CAPITOLO 35

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Erano passati alcuni giorni dal ritorno di Amarok e Mikko in Michigan. Il viaggio in furgone era stato silenzioso e tranquillo. La ragazza era restata tutto il tempo addormentata nei sedili posteriori e una volta arrivati a casa, Amarok aveva preferito metterla nel proprio letto per poterla monitorare meglio, con costanza.

Si era perfino preso dei giorni di permesso. Fino alla sua prima luna le sarebbe stato accanto, in fondo la carrozzeria dove lavorava era di sua proprietà e nel frattempo che lui non c'era veniva gestita dai suoi ragazzi: dei giovani ullam che ormai potevano sostituirlo nei momenti in cui il branco aveva maggiore bisogno del proprio Ursid. E Mikko, essendo parte integrante del branco almeno per il momento, in quei giorni aveva avuto decisamente bisogno di lui.

Le crisi erano aumentate, sia in frequenza che in malesseri. La giovane era rimasta piegata nel letto, contorcendosi dal dolore, gridando e lasciandosi sopraffare dalla febbre e contemporaneamente dagli attacchi della bestia che nel frattempo scalpitava per uscire. Amarok aveva dovuto allestire una tempestiva vasca da bagno che riempiva all'occorrenza di ghiaccio. Ogni volta che la temperatura di Mikko saliva a picchi indomabili, lui ce la calava dentro immergendosi a sua volta. Restavano stretti in quel gelo, finché la febbre non le passava.

Lo aveva fatto per se stesso, lo aveva fatto per Marie Anne e ora, seppur con sorpresa, lo faceva per Mikko. Fra l'altro senza nemmeno vederlo come un peso. Di solito agli altri ullam ci pensavano i parenti, ma lei, era una sua responsabilità e non si era minimamente posto il problema. Non aveva nemmeno voluto portarla alla clinica con Jamaar, che a sua volta se la stava passando come la sorella, se non peggio.

Quella mattina Mikko continuava a rigirarsi nel letto, la fronte imperlata di sudore. Occhi e bocca serrati per trattenere il grido che continuava a risalirle in gola, pronto per uscire. Scalciò via le lenzuola, mentre la sua mente continuava a riproporle lo stesso incubo. Ancora e ancora e ancora.

Era così da quando era tornata. Continuava a sognare le sue mani che rimescolavano dentro il corpo di quell'uomo in Minnesota, giocando con l'intestino. Continuava a sentire sulla sua pelle il profumo di sangue trovandolo delizioso e appetitoso, il desiderio di uccidere le scivolava sul palato delicato come miele. Dentro di lei cresceva di minuto in minuto una fame incontenibile, insaziabile; la voglia di prendere quei brandelli di carne e mangiarne fino a scoppiare, saziarsi e rotolare nel sangue. Era inebriante quella sensazione e soprattutto quell'odore di paura che aleggiava nell'aria, che rendeva il suo piccolo ed ex appartamento saturo di quel sentimento dal sapore amaro e pungente. Eppure le piaceva. Le piaceva un sacco. Ogni fibra del suo corpo ne chiedeva ancora. Di più.

Aprì gli occhi di scatto, ansimando. Tremava così forte che batteva i denti. Aveva freddo nelle ossa, nel cuore, nell'anima. Le labbra vibrarono quando espirò, emettendo un piccolo gemito. Rimase immobile ancora qualche istante prima di riprendere controllo di se stessa. Rilassò i muscoli, sospirò. A causa di quell'incubo si era svegliata presto, però era vigile come non lo era più da giorni. Non aveva né febbre né dolori che la tenessero incollata al letto. Il corpo le doleva come dopo una maratona, sentiva i muscoli contratti e sfiniti dopo l'assalto di quelle crisi eppure dopo tanto tempo era cosciente di dov'era e di cosa avesse passato.

Sollevò gli occhi verso il soffitto e si rigirò nella coperta andando a cozzare contro il corpo di Amarok. Il respiro lento e regolare dell'uomo le fece realizzare che anche lui si era addormentato lì, nel proprio letto accanto a lei.

Senza capirne il motivo, quella presa di coscienza le incendiò le gote e subito pensò al discorso che avevano quasi affrontato in Minnesota, nel furgoncino di quel tizio dall'aria particolarmente intrigante.

Sfilò la mano da sotto le coperte e senza volere sfiorò il petto nudo di Amarok. Indugiò molto in quel gesto, senza la vera intenzione di voler ritirare le mani. Trattenne il fiato prima di eseguire l'ennesimo movimento, rapido, timido. Con i polpastrelli sondò lentamente ogni fascio di muscoli, lasciando vagare le dita sulla pelle liscia a dura.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora