CAPITOLO 18

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Era rimasta immobile a lungo nella speranza che Amarok si spostasse, quando però aveva visto che l'uomo non accennava a togliere il braccio dalle sue gambe, si era lasciata sfuggire un'imprecazione particolarmente colorita e aveva tentato di togliersi da sola da quell'impiccio.

Sollevargli l'arto a peso morto non era nemmeno contemplato. Era così pesante che quel fardello le stava facendo addirittura formicolare le gambe. Eppure prima di darsi per vinta, doveva almeno una volta tentare.

«Dannato energumeno!» lo apostrofò a denti stretti, mentre con entrambe le mani lo afferrava per un bicipite. Riuscì ad alzarlo giusto di qualche centimetro prima che il peso glielo facesse ricadere sulle ginocchia con un tonfo. Lui nemmeno si svegliò.

Mikko sembrava non aver scelta, doveva restare lì fin quando non si fosse svegliato da solo. Sperava solo di non dover aspettare troppo a lungo altrimenti le sue gambe sarebbero state fuorigioco per diverso tempo. Visto che non aveva altro di meglio da fare, decise così di tornare all'idea originaria: gli avrebbe terso le ferite nella speranza di dargli un po' di sollievo.

Si girò col busto allungandosi verso la tinozza e non appena la raggiunse se la tirò sulle gambe, tenendola in bilico tra l'addome e il braccio molesto di Amarok. A quel punto afferrò il panno con entrambe le mani e lo strizzò. «Bene... e ora, a noi» disse piano.

Questa volta lui non parlò nel sonno e lei non esitò. Con delicatezza indicibile tamponò le ferite sul corpo del mannaro, stando ben attenta a non fargli male. Era strano come già avessero smesso di sanguinare e fossero visivamente migliorate. Eppure era solo passata poco più di un'ora dalla tortura.

Nell'aria del Michigan deve esserci qualcosa di estremamente salutare per far guarire tutti così in fretta, pensò la giovane. Perfino la sua ferita era già diventata solo una cicatrice; ma non quelle di Jamaar, le sue sembravano peggiorare ogni giorno di più.

La preoccupazione per il fratello le diede una scossa che la costrinse a fermarsi. Sentì le lacrime colarle lungo le guance prima ancora di rendersi conto della profonda angoscia che la stava assalendo. Se le asciugò rabbiosamente con il dorso della mano e sbatté il panno nella tinozza, poi restò immobile a guardare l'enorme corpo di Amarok, ipnotizzata da quei tatuaggi che sembravano ormai fusi alle ferite.

Quasi d'istinto, allungò la mano per delinearne uno con i polpastrelli, le dita si fermarono a pochi centimetri dalla sua pelle, tanto calda da raggiungerla con il suo calore perfino a distanza. Deglutì nervosamente mentre la curiosità vinceva sulla tensione e forse anche sulla paura. Sì, perché preferiva decisamente ammirare il corpo di quello sconosciuto anziché buttarsi a capofitto nei macabri pensieri che negli ultimi giorni la tormentavano. I suoi amici scomparsi, suo fratello in coma, le ferite sul suo corpo che erano già guarite: erano diventati un chiodo fisso che la continuava ad affliggere e perseguitare senza sosta.

Aveva bisogno di una tregua, di un attimo di respiro.

Tornò a guardare il corpo dell'uomo, il sonno gli ammorbidiva i lineamenti, sembrava perfino più giovane e sereno. Decise così di sfiorarlo, sentirlo, toccarlo. Non sapeva bene cosa ricercasse in quel contatto eppure voleva sentire la propria pelle scontrarsi con la sua. Quando i polpastrelli gli sfiorarono zona trapezi, fu pervasa da uno strano senso d'imbarazzo.

Non stava facendo nulla di sconvolgente, eppure quella strana situazione li rendeva in qualche modo intimi. Seguendo la scia di una linea tatuata, scivolò sulla sua pelle tracciandogli un sentiero bollente che scendeva verso il deltoide. Fu costretta a inspirare, stava trattenendo il respiro.

In tutto quel trambusto, con tutti quegli eventi, non aveva fatto caso all'aspetto piacente dell'uomo, alla corporatura massiccia, ai muscoli guizzanti sotto pelle, così delineati e sviluppati da renderlo tanto affascinante quanto spaventoso. Era un individuo dall'aria rude, selvaggia, capace di trasmetterti terrore con una semplice occhiata. Per non parlare di quella cicatrice che gli deturpava il viso, conferendogli un'aria estremamente minacciosa. Eppure aveva quel genere di fascino pericoloso, quello che molte ragazze cercano e che ti incastra in relazioni complicate.

ARTIGLI - BACIO SELVAGGIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora