CAPITOLO 20

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Il pianto aveva lavato l'animo da ogni sentimento e ora Mikko si sentiva più vuota che mai.

Dopo essere rimasti a lungo sul pavimento di Villa King, Amarok aveva preso l'iniziativa e insieme erano andati da Arthur. Era stato un congedo veloce, l'orso non se la sentiva di iniziare di nuovo a parlare della faccenda. Aveva bisogno di riposo e anche Mikko. Inoltre le aveva proposto di fare un salto alla clinica per vedere se il fratello si fosse svegliato. In caso contrario, avrebbero preso tutte le cose della ragazza e sarebbero andati a casa dell'Ursid.

Il tragitto in auto era stato a dir poco lapidario. Si erano detti quattro parole in croce e l'unica informazione che aveva reperito la giovane, era il nome completo dell'uomo che le era seduto a fianco e che guidava senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. Amarok Brown, un nome fuori dall'ordinario, non l'aveva mai sentito prima d'ora. D'altronde nemmeno il suo e quello del fratello erano così conosciuti, infatti, erano stati inventati dai genitori. 

Per lei quel momento di assoluto silenzio, era stato quasi liberatorio. Aveva socchiuso gli occhi, si era sistemata comodamente contro il sedile ed era rimasta in attesa di arrivare alla clinica. Non aveva pensato a niente, o almeno, ci aveva provato.

Quando Amarok si era parcheggiato davanti all'edificio, era rimasto qualche istante a fissarla in silenzio, sembrava addormentata e per un attimo si era sentito quasi scoraggiato dal chiamarla. Poi però lei aveva schiuso gli occhi e i due si erano guardati a lungo.

«Siamo arrivati» disse lui, posando la mano sulla portiera.

«Grazie.»

«Non mi ringraziare. Se sei qui, è colpa mia.»

Ancora quella frase, ancora quella affermazione. Mikko si sentì colpita dal suo senso di colpa. Se tutto ciò che le aveva detto era vero, se la storia che le aveva raccontato sulla sorella non era follia, se la loro diversità comportava anche un basso autocontrollo nelle prime mutazioni, allora, chi poteva incolpare di quella disgrazia? Su chi poteva riversare il proprio rancore e la propria collera? Amarok sembrava sinceramente dispiaciuto e mortificato per ciò che era successo, era pronto a prendersi ogni responsabilità, anche quelle della sorella. Mikko aveva tentato di accettare l'accaduto, di registrarlo nella sua mente solo come una terribile sciagura; eppure la giovane per quanto si sforzasse, sentiva comunque il bisogno di sfogare la propria rabbia verso qualcuno. Quello che era successo a lei, al fratello e agli amici, non era giusto. Era crudele, spietato. Sentiva bruciargli il petto, scavare nel cuore come se una bestia glielo stesse dilaniando con affilati artigli.

Forse era vile dirlo ma lei aveva bisogno di un capro espiatorio, aveva bisogno di riversare il proprio odio su qualcuno, altrimenti non sarebbe riuscita a sopravvivere a quel dolore. Per quanto in qualche modo comprendesse che tutta la faccenda fosse solo frutto di sfortunati eventi, proprio non riusciva a perdonare. Non ora.

Mentre l'uomo usciva da furgoncino, Mikko rimase ancora un attimo al suo interno e ponderò sul da farsi. C'erano ancora molte domande che aspettavano una risposta e, anche se sentiva il bisogno di chiudersi in se stessa, non poteva farlo. Doveva cercare di mantenere una certa lucidità per affrontare tutta la questione.

Quell'attimo di mente locale, le servì per riacquistare quella parvenza di equilibrio che tentava di mantenere con tutte le proprie forze. Chiuse gli occhi, inspirò: era pronta. La mano subito raggiunse la portiera, era ora di vedere il fratello.

Non si rivolsero nemmeno la parola quando salirono nelle stanze di quel posto ormai a lei conosciuto. Forse l'unico posto del Michigan di cui avrebbe avuto un vivido ricordo.

Quando Mikko era entrata nella camera di Jamaar, aveva sperato con tutta se stessa di vederlo sveglio. Invece il ragazzo era ancora intubato, privo di coscienza e cosa ancora più strana, con tutte le ferite al proprio posto. Nessuna si era rimarginata, il che sarebbe stato normale se solo a lei non fossero guarite già del tutto.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora