Amarok si gettò in avanti senza riuscire a contenere la propria furia. La bestia fece capolino, rabbiosa; mentre afferrava per la tunica il padre. Gli occhi di entrambi mutarono colore, passando al classico giallo distintivo dei mannari. Con la mano libera lo strinse alla gola, senza calibrare la forza. Il desiderio di vederlo morto superava tutto il resto.
Pochi minuti.
Pochi minuti solo lui e quel gran bastardo del padre e poi, parte dei suoi problemi si sarebbero risolti.
«Avanti, ammazzami. Così le sei punte si divertiranno ancora di più con te» rantolò Evis.
«A dir il vero a noi non ce ne frega un cazzo delle vostre diatribe private. Potete pure scannarvi» intervenne River, rollandosi una sigaretta e lasciando spuntare sul volto barbuto un sorrisetto alquanto divertito. Gli occhi gialli scintillarono sotto la luce del sole; non erano di quel colore per via della bestia che riaffiorava, i suoi restavano sempre gialli. King credeva non fosse un mannaro, lo aveva iniziato a credere quando poco prima aveva dato quella piccola dimostrazione di sé. Nessun mannaro riesce a governare gli elementi, e il cielo non si era scurito per puro caso.
Dopo la sorpresa iniziale, Arthur si avvicinò all'ursid. Non si sarebbe mai aspettato una simile reazione da parte di Amarok, non davanti alle sei punte. Non poteva permettere che si prendesse la sua vendetta davanti a loro, lo avrebbero riferito al Consiglio e lui sarebbe finito in guai più grossi. Non ne valeva la pena. La morte di quel viscido di suo padre non valeva la sua vita. «Brown, lo devi lasciare» gli intimò, con tono perentorio. «Lo devi lasciare.»
«No, King... ora lo ammazzo; così la finiamo una volta per tutte.» Strinse la presa e nonostante il viso paonazzo, il sorriso di Evis non sfumò, anzi, sembrò allargarsi maggiormente e questo non fece altro che far imbestialire ancora di più Amarok.
Se il figlio lo avesse ucciso, la sua morte all'apparenza immotivata lo avrebbe condannato inevitabilmente alla medesima sorte e a pensarci bene, sarebbe stato anche disposto a morire pur di trovare pace nella sua vendetta. «Avanti, fallo!» rantolò, scoccandogli uno sguardo da psicopatico.
Shomari fissò la scena ponderando bene se intervenire o meno. Si lasciò sfuggire uno sbuffo, seccato. Queste questioni così umane, terrene, lo annoiavano. Spinse maggiormente gli occhiali da sole sul naso e d'un tratto i suoi occhi passarono dal mogano scuro al nero; un nero che si estese come una macchia d'olio, espandendosi non solo dalla pupilla all'iride ma anche nella sclera dell'occhio.
Occhi completamente neri, neri come il petrolio.
L'aria frizzò di potere, per Amarok fu come andare in immersione. Il respiro venne troncato e qualcosa di profondamente antico gli parve camminare addosso, sulla pelle. Fu come mettersi sulle spalle un peso immane, difficile da sopportare anche per lui che non era umano. S'incurvò cercando di prendere boccate d'aria, il suo sguardo saettò da Arthur, che restava impassibile, a Mikko, ancora china in terra tremante.
Forse quel piccolo assalto era rivolto solo a lui, gli altri sembravano non risentirne.
Cercò di umettarsi le labbra ma i muscoli del corpo non risposero più ai suoi comandi. Improvvisamente si sentì imprigionato nel proprio corpo e schiacciato da quella forza straordinaria. Le ossa scricchiolarono come se venissero sottoposte a una pressione troppo violenta. Un gemito di dolore gli uscì dalle labbra seguito da un getto di sangue.
«A cosa dobbiamo la vostra presenza qui?» domandò Shomari, osservando prima Evis e poi la femmina umana ancora in terra. «E parli veloce, prima che mi spazientisca.»
Evis cercò di boccheggiare qualcosa, frasi sconnesse. L'aria mancava anche a lui, ma non per le stesse motivazioni del figlio. La presa attorno al suo collo si era serrata così tenacemente che sembrava non lasciargli vie di fuga. Sarebbe morto per asfissia. «La - la femmina è l'umana di cui parlavo. È la prova dell'aggressione» rantolò.
STAI LEGGENDO
ARTIGLI - BACIO SELVAGGIO
Hombres LoboSECONDO LIBRO DELLA SAGA ARTIGLI Michigan. Stato di licantropi e mannari. Regolato da un giovane Magister a cui non mancano soldi, potere e influenza è lo scenario di una zona disseminata di branchi. Branchi di razze mannare differenti e contrastant...