CAPITOLO 51

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Tremava. Non riusciva a smettere. Eppure avanzava.

I suoi fratelli erano lì. Si stavano dilaniando colpo dopo colpo e lei doveva fare qualcosa. Qualsiasi cosa. A costo di morire.

Un passo dopo l'altro. Alzare il piede da terra le costava quasi fatica. Il potere delle due bestie la respingeva come una barriera ma lei non si voleva arrendere.

Non questa volta.

Strinse i pugni, in ognuno una catenella. Le piastrine e i ciondoli scavarono nuovamente un solco nel palmo. Camminava lasciando una scia di gocce rosse che delineavano un triste percorso sulla neve.

Sono i miei fratelli. Sono la mia famiglia.

Mikko si umettò le labbra che si seccarono in un attimo. Ad ogni metro che avanzava, le temperature oscillavano pericolosamente abbattendosi con prepotenza sul suo corpo. Nonostante ormai fosse mannara, sembrava comunque accusare quelle sferzate di energia con estrema facilità, come se il corpo non si fosse rinforzato dopo il mutamento, come se fosse ancora una semplice umana.

Oppure erano loro ad essere estremamente forti. In fondo erano creature leggendarie.

I draghi continuarono imperterriti a combattere. Alternavano attacchi violenti a schivate, svolazzamenti brevi a colluttazioni profonde. Era come assistere alla lotta di due enormi edifici, in confronto Mikko era minuscola. Un po' come un bimbo piccolo contro una farfalla, un paragone che a dimensioni calzava a pennello.

Jamaar sradicò un albero e lo lanciò con violenza in direzione di Arteca, con il solo scopo di ferirlo. L'altro riuscì a schivarlo. Mikko fece giusto in tempo a buttarsi di lato prima che l'albero la investisse in pieno. Nonostante la caduta l'avesse fatta scivolare su una roccia, squarciandole i pantaloni della tuta e la carne delle ginocchia, lei non mollò la presa sulle due catenine che serrava ancora nei pugni. Non poteva perderle.

Arteca ruggì furiosamente, scagliandosi su Jamaar con un rapido battito d'ali. La sua enorme figura si allargò in cielo come un'ombra. In alto la luna aveva quasi totalmente lasciato il posto a un timido sole. Stava arrivando la mattina, stava albeggiando.

Quando le zanne del drago bianco affondarono nelle scaglie di quello nero, Mikko proruppe in un gemito soffocato e si rialzò da terra, in automatico. Come se il corpo si muovesse da solo.

Ciò che la spingeva ad avanzare era l'amore. Un sentimento così imperante da sovrastare perfino la paura, perfino la morte. Perchè si poteva dire tutto di Mikko ma non che fosse una giovane sprovveduta; lei era perfettamente conscia che nel suo tentativo disperato di fermarli e farsi riconoscere non c'era alcuna via di scampo.

«Vi - vi prego... vi prego... siete fratelli. Voi siete fratelli.» Ancora. Una supplica. Una preghiera. Sentiva il bisogno di ripeterlo quasi temesse che quella verità sfuggisse di mano a tutti loro. «Siete fratelli.»

Le faceva male. Sentiva il cuore spaccarsi in due, disintegrarsi. Non riusciva a smettere di piangere, a smettere di pensare ai loro momenti felici, al loro amore.

Non riusciva a farsene una ragione, ad accettare quel destino.

Come potevano due persone che si amavano tanto come loro, arrivare a farsi così tanto male? Entrambi avrebbero dato la vita l'uno per l'altro e ora, assurdamente, se la stavano tentando di strappare.

«Jamaar, no!» gridò lei, mentre il drago nero affondava gli artigli nell'ala di Arteca. Agitando la coda tentò di colpire anche lei, infastidito dalla sua presenza. Mikko riuscì solo a scansarsi di qualche metro, la punta carica di aculei la colpì dritta al viso, facendole fare una capriola in aria e mandandola a tappeto.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora