Capitolo 27

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Mi sveglio sentendo qualcuno bussare alla porta.
E se fosse lui? Non ci voglio parlare, non si merita nemmeno una mia parola.
"Apri" dice la sua voce ma non rispondo "Chiedo le chiavi a Madison" non lo sopporto.
Non avendo via d'uscita, gli apro.
"Grazie" chiude la porta ed io mi rimetto a letto
"Senti" non lo lascio finire
"Non voglio sapere niente, quindi evita di sprecare fiato" dico acida, non l'ho nemmeno guardato da quando è entrato
"Ascoltami" si siede sul letto prendendomi il volto e alzandolo. Vedo del sangue secco sotto il naso. Cosa gli è successo?. "Mi dispiace davvero, non ero in me"
"Mi tratti male anche quando sei in te" dico
"Scusami, non ho scuse, sono uno schifo lo so, ma non posso farci nulla"
"Nemmeno io, quindi adesso vattene" dico più acida di prima
"No, non esco di qui fino a che non mi perdoni"
"Allora fai prima a trasferiti" mi alzo mettendomi sulla sedia
"Quando sto con te provo qualcosa di strano, qualcosa mai sentito. Sto bene, però ti tratto male. Forse perché non riesco ad accettare il fatto che per la prima volta mi potrebbe davvero piacere una ragazza" giuro sto per svenire.
Io lo prendo a cazzotti.
"Adesso ritorni ad essere il ragazzo innamorato?" rido "Fra qualche ora me lo ridici"
"Ti prego, credimi" si avvicina "Non sono uno capace in amore"
"Lo so" quegli occhi mi fanno venir voglia di perdonarlo, ma non posso!
"Allora capiscimi"
"Come faccio? L'altra sera sono uscita alle dieci e mezzo per venirti a cercare perché ero preoccupata e quando arrivo fai capire che ti da noia la mia presenza" urlo
"Ero ubriaco"
"Non è una scusa" . Si mette sul letto e rimane in silenzio.
"Perché hai del sangue nel naso?" chiedo improvvisamente
"Nulla"
"Dimmelo" lo obbligo
"Mi sono menato con uno"
"Strano".
"Ti prego prova a capirmi"
"Basta Cameron, sono stufa del tuo atteggiamento. Fai finta che non ci siamo mai incontrati" dico con tanto dolore nella voce, ma anche con tanta soddisfazione. Ho una dignità e non me la faccio calpestare da nessuno.
"Scordatelo" si alza dal letto "Non lo farò mai"
"Stammi lontano" scandisco bene le parole quando mi alzo per uscire
"Non vai da nessuna parte Chanel" mi blocca dentro la camera mettendosi davanti alla porta
"Smettila e fammi andare via" alzo gli occhi al cielo
"Ho sbagliato, lo so, ti sto chiedendo scusa" dice "Sappiamo tutti che sono un coglione e che non ne faccio una giusta, ma ricordati che non sono uno che chiede scusa facilmente anche quando sa che ha sbagliato. Se lo faccio è perché tengo a te" mi fissa come per farmi capire dal suo sguardo che quello che dice è reale.
Sono confusa, vorrei perdonarlo, ma non sarei corretta con me stessa, non sarebbe giusto.
"Adesso posso andare?"
"Bastarda" apre la porta ed esce.
È giusto che anche lui sappia come sono stata io ogni volta che mi ha trattata male.
Mi rimetto sul letto e senza pensare troppo a quello che è appena successo chiudo gli occhi addormentandomi.
Il suono del cellulare mi sveglia.
"Pronto" rispondo senza nemmeno sapere chi sia
"Oi, che è successo con Cameron?" riconosco la voce, è Henry
"Mi hai svegliata per chiedermi questo?" mi innervosisco
"Sono tornato in camera ed è tutto sotto sopra. Ha spaccato tutto"
"Abbiamo cercato di parlare e gli ho detto di far finta che non ci siamo mai incontrati" avverto il ragazzo
"Sei stata crudele" è serio?
"Ah certo. Quindi dovevo permettere che mi mettesse i piedi in testa e mi baciasse?" urlo
"Senti, fra poco vengo lì" dice e stacca.
Io non lì comprendo. Per loro è tutto semplice.
Facile perdonarlo e fare finta di niente. Mi dispiace ma io ho una dignità, e non la mando a puttane.
Pochi minuti dopo sento bussare alla porta, è Henry sicuramente.
Apro.
"Ehi" dice entrando e senza dire niente sbatto la porta "Non voglio litigare, spiegami solo per bene cosa vi siete detti" mi chiede. Gli dico più o meno di cosa abbiamo parlato, dicendogli anche che sono stata molto dura.
"È strano" esclama confuso il ragazzo "Non ha mai reagito così davanti a una ragazza, sia perché non è abituato a essere trattato male dalle femmine, sia perché non gli è mai importato nulla di legarsi ad una persona"
"C'è sempre una prima volta" dico
"Non fare la stronza" mi dice sedendosi sul letto
"È la prima volta che a Cameron importa di qualcuno, dovresti ritenerti fortunata"
"Ritenermi fortunata ad essere trattata male e presa per il culo da lui ogni giorno? Pff" rido
"Chanel lo conosco più della mia vita, è un fratello per me. So come è fatto, e se ti dico che dovresti ritenerti fortunata perché sei l'unica di cui gli interessa qualcosa è perché è vero" dice sicuro guardandomi negli occhi
"Mi dispiace, non so più che credere. Non mi fido di lui"
"Fidati di me" dice appoggiando la sua mano sulla mia "Non te ne pentirai".
Ho un milione di cose in testa. Un milione di cose che non riesco a capire e di cui non me né capacito.
Non sono il tipo di persona che perdona per due paroline carine dette, ho bisogno di fatti e per ora non ne ho avuti. Mi fido di Henry, ma è di Cameron che mi devo fidare.
"Non posso" dico diretta alzandomi e uscendo dalla camera.
Non voglio più sentire parlare di nessuno adesso.
"Chanel" mi ferma prendendomi per un braccio "Perché? Perchè non capisci?"
"Non c'è nulla da capire" mollo la presa "Voglio stare da sola adesso".
Esco dall'università e prendo la macchina. Inizio a guidare anche se non so la destinazione.
Quando mi accorgo che mi sono allontanata molto e che non riconosco le strade, mi fermo. Mi ritrovo in un piccolo quartiere a me sconosciuto, così decido di prendere il navigatore per cercare di ritrovare la strada
"Cazzo" esclamo quando mi accorgo che è scarico.
Non posso nemmeno usare il cellulare perché l'ho lasciato nella stanza. Perché tutte a me?.
Guardo l'orologio che ho nel polso e vedo che mancano pochi minuti alle sei.
Mi guardo intorno e vedo solo delle case trascurate, la strada è vuota, ci sono solo io. È inquietante.
Scendo dalla macchina e vado verso le case per cercare di capire se c'è qualcuno. Quando mi avvicino ad una porta sento della musica.
Vorrei bussare, ma l'ansia non mi aiuta. Non sembra un quartiere normale. Senza pensarci picchietto sulla porta.
"Chi sei?" domanda una ragazza bionda dopo avermi aperto
"Piacere Chanel" sorrido
"Perché sei qui?" domanda stranita come se nessuno avesse mai bussato a questa porta
"Mi sono persa. Sapresti dirmi la strada per la Washington Academy?"
"È lontana da qui" dice facendomi salire l'ansia
"Oh, perfetto" sbuffo mettendomi le mani fra i capelli
"Entra" mi dice gentilmente vedendo che ho freddo
"Grazie" le sorrido.
"Scusa il disordine, ma non amo le pulizie" scherza
"Tranquilla" cerco di non farla sentire a disagio
"Ti offro qualcosa?" domanda
"No grazie"
"Comunque piacere, Jessy" sorride porgendomi la mano e ricambio.
È passata un'oretta da quando sono qui. Jessy è una ragazza carinissima, mi ha subito messo a mio agio. Mi sono anche scordata di domandarle di farmi fare una chiamata.
"Potrei usare il telefono? Devo fare una chiamata urgente" chiedo
"Non c'è campo qua"
Scherza, vero?.
"E come fai a comunicare con il mondo?"
"Sto bene anche senza sentire le persone, e se ho bisogno di qualcosa o ci sono emergenze, ci pensa mio fratello".
È incredibile. Ormai siamo tutti tranquilli sapendo che c'è quell'aggeggio che ci salva da tutto. Personalmente non riuscirei a stare senza il mio telefono, però ammetto che mi piacerebbe provare a vivere come lei. Insomma, sarebbe anche un po' un vantaggio, così la gente inizierebbe a socializzare.
"Quindi non vivi da sola?" domando curiosa
"Diciamo. Ogni tanto viene mio fratello a farmi compagnia" dice alzandosi dal divano "Ti va di restare qui a mangiare?"
"Perché no, va bene".
Mi fido di questa ragazza, non so perché, ma mi ispira fiducia. È come se ci conoscessimo da una vita.
Non voglio tornare per ora all'Univeristà, succederebbe di nuovo qualcosa che mi farebbe andare fuori di testa, preferisco stare un po' lontana da tutti. Mi dispiace solo che non posso avvisare Allison e Matthew. Spero di trovare il modo.
"Fra poco dovrebbe arrivare mio fratello con le pizze, così lo conosci" dice accendendo il piccolo forno. Sono quasi le 8 e ho lo stomaco che si lamenta a causa della fame.
Intanto che aspetto che arrivi il fratello di Jessy penso se tornare o no all'Università questa notte. Da una parte non vorrei, ma dall'altra non mi va che Matthew e Allison stiano in pensiero per me. Alla fine loro non c'entrano niente, anzi, sono gli unici che mi capiscono.
"Finalmente" sento dire a Jessy.
Quando mi giro verso la porta rimango bloccata. Non voglio credere a quello che ho appena visto.
"Chanel vieni, ti presento mio fratello" dice sorridendo la ragazza
"Che ci fai qui?" domanda con sguardo arrabbiato il ragazzo quando mi vede
"Vi conoscete?" spalanca gli occhi Jessy
"Si" dico a bassa voce abbassando lo sguardo. Questa non ci voleva.
"Fantastico" esulta la ragazza
"È la tipa per cui Cameron mi ha picchiato" mi guarda male e sbatte le pizze sul tavolo. Non riesco a guardalo in faccia. Mi sento così in colpa per quello che è successo.
"Cosa?" urla Jessy. Non capisco se è arrabbiata o stupita.
"Hai sentito bene" dice Brian sedendosi al tavolo e iniziando a mangiare la pizza con indifferenza
"Non pensavo che avrebbe reagito in quel modo, davvero"
"Troppo tardi" fa spallucce
"Mi dispiace" riesco solo a dire con un filo di voce.
Mi sento uno schifo. Ha sbagliato lui a baciarmi, ma più di tutti ha sbagliato Cameron a reagire in quel modo. E come sempre ci sono andata io di mezzo.
Lo odio cazzo.

Ti odio ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora