IAN
Continuai a fare avanti e indietro tutto il corridoio, impaziente di scoprireco me sarebbe stato trascorrere un'intera giornata da soli, io e lei. Ancora faticavo a capire da dove mi fosse sbucata un'idea simile. Era stata davvero una sfida oppure sentivo l'esigenza di scoprire di più... di sentirla di più, di viverla di più?
L'avevo vista in pigiama, col suo viso pulito e gli occhi da bambina. Era così buffa, eppure più la guardavo e più c'era da perderci la testa. Di sicuro, in quello stato, non avrebbe mai minimamente rispecchiato il canone di ragazza con la quale poterci passare una notte di sesso sfrenato, eppure riusciva ad eccitarmi anche da vestita, anche con un pigiama extra-large, anche con quei capelli ramati scombinati e gli occhi assonnati... Era sempre bellissima. Lo scricchiolio della porta mi fece voltare e per un attimo restai senza fiato.
I suoi capelli, dapprima arruffati, ricadevano sinuosamente lungo la schiena, i suoi occhi verdi erano contornati dal mascara e le sue labbra piene erano di un rosso ciliegia. Indossava un maglioncino dorato con una profonda scollatura e un foulard dello stesso colore a ricoprirle il collo, infine calzava un jeans nero abbastanza stretto da delineare tutte le sue forme. Ero a corto di salivazione e tutto per merito suo.
«Stai... benissimo!» esclamai a tratti.
Con le altre avevo sempre la risposta da usare al momento opportuno, con lei, invece, non ne possedevo mai abbastanza.«Grazie», rispose timidamente portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Richiuse la porta alle sue spalle e mi raggiunse. «Allora... Dove hai intenzione di andare?», mi domandò.
«Be', sei tu a dovermi fare da guida, quindi cosa vorresti mostrarmi?»
«Intendi oltre al dito medio?», mi indicò minacciosa, poi subito dopo roteò gli occhi in aria, afferrandomi per un braccio. «Andiamo.»
Quella ragazza riusciva a mandarmi in totale confusione. Un attimo prima voleva uccidermi e quello dopo voleva essere carina. Mi trascinò lungo le scale e uscimmo dal cancello. Fuori, il tempo ci era amico, c'era un sole raggiante e avremmo potuto tranquillamente passeggiare all'aperto. Proseguì verso la sua macchina e mi fece segno di raggiungerla.
«Scherzi?» dissi ironico.
«Hai detto che sono la tua guida, quindi si fa a modo mio.»
Era così determinata che subito saltò dentro e azionò il motore.
Che tipetta
«Sicura che la tua patente non sia fasulla?» le chiesi ammiccando un sorriso mentre mi sistemavo sul sedile.
Dalla sua espressione sarcastica capii di averle ricordato una scena molto familiare.
«Oh, piantala Davis.»
Mise il piede sull'acceleratore e ci spostammo nel traffico.
«Dove siamo diretti?»
«Lo scoprirai.»
MADDY
«Tu sei...»
«Unica? Grazie lo so.» risposi orgogliosa. Non conoscevo ancora molto su di lui, tipo come mai da Los Angeles si trovasse di colpo a Manhattan, ma di una cosa ero certa. Per un californiano abituato all'aria salmastra, non poteva non visitare Coney Island.
«Per un attimo mi sembra di essere...»
«A casa?» conclusi guardando quel suo profilo perfetto. Era lì, con gli occhi che si perdevano nell'immensità dell'oceano e un leggero fruscio che gli scombinava quel ciuffo ribelle. Sembrava così assorto nei suoi pensieri e per un attimo avrei voluto tanto frugarci dentro. Distolsi lo sguardo e mi soffermai su un gruppo di pescatori lanciare la canna, nell'intento di agganciare qualche pesce. Sulla sabbia, un gruppo di gabbiani giravano ovunque avvicinandosi con ilpetto bianco all'acqua e poco dopo si levarono verso l'alto agitando le lunghe ali curve. Mi ci sedetti sopra, portandomi le ginocchia al petto. Mi sentivo, dopo tempo, in pace con me stessa.
Mi lasciai accarezzare da quel leggero fruscio e chiusi gli occhi. D'un tratto avvertii il tocco di una mano sulla mia e quando tornai ad aprirli, Ian era seduto accanto a me.
Mi guardò in modo profondo per poi sentire emettere dalle sue labbra un: «Grazie.»
«Figurati» ,risposi timidamente mentre i miei occhi erano diretti sulle nostre mani a contatto.
Stavo di nuovo avvertendo qualcosa di molto forte allo stomaco, ma stavolta non ne avevo paura, quasi accoglievo quel misto di sensazioni che attanagliava ogni parte di me.
«Ti manca Los Angeles?», gli domandai piano.
«Un po' sì, ma delle volte cerco di dimenticarmene.» Dal suo tono di voce trapelava dolore, malinconia.
Che cosa ti è successo, Ian?
Avrei tanto voluto chiederglielo, ma ebbi paura di risultare troppo invadente.«Siamo strani», dichiarò improvvisamente, poi spostò il suo sguardo su di me.
«Perché dici questo?», chiesi interdetta.
«Un attimo prima facciamo la guerra e quello dopo ci ritroviamo mano nella mano.»
«Siamo un disastro», scherzai.
«Potrebbe addirittura piacermi questo disastro», mi sorrise.
STAI LEGGENDO
Quando l'amore ti dà una speranza
Roman d'amourDISPONIBILE IN TUTTI GLI STORE ONLINE E PRENOTABILE IN TUTTE LE LIBRERIE FISICHE! Madelyn Clark è una ragazza di 19 anni segnata da un'infanzia difficile. L'unica persona ad averla salvata dalla sua stessa vita è stato John, proprietario del pub in...