei piani. Stavo diventando un patetico sentimentalista, proprio ciò che volevo non diventassi. Dovevo tenermi alla larga, invece, in un modo o nell'altro continuavo a cercarla. La mia vita era diventata, ormai, un enorme punto interrogativo e da un momento all'altro avrei potuto fare le valigie e partire per chissà quale meta.

Quello ero io, un uomo solo destinato a essere tale per tutta la vita.

Non volevo farla soffrire, sapevo di non poterle offrire nulla di buono, non volevo sporcare la sua ingenuità con il marcio che avvolgeva la mia anima, ma stranamente, ogni volta che sorrideva credevo per un attimo di valere anche io qualcosa.

«Perché fai questo per me?», mi chiese piano continuando a guardarmi con i suoi occhi profondi.

«Mi andava di farlo.»

«Non mi riferisco solo a questo.» Fece un lungo respiro, poi continuò. «Quella sera, mentre tornavo alla macchina trovai un biglietto, era il tuo Ian. Perché? Perché ti importa così tanto di me?»

Mi staccai dalla sua presa, passandomi una mano tra i capelli. «Maddy... con te, per la prima volta dopo tempo, riesco a non sentirmi dannatamente sbagliato.» Facevo fatica a parlare di me stesso, a manifestare le mie emozioni, eppure l'avevo appena fatto.
Appoggiò la sua mano esile sulla mia spalla. «Che cosa ti è successo, Ian?»

Sentivo la testa scoppiare e la rabbia aumentare. Desideravo spaccare con un pugno tutto l'ammasso di vetro che ricopriva la vettura. «Dovresti starmi lontano, Maddy.»

«Perché?»

«Perché sono sbagliato. Quelli come me bruciano all'inferno, distruggono ogni cosa che toccano con le mani. Non posso sporcare la tua vita con la mia presenza.»

Di colpo raccolse il mio viso tra le mani, invitandomi a guardarla negli occhi. «Qualsiasi cosa sia successa, non hai colpe. Tu non sei sbagliato, è la vita che continua a metterci a dura prova.»

Come poteva racchiudersi tanta perfezione in un corpicino così piccolo? Ancora una volta mi stava sollevando dai miei dolori, ancora una volta stava mettendo a tacere la mia anima in subbuglio.

Chi era Madelyn Clark per farmi tutto questo?

Feci scivolare la sua mano dal mio viso e la portai al petto. «Lo senti? È ciò che mi fai provare ogni volta che mi sei accanto.»


MADDY


La mia mano premeva contro il suo petto sodo, all'altezza del cuore. Percepii il rumore dei suoi battiti aumentare a dismisura. Si era creata tra di noi una situazione davvero intima e imbarazzante e le mie guance divennero subito accaldate. Improvvisamente la portiera si aprì, il giro era terminato e il signore di prima continuò a fissarci aspettando una nostra mossa. Lamia mano era ancora ferma sul suo petto.

Ecco la prima figuraccia della giornata.

La ritrassi di scatto, chiaramente imbarazzata. Lungo tutto il tragitto non aprii bocca e lui fece altrettanto, finché non ci imbattemmo in un'anziana signora. Aveva dei capelli bianchi e gli occhi di un celeste chiaro contornati da delle rughe. Portava col braccio destro una cesta piena di rose.

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