CAPITOLO 34

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Il volto di Amarok era pallido come un foglio di carta, imperlato di sudore e pietrificato verso la distesa di nuvole davanti a sé. Si teneva così saldamente al sedile dell'elicottero che più volte lo aveva sentito scricchiolare in maniera poco rassicurante.

Reese indicò un punto davanti a loro. «Guarda, Yoghi... siamo arrivati. Quella laggiù è la pista di atterraggio.» Con la coda dell'occhio si assicurò che l'amico non svenisse da un momento all'altro. «Non sei felice?»

«Guarda quella fottuta strada, McCoy» biascicò Amarok, portandosi una mano alla bocca per trattenere un conato di vomito. Non sapeva bene il motivo ma l'atterraggio era di tutto il volo il suo punto debole. Gli bastava vedere la pista e la terra avvicinarsi che subito qualcosa iniziava a smaniare nel suo stomaco, pronto a risalire verso la gola.

«Non c'è nessuna strada, Yoghi... solo nuvole.» Era un modo sottile per stuzzicarlo. Non si aveva l'onore di vedere spesso un bestione come Amarok in preda alla paura. Tra loro ad ogni modo era sempre stato così, sin da quando erano bambini. Reese era sempre stato un tipo dispettoso, se non molesto. Lui e famiglia andavano spesso in vacanza in Michigan, laghi e boschi erano un'ottima accoppiata per la loro natura mannara. In mancanza di mari e oceani ogni pozza d'acqua abbastanza grande da poter contenere un gruppetto di squali era più che ottima; inoltre, nel caso che durante i giorni di luna piena non fossero riusciti a raggiungere l'acqua, la loro bestia sapeva adattarsi anche a un semplice mutamento parziale sulla terra ferma.

Ecco la fortuna di una doppia trasformazione: non necessariamente avevano bisogno di acqua, anche se il piacere di un mutamento completo in pieno mare sarebbe sempre rimasto imbattibile per tutti loro.

Reese toccò alcuni pulsanti. Sembrava consapevole di ciò che stava facendo. Amarok osservava attentamente ogni suo movimento, il volto dell'amico era contratto in una smorfia di concentrazione che aveva spento il sorriso burlone che spesso gli illuminava il viso.

«Non mi hai detto come ti butta ultimamente» gli disse Amarok. Aveva bisogno di conversare, di fare qualcosa che gli tenesse la mente occupata. Ogni volta che si voltava verso il finestrino, un brivido gli scivolava lungo la schiena e si ritrovava rigido come un tronco, con lo stomaco che gridava pietà.

«Benone. Anche se... potrebbe andare meglio se in questo momento mi trovassi a sorseggiare un cocktail dentro un cocco, steso sulla sabbia bianca delle Hawaii... ma insomma, mi accontento anche della tua compagnia.»

Amarok sbuffò, lasciando roteare l'occhio verso il soffitto della cabina. Sulle labbra un accenno di sorriso. «Sai, l'altro giorno ho visto Joshua su una di quelle riviste per ragazzine. Ce l'aveva Marie Anne in camera sua.» Sghignazzò. «Mi fa strano che nonostante tuo fratello sia una rock star... lei ancora preferisca te.»

Marie Anne aveva una cotta epica per Reese. Ce l'aveva da quando ancora non riusciva a chiamarlo bene per nome e lo storpiava con Biiz, un soprannome che poi alla fine era entrato nella storia.

La risata dello squalo non tardò ad arrivare. «Ha buon gusto la piccola. Inoltre il primo amore non si scorda mai... nemmeno per uno spocchioso cantante famoso» disse, ridendo. «La mia futura moglie lo sa bene, sa che valgo molto più io di quel cretino di Joshua.»

Amarok grugnì un'imprecazione colorita. «Zitto, McCoy... non ti azzardare nemmeno a dirlo per scherzo. Il solo pensiero mi dà il voltastomaco. E poi... poi... chissà che le avrai detto per entrare nelle sue grazie. L'avrai circuita con uno dei tuoi soliti sorrisetti.»

Allora l'altro non riuscì a trattenersi, scoppiò a ridere così forte che le mani lasciarono per qualche secondo la presa sulle leve di comando. Dovette trattenersi lo stomaco, rideva così forte che gli doleva. «Oh, sì... l'ho circuita quando era in fasce. Le ho promesso giochi di sottobanco e qualche bambola in cambio del suo amore.» Si massaggiò la pancia tornando a guardare davanti a sé. Lo divertiva stuzzicare Amarok facendo leva sulla sua pressante gelosia da fratello maggiore, forse se avesse avuto anche lui una sorella anziché cinque fratelli, si sarebbe comportato uguale. «Sta bene, vero? So che ha avuto il cambiamento il mese scorso.»

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora