Capitolo 8

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IAN


Avevo appena finito di fare la doccia. Aprii l'armadio e optai per un paio di jeans chiari e la mia felpa grigia preferita della Blauer. Mi vestii velocemente, fonai il ciuffo – a volte faceva storie e dovevo fissarlo con del gel – e mi guardai allo specchio. Poteva andare bene.

In soggiorno accesi una sigaretta, mia compagna fedele. Ero completamente plagiato dal suo odore e cosa importante, aveva il potere di rilassarmi.

Dal cellulare inviai un messaggio a Sidney "Ci vediamo tra poco". Da quando l'avevo conosciuta ci vedevamo qualche sera per darci dentro. A lei andava bene, a me altrettanto. Entrambi non volevamo impegni, poi le donne impazzivano per le auto costose e l'uomo stronzo e io possedevo entrambe le cose. Un altro punto a mio favore.

«Ci vediamo Jared », urlai davanti alla porta del bagno. Presi le chiavi della macchina e quando aprii la porta mi fermai di colpo.

Lei era lì, sola, appoggiata alla porta. I capelli color rame le ricadevano morbidi lungo la schiena, indossava una camicetta a quadri rossa e un jeans nero strappato leggermente sulle gambe. Era bellissima tanto da farmi desiderare di farla mia in quel preciso istante.

Ma cosa sto dicendo? Lei non è roba mia.

Potevo percepire la sua fragilità, la sua anima in subbuglio. Maddy sembrava davvero triste. Dopo ieri sera non l'ho più rivista. Mi ero comportato da stronzo e non le avevo chiesto nemmeno: "Scusa", per i miei modi poco garbati. Più la guardavo star male e più dentro me cresceva la rabbia. Il pensiero che potesse soffrire a causa mia, mi faceva impazzire tanto da voler spaccare il mondo.

Non mi era mai importato di nessuno, eppure di lei non riuscivo a fregarmene.

Dopo qualche secondo si incamminò lungo le scale. Dovevo seguirla. Cercai di tenermi a debita distanza per non farmi scoprire. Fuori dal cancello, la vidi salire su una Hyundai blu posta due macchine dopo la mia. Feci lo stesso senza perderla di vista. Dopo un po' imboccò il viale che conduceva al parcheggio del pub in cui lavorava. La guardai in lontananza mentre raccoglieva le sue cose e si incamminava verso l'edificio. Restai lì, con lo sguardo sospeso mentre qualcosa mi suggeriva di agire. Presi un blocchetto dal portaoggetti e ne ricavai un pezzo di carta.

Dovevo riparare ai miei errori.



***



Il quadro della macchina segnava 00: 40. Aspettai di finire l'ultima sigaretta prima di azionare il motore.

«Ti accompagno», dissi alla biondina seduta alla mia destra.

«Così presto? Le altre volte non ti saziavi facilmente.» Assunse uno sguardo ammaliante e con la mano segnò dei piccoli cerchietti sul mio petto fino a scendere sul cavallo dei jeans. Le scostai la mano bruscamente.

«Piantala Sidney» sbottai infastidito. Il suo sguardo diventò subito sdegnato.

«Credevo funzionasse tra noi.»

«Non mi sembra di averti mai promesso nulla.»

«Ti sei innamorato di un'altra?»

Quella conversazione stava iniziando a stancarmi.

«Io non sono innamorato di nessuna», precisai. Strinsi le mani sul volante come per scacciare quella sciocca idea. Nella mia vita non ero mai stato innamorato, in realtà non avrei saputo nemmeno dare una definizione a quel sentimento divulgato da tutti, ma sentito da pochi. L'unica donna che avrebbe dovuto amarmi, mi aveva cacciato di casa senza pensarci due volte e così ero cresciuto con la convinzione di non meritare altro se non odio e disprezzo.

«Sai una cosa? Quando inizi ad avere un po' le idee chiare, chiamami. Sono stanca di fare la tua puttana!» Afferrò la borsa e uscì dall'auto sbattendo la portiera. Non avevo nessuna voglia di rincorrerla, odiavo le ragazze nevrotiche.

In quel momento avevo un solo pensiero fisso per la testa. Azionai il motore e proseguii verso Harlem. Quando arrivai nel parcheggio era già deserto, ma fortunatamente l'auto di Maddy era ancora lì.

Nascosi l'auto per non dare troppo nell'occhio; non avrebbe dovuto vedermi.

Fuori tirava vento e tutto intorno era abbastanza silenzioso. Misi le mani nelle tasche dei jeans per riscaldarle, alzai gli occhi al cielo; c'erano milioni di stelle e una luna così grande e luminosa.

Un rumore di passi attirò la mia attenzione, finalmente era uscita dal locale. Mi nascosi dietro un cespuglio e l'osservai avanzare verso la macchina. Poi si fermò, c'era dello stupore sul suo viso.

Aprì piano il biglietto e... qualcosa dentro me si mosse.

I suoi occhi verde chiaro erano diventati più piccoli, gli angoli della bocca piegati verso l'alto.

L'avevo fatta sorridere e capii, in quel preciso istante, che non esisteva al mondo cosa più bella.

  L'avevo fatta sorridere e capii, in quel preciso istante, che non esisteva al mondo cosa più bella

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