Marie Anne corse a perdifiato lungo il corridoio della clinica. Non si guardò indietro se qualcuno la seguiva.
Nonostante avesse sentito la voce di Amarok chiamarla, sperò di essere lasciata in pace, di rimanere sola.
Aveva sempre saputo che il padre la detestava ma non ne aveva mai avuto certezza assoluta. Si era sempre chiesta il motivo per cui si fosse allontanato così, senza nemmeno volerla conoscere, senza nemmeno voler sapere se si assomigliassero o se assomigliasse più alla madre.
Ora capiva. Capiva tutto. E capiva anche il motivo per cui suo fratello non aveva mai voluto dirgli niente, esternando il totale disprezzo verso il padre con poche frasi e tante espressioni facciali inconfondibili.
Si portò una mano tremante alla bocca, tappandola per trattenere un singhiozzo. Si sentiva così stupida ad aver creduto che il padre si fosse allontanato per qualche causa superiore che ora, il pensiero la mortificava. Tutte quelle volte che aveva tentato di piacergli, di avvicinarlo, di rendersi degna ai suoi occhi; solo ora si rendeva conto di essere stata una sciocca, un'illusa. Cieca di fronte all'evidenza, una realtà che lei non aveva mai voluto cogliere.
Lui non la voleva. Lui la odiava e forse aveva ragione a odiarla. Sin da quando era nata su di lei c'era sempre stato un alone di sventura. Prima era morta la madre, ora aveva fatto questo massacro. Che cosa diavolo era? Un mostro? Sì, era un dannatissimo mostro.
Una mano la strinse per il polso attirandola a sé in un abbraccio silenzioso. Il dolore che Marie Anne tentava di trattenere esplose in un pianto disperato, rabbioso. Cercò di colpire il petto del fratello, furiosa con se stessa e in parte anche con lui.
«Lasciami! Lasciami sola!» gridò con forza, tanto che le vene sul collo si gonfiarono come se fossero sul punto di esplodere. «Non hai sentito nostro padre? Sono uno scherzo della natura! Non merito di vivere!» Cercò di colpirlo più forte, mossa da un dispiacere che preferiva trasformare in collera. In realtà non ce l'aveva con lui ma con se stessa. Si odiava.
Non passava giorno che non si odiasse e anche se spesso faceva finta di nulla, era dalla nascita, che la morte della madre le pesava come un macigno. A nulla erano valse le parole del fratello, negli anni aveva maturato l'idea di esserne la diretta responsabile, come se un po' l'avesse uccisa anche lei.
Amarok le bloccò le braccia, stringendola in un abbraccio irremovibile. «Shhh... non dire così. Non ci pensare nemmeno» le bisbigliò all'orecchio e seguendo i suoi movimenti entrambi scivolarono sul pavimento. Le gambe di Marie Anne si sciolsero come burro di fronte alla resistenza del fratello. Si sorresse alla sua maglia mentre stringendola lasciava alle lacrime il via libera, senza riuscirle a frenare.
Si sentiva debole e fragile, sola e sbagliata. Si era sempre sentita così, ora più che mai.
«Ci sono io, ora. Sono qua.» Amarok le accarezzò i capelli, sentendola singhiozzare tra le proprie braccia. Avrebbe attraversato il mondo intero pur di levarle dal cuore quel peso e dissipare il suo animo da quei dannati demoni che la continuavano a tormentare, ma non poteva. Non poteva fare nulla se non restare lì a rassicurarla. Essere impotenti verso le persone che si amano è la peggiore delle condanne.
«Lui mi odia. Vuole che sparisca dalla faccia della terra. Mi odia da quando sono nata.»
«Nostro padre non ti conosce. È soltanto un idiota accecato dal dolore per la perdita di nostra madre.»
Marie Anne si pulì con il dorso della mano le lacrime raccolte sopra il labbro. Tremò come una foglia, preda di un dolore accecante. «Io non volevo uccidere la mamma. Non volevo.»
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ARTIGLI - BACIO SELVAGGIO
WerewolfSECONDO LIBRO DELLA SAGA ARTIGLI Michigan. Stato di licantropi e mannari. Regolato da un giovane Magister a cui non mancano soldi, potere e influenza è lo scenario di una zona disseminata di branchi. Branchi di razze mannare differenti e contrastant...